Gestione del rischio: l’agricoltura chiede polizze assicurative più semplici

Il Rapporto ISMEA, elaborato su un campione di 500 operatori agricoli, rileva la centralità delle polizze assicurative agevolate come strumento chiave per proteggersi da incertezze climatiche ed economico-finanziarie

Pubblicato il 14 Feb 2020

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Strumenti e strategie di prevenzione dei rischi stanno guadagnando rilevanza tra gli operatori del settore agricolo, sempre più attenti a proteggersi da incertezze climatiche ed economico-finanziarie. A testimoniarlo è il crescente ricorso alle polizze assicurative agevolate per tutelarsi da perdite di produzione causate da eventi atmosferici. Lo rileva l’ultimo Rapporto ISMEA, frutto di un’indagine condotta su un campione di 500 operatori agricoli con valori assicurati oltre i 300.000 euro. A emergere è una cultura diffusa sul tema della prevenzione. Chi si assicura, infatti, è interessato soprattutto a tutelarsi. Solo il 10% degli operatori sottoscrive una polizza per potersi avvantaggiare economicamente dei risarcimenti. Indubbiamente il contributo pubblico (che oggi copre fino al 70% del premio) costituisce un forte incentivo, ma non risulta essere determinante nella decisione, dal momento che il 50% degli intervistati continuerebbe comunque a sottoscrivere la polizza anche a fronte di un sostegno economico inferiore.

Assicurazioni agricole agevolate: cresce la richiesta di semplificazione

Realizzato nell’ambito delle attività di supporto al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, il Rapporto ISMEA ha scattato una fotografia sulla gestione del rischio da parte delle grandi aziende agricole per mettere a fuoco i limiti del sistema assicurativo e approfondire le necessità di un settore esposto a un’ampia varietà di minacce. Per aumentare il ricorso alle assicurazioni agricole agevolate, quello che le aziende del settore chiedono è soprattutto semplificazione e trasparenza. A domandarla è un’azienda su quattro. Urgono anche correttivi per quanto riguarda le franchigie e una revisione delle logiche alla base delle perizie dal momento che in agricoltura le perdite economiche possono derivare non solo dal calo del raccolto, ma anche da un danno alla sua qualità, una voce oggi applicata a poche colture.
Tre su quattro intervistati, poi, lamentano che le polizze agricole non migliorino il merito creditizio delle aziende del settore: un problema, in un contesto in cui la concessione dei prestiti bancari è ancora basata essenzialmente su garanzie reali e fideiussorie.

Gestione del rischio: polizze parametriche, polizze ricavo e fondi di mutualizzazione

Per quanto riguarda gli strumenti innovativi, il Rapporto ISMEA rileva una generale diffidenza nei confronti delle polizze parametriche, che per il calcolo degli indennizzi utilizzano un indice predeterminato. Maggiore possibilità di sviluppo è, invece, attribuibile alle polizze ricavo, pensate per coprire anche il rischio prezzo. Un’opportunità che le rende interessanti soprattutto tra gli agricoltori attivi nei settori più esposti alla volatilità dei prezzi.
Decisamente poco noti i fondi di mutualizzazione, considerati utili da chi li conosce, ma solo in combinazione con uno schema di polizza tradizionale.
In generale, tutti gli intervistati si dimostrano d’accordo con l’ipotesi di introdurre una copertura obbligatoria contro le catastrofi per proteggersi da fenomeni atmosferici meno frequenti, ma decisamente più dannosi per i raccolti.

Gestione del rischio: alle polizze serve più flessibilità

Dal Rapporto ISMEA emerge anche l’esigenza di semplificare la procedura burocratica per ridurre i tempi di erogazione dei contributi e limitare gli adempimenti obbligatori per gli agricoltori. Tra le avversità incluse nelle polizze è stato, poi, suggerito di includere anche i danni causati dalla fauna selvatica, riformulando su base territoriale le finestre temporali delle coperture assicurative, oggi calate soprattutto sulle esigenze delle regioni del Nord Italia.

Immagine fornita da Shutterstock

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