Per raccontare un evento come il Forum BCFN, organizzato da Barilla Center for Food & Nutrition scegliamo di partire dai ricercatori, da chi guarda al tema della sostenibilità e della qualità del cibo dal versante della ricerca e dell’innovazione. E proprio per favorire e incoraggiare questo impegno BCFN ha organizzato “Yes!” un premio dedicato agli Young Earth Solutions e ha dato vita a una competizione per una sfida che interessa tutti noi: cercare nuove forme di sostenibilità a livello di produzione, consumo, innovazione per il cibo del futuro e nel rapporto, più sostenibile, con il cibo del nostro futuro.
Il Forum BCFN ha premiato Joana Abou Rizk e Jeremias Theresa dell’University of Hohenheim, Germany, per il loro progetto Maternal and Child Nutrition Among Refugees and Host Communities in Greater Beirut, Lebanon: A Focus on Anemia. Il secondo premio è andato all’italiana Laura Garzoli del National Research Council, Institute of Ecosystem Study per il progetto YES!BAT – Sustainable Rice Fields: Say YES! to Bats sull’utilizzo dei pipistrelli nell’ambito della coltivazione del riso allo scopo di ridurre il consumo di pesticidi e per garantire una migliore qualità del cibo nel rispetto degli standard di produzione.
Come premio, oltre alle risorse economiche e alla possibilità di sviluppare il loro progetto, ai vincitore va la possibilità di collaborare con il network di specialisti ed esperti che frequentano la BCFN Alumni Association. Per la presidentessa Francesca Allievi si prosegue in un cammino che ci conduce verso una visione dell’innovazione agroalimentare che pernette di raggiungere nuovi risultati sul piano della sostenibilità della foodchain.
Il ruolo dell’Italia nel Food Sustainability Index
In particolare l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo importante, sia per quanto riguarda la produzione di cibo sia soprattutto per la qualità del cibo stesso, ma anche per la “qualità” di una nuova cultura verso il cibo che proprio il nostro paese deve essere in grado di esprimere.
A questo proposito è importante leggere i dati dell’edizione 2017 del Food Sustainability Index (FSI) ovvero di un altro dei temi forti dell’ottavo Forum BCFN. L’index è frutto della collaborazione tra l’Intelligence Unit dell’Economist e il Barilla Center for Food & Nutrition e con questa edizione focalizza l’attenzione sulla sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi che nella loro globalità rappresentano qualcosa come l’87% del Pil globale e “alimentano” in termini di persone quasi 2 terzi della popolazione mondiale.
Le linee guida della ricercaFSI sono fissate su tre grandi temi:
- l’analisi dello spreco alimentare
- le logiche e le prospettive dell’agricoltura sostenibile
- I temi nutrizionali, più strettamente legati all’innovazione sul cibo
Se guardiamo al ruolo dell’Italia nei dati del Food Sustainability Index vediamo che il nostro paese sta facendo innovazione a livello di sostenibilità della produzione agricola, grazie probabilmente anche alle spinte innovative che arrivano a livello di Agricoltura 4.0 e Smart Agrifood del Mipaaf. Una innovazione questa che permette al settore primario del nostro paese di guadagnare la prima posizione nell’Index davanti a Colombia e Germania.
Il grande pericolo del foodwaste
Discorso diverso, ma comunque positivo a livello di lotta Foodwaste, a quella vera e propria piaga dello Spreco alimentare. L’Italia non arriva sul “podio” e resta alle spalle di Francia, Germania e Spagna, segna tuttavia un bel progresso rispetto alla precedente edizione della ricerca quando il nostro paese era fermo al nono posto segno che l’innovazione, anche sul piano della conoscenza e dell’utilizzo di dati e agridata lungo tutta la filiera della Food Industry e dello sviluppo di una migliore cultura del cibo stanno aiutando il nostro paese a un rapporto più consapevole con il consumo del cibo e a una maggiore attenzione verso il consumo e lo spreco.
Siam invece ancora lontani dalle prime posizioni nel momento in cui si affronta il tema nutrizionale. L’Italia è lontanissima, a fatica nelle prima venti posizioni, e paga un “costo” sociale in termini ad esempio e soprattutto di percentuale di popolazione sovrappeso in particolare nella fascia tra i 5 e i 19 anni di età che purtroppo si associa a un corrispondente scarso livello di attività fisica inferiore alle raccomandazioni.
In assoluto l’Italia arriva al settimo posto. Rispetto all’edizione 2016 sono arrivati altri nove paesi, tra cui sono certamente da segnalare Svezia e Portogallo che occupano rispettivamente la quinta e la sesta posizione, mentre al quarto posto c’è la Spagna.
Il ruolo dei giovani e dell’innovazione
Cosa serve per favorire uno sviluppo sostenibile, per accelerare i processi di innovazione che permettano al pianeta di sviluppare una intelligenza e una cultura che ci possano accompagnare verso una vera sostenibilità? la risposta è ovviamente complessa e, nel rispetto dello spirito di BCFN è da leggere in chiave multidisciplinare. L’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Heart Institute alla Columbia University, porta al Forum BCFN le sue convinzioni che partono prima di tutto dal concetto di responsabilità. La sostenibilità è una questione di conoscenza, di cultura e di mobilitazione in particolare delle nuove generazioni. Per Sachs non c’è tempo da perdere, le risorse si stanno consumando a una velocità tale che non consente nessun ritardo ed è assolutamente necessario intervenire al più presto per cambiare il sistema energetico globale. Sachs richiama gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu che tracciano una roadmap verso la sostenibilità dove siamo già in ritardo, dove occorre recuperare e a maggior ragione occorre accelerare l’innovazione culturale proprio perché il grosso rischio è quello di non avere la consapevolezza del pericolo e dei pericoli che minacciano il pianeta a fronte di un consumo di risorse come quello attuale.
Peraltro Sachs ammette che il cambiamento è difficile e che per seguirlo serve darsi priorità chiare e definite, possibilmente indiscutibili come
- Investimenti nelle energie rinnovabili
- Diffusione di una nuova cultura verso un’alimentazione sana
- Portare intelligenza e innovazione per migliorare la qualità della vita nelle città
- Sviluppare logiche e politiche in grado di favorire una maggiore equità sociale ed evitare grossi squilibri e sperequazioni
- Sviluppare e favorire l’innovazione e la creatività con delle forti priorità sullo sviluppo sostenibile
In particolare sotto il profilo della cultura dell’alimentazione di un nuovo approccio al cibo Sachs ha lanciato un messaggio forte per invitare al passaggio da una cultura del fast food a una cultura più attenta alla qualità e, in particolare, alle specificità di una dieta come quella mediterranea che è in grado di unire i temi della qualità con quelli della sostenibilità.
Il ruolo fondamentale della comunicazione
E proprio sul tema della qualità e della “contrapposizione culturale” al fast food Sachs ha idealmente “alzato la palla” a Carlin Petrini, fondatore di Slow Food che insistendo a sua volta sul tema culturale ha messo in evidenza l’importanza di favorire lo sviluppo di conoscenza presso i consumatori. In sintesi il suo messaggio: “meno pubblicità e più informazioni sulle etichette dei prodotti” vuole portare l’attenzione sul tema della comunicazione. Un ruolo importantissimo per costruire una nuova cultura che porti l’attenzione più in profondità sui prodotti, sulle materie prime, sul lavoro necessario per produrle, sull’impegno e sui costi necessari per “disporre di quel cibo” così come sui costi collegati al suo consumo. Tutti i temi della supply chain, del rispetto della territorialità e della stagionalità. In questo senso un ruolo fondamentale è svolto al tema dei dati e degli agridata e dell’agrifood in generale, perché ci sia una conoscenza profonda di tutte le informazioni che devono accompagnare i prodotti lungo tutto il ciclo di vita del prodotto che non termina nel momento in cui arriva sullo scaffale del retail, o quando viene consumato. Per Petrini l’innovazione culturale è anche nel lessico e si deve superare il significato stesso di Consumatori. Guido Barilla, presidente del Gruppo Barilla e di BCNF ha a sua volta osservato che una parte importante dell’industria ha accettato questa sfida per muoversi verso una profonda innovazione culturale che ci porta verso una maggiore trasparenza. Dalle sollecitazioni legate all’attualità del dibattito sulla indicazione dell’origine del grano nelle etichette, è arrivato un invito a leggere con la dovuta attenzione i temi della provenienza e della qualità. Dall’esperienza di Barilla emerge che la qualità non va letta solo come una diretta relazione con la provenienza dalle materie prime e del grano in particolare, ma con la capacità degli operatori di lavorarlo e distribuirlo e certamente e in ogni caso la sfida sta nella capacità di aumentare la qualità dei grani italiani. In questo senso il gruppo di Parma ha in corso di realizzazione un piano di 250 milioni di euro con il coinvolgimento di oltre 5 mila produttori che si pone l’obiettivo di superare un milione di tonnellate di grano di qualità.
Produzione di cibo e flussi migratori
I temi della sostenibilità si intrecciano inevitabilmente con altri temi sociali ed economici e certamente oggi è indispensabile leggere la relazione tra cibo e flussi migratori. Molto probabilmente una lettura o rilettura critica di determinati fenomeni, magari con il prezioso aiuto di Big Data su respiro globale, ci possono aiutare a comprendere le ragioni che stanno alla base dei flussi migratori vissuti tanto spesso come minaccia o certamente come fattore di squilibrio. ed è qui che si colloca la ricerca “Food & Migration” da MacroGeo in collaborazione con il Barilla Center for Food & Nutrition. Il presidente di MacroGeo Lucio Caracciolo osserva che il food è da individuare come una delle cause predominanti dei fenomeni migratori mentre se governato adeguatamente potrebbe al contrario rappresentare uno straordinario fattore di integrazione.
Il food o per certi aspetti, la mancanza di cibo e i flussi migratori sono due fenomeni strettamente correlati: il principale motivo che spinge verso l’immigrazione è da ricercare nell‘insicurezza alimentare, o perché per i conflitti in corso è impossibile produrre cibo in quantità e qualità sufficiente al sostentamento o perché i cambiamenti climatici hanno messo in ginocchio la produzione del settore primario di molti paesi. Il grande paradosso sta nel fatto che è proprio la produzione di cibo una delle ragioni che stanno alla base degli stessi cambiamenti climatici. E per il presidente di BCFN Guido Barilla ancora una volta la sfida è culturale e ci deve portare a superare questo schema con delle politiche di integrazione e di supporto allo sviluppo.
La chiusura del Forum BCFN si può sintetizzare nella frase dell’attivista e cantante Bob Geldof che è anche un richiamo al senso di responsabilità: La minaccia più grave per il nostro pianeta è nella convinzione diffusa che sia un problema di qualcun altro o ci sia un qualcuno che lo possa salvare. La vera convinzione è che per dare un nuovo equilibrio tra risorse e consumi serve l’impegno personale di tutti.
Chi è la Fondazione BCFN
Fondata nel 2009, la Fondazione BCFN è una realtà privata, apolitica e senza fini di lucro che lavora su tematiche multidisciplinari con un think tank indipendente che punta ad analizzare e valutare in modo oggettivo e scientifico le relazioni di causa-effetto a livello di relazioni economiche, ambientali, scientifiche, tecnologiche e sociali su tutti i principali fattori legati alla produzione e al consumo di cibo.
La Fondazione BCFN realizza e diffonde ricerche scientifiche allo scopo di creare un clima culturale favorevole e sensibile all’innovazione e per poter favorire lo sviluppo e la crescita di scelte sempre più consapevoli nell’ambito del consumo del cibo, della salute e della sostenibilità ambientale.