“Fixing food 2021”: opportunità e responsabilità dei G20 per agire sulla Food sustainability
La trasformazione del sistema agroalimentare mondiale non può subire ulteriori ritardi. La qualità della vita sul pianeta dipende in modo sempre più diretto dalla qualità del rapporto con il cibo, da come viene prodotto, dalle scelte quotidiane dei consumatori, dalla diffusione di un senso di responsabilità che contribuisca a ridurne lo spreco, dalla capacità di indirizzare tutti gli attori della filiera verso principi di sostenibilità e verso l’adozione di tecnologie e metodiche che permettano di controllare e di agire in “tempo reale”, per evitare i disastri che purtroppo sono quotidianamente sotto i nostri occhi. E il primo disastro che occorre affrontare con lo spirito della “tolleranza zero” è proprio quello dello spreco alimentare: ogni anno, i cittadini che vivono nei paesi appartenenti al “Club” dei G20, vale a dire la nazioni economicamente più sviluppate del pianeta, sprecano oltre 2 tonnellate di cibo procapite. Una quantità di risorse alimentari che, non solo potrebbero contribuire a risolvere il problema della fame in altri paesi o per altri soggetti meno fortunati nei confini stessi dei G20, ma rappresentano anche un costo sempre più rilevante in termini di raccolta e di smaltimento.
Si può partire da questo segnale di allarme per focalizzare l’attenzione sul messaggio forte che arriva dall’evento «Fixing food 2021: An opportunity for G20 countries to lead the way», un messaggio che come mette in evidenza il titolo stesso consegna ai paesi dei G20 il ruolo, l’opportunità ma anche la responsabilità di guidare questo cambiamento del sistema alimentare mondiale. E la base delle riflessioni e degli stimoli arriva dalla ricerca frutto della nuova edizione del Food Sustainability Index, l’indice mondiale, voluto e realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con The Economist Intelligence Unit (EIU) che si pone l’obiettivo di misurare la sostenibilità dei sistemi alimentari, con il monitoraggio di parametri fondamentali come l’analisi dei regimi nutrizionali, i livelli dello spreco alimentare e le opportunità dell’agricoltura sostenibile.
Food sustainability: il peso economico e ambientale dei G20
I G20 rappresentano l’80% del PIL mondiale ma nello stesso tempo hanno sulle spalle la responsabilità di produrre il 75% delle emissioni globali di gas serra. La sostenibilità alimentare del pianeta passa da scelte che attengono ai comportamenti, alla capacità di ripensamento delle filiere produttive e alle prospettive con cui questi paesi scelgono di indirizzare il sistema agricolo verso principi di sostenibilità considerando che in questi paesi risiede il 60% della superficie agricola a livello worldwide.
Occorre fare di più e occorre fare in fretta, ci sono criticità importanti legate alla gestione indiscriminata delle risorse del pianeta e legate ao cambiamenti climatici che impongono, agli attori che possono agire sul Food System di “prendere in mano la situazione” perché agendo su questa industrial le potenze mondiali possono fare molto per la transizione ecologica.
Spreco alimentare, agricoltura sostenibile, sfide alimentari: la food sustainability si gioca su questo terreno
La classifica, con un ranking raccontato attraverso quattro colori, ci dice innanzitutto che sui tre grandi valori delle sfide nutrizionali, dell’agricoltura sostenibile e della lotta allo spreco alimentare le nazioni dei G20 più attente e più virtuose sono Canada e Giappone, l’Europa è rappresentata ai vertici della classifica da Francia e Germania seguite dall’Australia. L’Italia ha spazi di miglioramento a livello di sostenibilità in campo agricolo e nella capacità di affrontare nuove sfide nutrizionali.
Anche se il dato brutale ci dice che ogni anno a livello globale si superano i 930 milioni di tonnellate di cibo sprecato la ricerca registra l’impegno di Paesi come Argentina, Australia, Canada e Stati Uniti che hanno avviato progetti per ridurre del 50% le perdite di cibo entro il 2030 controllando e monitorando tutte la filiera agroalimentare. Il report ricorda, se ce ne fosse bisogno, che lo spreco non è solo da addebitare alle responsabilità dei consumatori finali, ma vede purtroppo una lunga “catena” di responsabilità presso tutti gli attori della filiera.
Nello specifico si si mettono in fila i dati legati allo spreco tra le pareti domestiche, quello che attiene ad altre forme di consumo come nel mondo della ristorazione e quello che accompagna tutta la filiera dal campo sino alla tavola si vede in dettaglio che a livello pro capite nel 2021 ogni famiglia ha sprecato qualcosa come 67Kg di derrate alimentari, il mondo della ristorazione è responsabile per qualcosa come 26 Kg di cibo che finiscono nella spazzatura, mentre il mondo del retail a sua volta spreca 4 Kg. In definitiva a livello procapite la cifra dello spreco ammonta a 97 kg di cibo.
E qui il ruolo dell’innovazione digitale, della tracciabilità dei prodotti, dei sistemi per il monitoraggio delle risorse e dei processi di produzione e logistica possono evitare tante forme di spreco.
La classifica generale del Food Sustainability Index
In termini di attenzione alle tematiche di sostenibilità il report ci dice che sono ben 13 le nazioni del club G20 ad avere in corso progetti con obiettivi specifici per ridurre l’impatto ambientale ma sono effettivamente solo due ad aver attuato progetti con obietti espressamente orientati al mondo dell’agricoltura (Canada e Indonesia).
Marta Antonelli, Direttore della Ricerca di Fondazione Barilla ha osservato che la capacità dei sistemi alimentari dei paesi dei G20 di rispondere alla domanda di cibo e di rispondere nello stesso tempo alla altrettanto importante domanda di agire per uno sviluppo sostenibile sono due fattori centrali per guidare la transizione ecologica globale. I sistemi alimentari producono oggi, alle condizioni attuali il 37% delle emissioni di gas serra e sono concepiti e gestiti ancora con criteri che richiedono un grande effort in termini di consumo di energia che in larghissima misura è ancora ampiamente esposta sull’uso di combustibili fossili. A questo “peso” si deve aggiungere che il settore agricolo da solo utilizza il 70% delle risorse idriche.
La Dichiarazione di Matera adottata dal G20 per affrontare i temi della sicurezza alimentare globale impone una strategia e un impegno sui tre grandi pilastri del Food System che sono poi al centro dell’analisi del Food Sustainability Index: vale a dire l’analisi dello spreco alimentare, il monitoraggio degli sviluppi in termini di agricoltura sostenibile e la capacità di affrontare e vincere le sfide nutrizionali e dunque di agire sui comportamenti delle persone.
Antonelli ricorda inoltre che i sistemi alimentari sostenibili sono una componente fondamentale dei 17 SDG previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ed è anche in questa prospettiva che il ruolo dei G20 può e deve essere letto come capacità di guidare il cambiamento anche grazie alla capacità di trasformazione che questi paesi stanno affrontando in termini di lotta ai cambiamenti climatici, di riduzione della fame, della povertà per garantire anche livelli adeguati di sicurezza alimentare.
Articolo originariamente pubblicato il 16 Lug 2021