Tra i tanti ambiti che compongono il ricchissimo mondo dell’agroalimentare il settore degli allevamenti e degli allevamenti avicoli in special modo si distingue per una grande necessità in termini di domanda di innovazione. Queste realtà si confrontano con una ricca serie di esigenze e istanze per le quali i dati e la generazione di conoscenza rappresentano un fattore abilitante, sia in termini di sviluppo del business in senso generale sia dal punto di vista della qualità del business, ovvero della necessità di rispondere in modo preciso alle esigenze dei consumatori.
Sugli allevamenti insistono esigenze legate alla qualità del prodotto, alla sicurezza alimentare, all’efficienza nella produzione, alla necessità di rispondere alle dinamiche dei mercati, alla capacità di ridurre i fattori di rischio, ma accanto a queste istanze ce ne sono altre che determinano sempre di più la competitività di queste imprese come la capacità di garantire il benessere degli animali, di assicurare le migliori condizioni possibili per gli operatori attivi in questi ambienti, di raggiungere e migliorare obiettivi di sostenibilità nella gestione di tutte le risorse necessarie alla produzione.
Ecco che in questo scenario il digitale è chiamato a svolgere un ruolo sempre più importante e nello specifico è in grado di abilitare il reale raggiungimento di obiettivi che in condizioni “tradizionali” non sarebbero possibili.
Agrifood.Tech ha approfittato del lancio di beFarm, la nuova piattaforma per la digitalizzazione dell’intero processo zoomangimistico del settore avicolo sviluppata da myDev, la software house del Gruppo VEM, per un confronto sul ruolo e sulle prospettive dell’innovazione digitale nel settore dell’allevamento con Alessandro Boschetti, Innovation Team Leader di VEM Sistemi.
Prima di entrare nel merito dei temi va ricordato che beFarm rappresenta una soluzione che consente di monitorare da remoto e in real time tutti i principali fattori che incidono sulla capacità produttiva e sulla qualità del prodotto e del processo. La piattaforma è completamente in cloud computing, è basata sulla dislocazione di specifici apparati IoT, su una connettività affidabile in grado anche di coprire ambienti difficilmente raggiungibili e permette inoltre di disporre di soluzioni di machine learning, computer vision e data analytics che portano il valore dei dati a beneficio di tutta la supply chain dell’industria avicola e in grado di migliorare le condizioni di lavoro degli operatori e il benessere degli animali..
beFarm: quando e come è partito questo progetto?
Nel 2017 ci siamo dati l’obiettivo di esplorare il paradigma dell’Industrial IoT nella filiera zoomangimistica, in particolare per quanto attiene agli allevamenti avicoli, un po’ perché avevamo clienti appartenenti a quel settore e ci sembrava un’area in cui era ed è tutt’oggi evidente la necessità di efficientamento della filiera. Il progetto beFarm è nato dunque con un’esigenza di esplorazione dell’IIoT applicato al settore AgriTech. Grazie a una ricca serie di workshop abbiamo analizzato i principali “mal di pancia” e le esigenze più rilevanti che ci hanno aiutato a mettere a fuoco e in ordine le principali inefficienze. Da qui siamo partiti per individuare i punti chiave del progetto.
Vediamo le principali esigenze che avete affrontato
Partiamo dal tema del benessere degli animali in campo, ovvero uno degli aspetti principali che permette già di identificare alcune problematiche come ad esempio la sofferenza animale, può essere causata da settaggi non corretti a livello ambientale all’interno degli allevamenti. Temperatura, aerazione, umidità, rumore sono fattori ambientali che incidono sulla qualità del vita all’interno di un ambiente e per un’azienda specializzata nell’IT si tratta di attuare una digitalizzazione che consenta di disporre prima di tutto di un controllo di tutti questi parametri, per farlo abbiamo affrontato le tematiche legate all’infrastruttura infrastruttura, alla connettività e alla resilienza dei sensori.
Un altro aspetto assolutamente importante è rappresentato dal benessere degli operatori che spesso sono chiamati a svolgere la loro opera in condizioni disagiate, all’interno di allevamenti che si sviluppano in territori estesi, spesso caratterizzati da condizioni di scarsa connettività. L’altro importante step di questo progetto è stato quello di dotarli di strumenti per organizzare il loro lavoro.
Arriviamo al ruolo dei dati
Da questi presupposti sono nate tante idee indirizzate anche dalle tante esisgenze che abbiamo individuato nel lavoro con i clienti. Abbiamo visto infatti che raccogliendo dati e informazioni dal campo potevamo capire meglio cosa migliorare e da lì siamo partiti con KPI molto precisi, per capire i vantaggi e per dare evidenza tempestivamente di eventuali anomalie. Ci siamo cioè concentrati su parametri ambientali, sui consumi, sulla gestione delle risorse, sulle conseguenze di determinati comportamenti. Tutti i dati vengono opportunamente correlati in piattaforma per gestire in real time l’operatività dell’allevatore. Un tema chiave del digitale e della nostra piattaforma è quello di cercare di valorizzare i rendimenti e le capacità del singolo allevatore e di passare da una situazione in cui l’allevamento è guidato solo dalla sua esperienza a uno in cui entrano in gioco, appunto in tempo reale, i dati relativi a tutti i parametri che possono influenzare e incidere sui risultati.
Tipicamente queste esperienze hanno come punto di partenza un tema di efficienza e di sicurezza nella fattispecie agroalimentare. E’ anche questo il caso?
L’efficienza è sicuramente importante ma c’è molto di più. Per inciso abbiamo dimostrato che grazie alla capacità di aumentare le performance degli allevatori, ci sono le condizioni per migliorare, in parallelo, anche il benessere degli animali.
Il tema “Sicurezza e Qualità” è poi nella nostra road map, tuttavia già oggi siamo in grado di evidenziare la presenza di eventuali problematiche e di punti di attenzione tempestiva che vanno verificati sul campo, il tutto correlando quattro misure che rileviamo in maniera efficiente. Devo precisare che usiamo sensori di nostra produzione, diversamente da altre soluzioni sul mercato, che hanno come presupposto la raccolta dati dal campo. Noi crediamo sia fondamentale avere una misura dal campo precisa e resiliente e il contesto degli allevamenti è molto sfidante, sono ambienti fortemente ostili, per cui avere sensori in grado di resistere in quel tipo di ambiente ed essere monitorati costantemente è un requisito fondamentale.
Com’è il lavoro con questo tipo di realtà?
Sul campo il lavoro non è semplice, rompere le barriere con persone non abituate ad interagire con il digitale non è banale. Le chiavi di accesso sono da ricercare nella capacità di fornire loro gli strumenti che li aiutino a lavorare e vivere meglio. Sin da subito abbiamo capito che era l’unica possibilità per entrare in campo e suggerire una collaborazione fattiva: riuscire a dare un primo valore senza troppi sforzi aggiuntivi. L’allevatore ha per DNA l’attitudine a stare sul campo e toccare con mano, quindi affidargli degli strumenti per fare efficienza a distanza, non è stata una barriera facile da scavalcare. Quando ci si relaziona salendo lungo la filiera con persone che già oggi maneggiano dati, il contesto è un po’ più semplice rispetto al manifatturiero.
Per questo abbiamo dato voce a molte persone che quotidianamente difficilmente si relazionano tra loro, mettendoli attorno ad un tavolo, e abbiamo fatto emergere le problematiche anche di relazione tra i vari uffici, ovvero una delle cause di inefficienza a livello di filiera: la gestione del dato da una funzione a quella successiva.
Quanto si sente oggi necessità di disporre di dati, da parte delle aziende della filiera che si occupano magari di trasformazione, commercializzazione?
E’ una esigenza molto evidente in cui ci sono grandi spazi di miglioramento. C’è certamente la necessità di dare risposte a livello di filiera, dove si avverte un forte bisogno di dati per muoversi in maniera efficace. Spesso le informazioni ci sono, ma non nei tempi e nell’ordine corretto. Quello che stiamo facendo con queste funzioni è dare loro tempestivamente tutti gli elementi che servono per l’operatività quotidiana, garantendo tutta una serie di visibilità lungo la catena del valore.
Vediamo un po’ in dettaglio gli “ingredienti” di beFarm
La nostra è una soluzione completamente SaaS, per garantire una piena scalabilità: si compone di elementi di campo Internet of Things su cui abbiamo investito molto. C’è poi un tema di connettività visto che gli allevamenti sono molto spesso in ambienti con scarsa connettività dati, per cui averla smart e applicabile in tutti i contesti, era un requisito base: la LoRaWAN offre lo scambio dati tra piattaforma e sensori di campo, con tantissima flessibilità e con copertura in tempi rapidi.
Quali parametri vengono monitorati e con quali scelte tecnologiche?
Lato campo i sensori coprono quattro grandi temi: consumo di acqua, consumo di mangime, controllo dell’accrescimento o stima del peso degli animali, controllo dei fattori ambientali.
Nello specifico la stima del peso degli animali è frutto di una soluzione realizzata con il supporto dell’Università di Bologna, che consente tramite visione artificiale e Machine learning di stimare il peso degli animali inquadrati dal sensori e valutare il livello di disomogeneità e disporre di una mappa di come sono distribuiti. Da queste informazioni si possono dedurre una serie di problematiche ambientali. Sempre in relazione all’ambiente i sensori ambientali wireless permettono di monitorare in maniera capillare una serie di parametri ambientali come temperatura della lettiera quindi a terra, umidità ad altezza animali e velocità dell’aria, un tema chiave quest’ultimo perché non va a monitorare la temperatura ambientale classica degli allevamenti, ma consente di avere indicazioni sulla temperatura percepita dagli animali
La tipologia di sensori adottati ci permette di posizionarli in aree strategiche punti di monitoraggio senza stendere cavi che molto spesso costituiscono una barriera economica e infrastrutturale.
Lato piattaforma, tutto è raccolto con un’architettura realizzata in Public Cloud, con modelli e algoritmi che gestiscono una serie di attività: correlazioni di dati di campo per notificare allarmi a modelli più elaborati come quelli che stimano il peso degli animali. La piattaforma è multi-tenant quindi in grado di gestire i diversi clienti, localizzabile potenzialmente in qualsiasi linguaggio.
Prospettive future?
Tra i vari percorsi di sviluppo stiamo lavorando all’utilizzo della Blockchain con una soluzione che consenta di utilizzare le funzioni di smart contract, di storicizzare le informazioni chiave e portarle all’interno di contratti subordinati. Questo tema si lega anche a quello della tracciabilità di filiera, dove la blockchain rappresenta un abilitatore tecnologico importante.