La pandemia e il lockdown della scorsa primavera hanno contribuito e stanno contribuendo a cambiare in modo deciso le abitudini dei consumatori, che proprio a causa delle limitazioni imposte dal diffondersi del Coronavirus nell’ultimo anno hanno preso l’abitudine ad acquistare sempre più tramite i canali online anche i prodotti alimentari. E’ quanto emerge dal report recentemente realizzato da Iri per Netcomm, e presentato a Netcomm Forum Live, che evidenzia come la penetrazione dell’alimentare nell’e-commerce sia quasi raddoppiata nel periodo del lockdown, quando il 17,2% dei consumatori ha acquistato almeno una volta via web.
Questo ha comportato che il 2020 sia stato l’anno dell’esplosione per le vendite digitali di prodotti confezionati di largo consumo, con una crescita settimanale che non è mai scesa sotto al 50% e una progressione del canale virtuale che è arrivata a registrare picchi del 288%. Un dato particolarmente interessante se paragonato a quanto avveniva nel 2019, quando le vendite online erano invece sbilanciate verso gli acquisti di prodotti per la cura della persona e il cibo per animali domestici.
Se però il lockdown è stato l’elemento scatenante di questa nuova abitudine, c’è da aggiungere che con la fine del periodo di chiusura in molti non hanno rinunciato agli acquisti online: il 35% infatti – secondo i dati diffusi da Netcomm – ha continuato a fare la spesa online, privilegiando i siti web della Grande distribuzione, con un aumento della customer satisfaction che è passata da una valutazione di 6,5 a quella di 7,5.
“Il boom dei canali digitali nel settore dell’e-grocery è dovuto, in particolare, all’adozione di nuove modalità di acquisto dei prodotti – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm – La necessità di mantenere il distanziamento sociale e, al tempo stesso, di garantire la continuità del servizio, ha determinato l’affermarsi della consegna senza contatto. In particolare, un ruolo importante ha giocato il click & collect, vale a dire il ritiro in negozio della merce acquistata online, che nelle quote di vendita ha superato il 15% durante il lockdown (era l’8,3% nel 2019) e si è attestato di poco sotto al 13% nella fase successiva. Una modalità di acquisto molto apprezzata dagli eShopper nell’alimentare, perché ritenuta più conveniente e veloce rispetto all’home delivery. Il click and collect ha riportato una crescita del +349% e c’è da aspettarsi che, da qui alla fine dell’anno, diventerà un’abitudine sempre più consolidata tra i consumatori”.
All’interno di questo quadro emergono però alcuni indicatori interesanti, come la crisi degli ipermercati, che hanno registrato un calo delle vendite del 9,6%, considerando complessivamente sia la fase Covid che quella successiva, mentre il commercio di prossimità ha potuto contare su una crescita sostanziale durante il lockdown, con un +16,2%, mentre ha registrato una flessione tra giugno e agosto con un -3,2%. Se inoltre gli “Specialisti Casa e Persona” hanno potuto contare dopo il lockdown su un +11,7%, a svilupparsi in maniera impetuosa sono stati gli acquisti nel canale virtuale del largo consumo confezionato, con un +96,4%.
“La trasformazione digitale in atto anche nel Food conferma la bontà delle scelte messe in atto da Fiera Milano e in particolare da TuttoFood – è il commento affidato a una nota di Fiera Milano – TuttoFood aveva iniziato un percorso di avvicinamento al digitale presentando già nella scorsa edizione un’area ad hoc, con aziende espositrici cha spaziavano dalle start up a quelle più strutturate, accompagnate da una serie di seminari e convegni atti a spiegare le nuove strategie digital. Un percorso che ora si arricchisce con le iniziative di Fiera Milano Platform: una costellazione di innovativi servizi fisici e digitali che trasformeranno la customer journey di visitatori ed espositori, rendendo la fiera un media attivo 365 giorni all’anno, grazie all’implementazione di servizi (news, webinar, nuovi siti, blog, communities, solo per citarne alcuni) dedicati ad informare e educare su come il futuro del Food&Beverage sia omnichannel e onlife”.
“La crisi – conclude Roberto Liscia – ha messo tutti gli attori del food&grocery di fronte alla necessità di accelerare la propria trasformazione digitale. Occorre che tutti i brand si preparino a soddisfare le nuove esigenze di consumo evidenziate e investano sull’export digitale e sui rapporti con i nuovi intermediari. Se i negozi di quartiere, ad esempio, dovranno costruire e rafforzare la rete di partner e operatori del digitale con cui collaborare per rispondere alle nuove richieste di mercato, le grandi insegne che già operano nell’e-grocery dovranno migliorare i servizi offerti e fidelizzare i nuovi consumatori raggiunti negli scorsi mesi”.