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Danone Italia e l’impulso alla parità di genere nell’agroalimentare



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Al G7 Agricoltura e Pesca, Danone Italia porta il Family Pit Stop e 14 anni di pratiche a supporto di famiglia e pari opportunità con risultati economici e sociali e si impegna ad aiutare la filiera di fornitori ad adottare le stesse pratiche

Pubblicato il 26 set 2024



Foto G7 Ortigia_def

Per un settore tradizionalmente dominato da una forza lavoro maschile come l’agroalimentare è un cambiamento significativo quello che si sta vivendo oggi grazie all’impulso di aziende come Danone Italia, che promuovono attivamente la parità di genere non solo con l’intento di migliorare l’ambiente lavorativo interno, ma anche di influenzare positivamente l’intera filiera, coinvolgendo fornitori e partner nell’adozione di pratiche più inclusive.

Questo orientamento rispecchia un’etica aziendale che per 14 anni ha portato l’azienda a schierarsi a supporto della famiglia e delle pari opportunità, e si inserisce in una strategia più ampia che vede il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali. Il dialogo tra questi attori è fondamentale per superare le barriere storiche e costruire un ambiente di lavoro inclusivo, dove le donne possano contribuire pienamente al successo del settore.

Durante il G7 Agricoltura e Pesca in corso sull’isola di Ortigia, l’azienda ha promosso l’evento “La sostenibilità economica e sociale di Danone Italia e della sua filiera” nell’ottica di favorire il confronto tra istituzioni e filiera e incentivare politiche concrete per la parità di genere all’interno del settore agroalimentare. Un momento di dialogo e condivisione di esperienze, che ha portato a quota 30 le realtà aderenti al “Manifesto per la Parità di Genere nella Filiera Italiana” lanciato dal Winning Women Institute.

Istituzioni, associazioni e imprese insieme per la parità di genere

La sostenibilità economica e sociale della filiera agroalimentare nazionale rappresenta un fattore di stimolo e di grande attenzione per Danone Italia che ha scelto di parlare a tutte le realtà del comparto, anche le più piccole e legate ai territori.

In Italia solo il 55% delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni lavora, a differenza della media UE, che registra un tasso di occupazione femminile pari al 69,3% (Dati Eurostat, IV trimestre 2022). Inoltre, 1 donna su 5 fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità (L’occupazione femminile, Camera dei deputati, Servizio Studi Dipartimento Lavoro, dicembre 2023).

L’evento è stato inaugurato dall’intervento di Lucia Albano, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha discusso il bilancio di genere e il supporto economico alle famiglie “La crescita dell’economia italiana passa necessariamente per l’aumento della produttività e dunque per una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro. Concentrare le nostre risorse nel supporto alle famiglie con figli e nella promozione dell’occupazione femminile è pertanto una scelta strategica che attiene allo sviluppo economico della nostra Nazione. Nella prossima manovra, in continuità con le precedenti, le risorse continueranno ad essere orientate anche lungo queste direttrici determinanti. L’aumento dell’occupazione femminile e la lotta contro l’inverno demografico sono sfide, anche culturali, da affrontare attraverso l’impegno congiunto di istituzioni, parti sociali e sistema imprenditoriale.

Parità di genere come leva per l’innovazione e la crescita

L’integrazione della parità di genere nella filiera agroalimentare rappresenta una sfida complessa ma fondamentale. Durante la tavola rotonda “L’esperienza della filiera“, vari leader aziendali hanno condiviso le loro strategie e risultati nello smantellare le barriere di genere nei rispettivi ambienti lavorativi. Queste testimonianze evidenziano un cambiamento culturale in atto, dove la valorizzazione del contributo femminile va oltre il mero adempimento normativo, configurandosi come una leva per l’innovazione e la crescita delle aziende. Le esperienze condivise fungono da catalizzatore per altre realtà imprenditoriali, sottolineando l’importanza di una visione olistica e integrata che consideri equità e inclusione come elementi imprescindibili della moderna gestione aziendale.

In apertura l’intervento di Sonia Malaspina, Direttrice Relazioni Istituzionali, Comunicazione e Sostenibilità di Danone “La parità di genere rappresenta una leva competitiva fondamentale per il nostro Paese, oltre ad avere un impatto su indicatori sociali come l’occupazione, la crescita manageriale femminile e la natalità. La nostra esperienza come Danone Italia dimostra che si può fare. Crediamo fermamente che sia compito di aziende come la nostra farsi promotrici di politiche e iniziative che valorizzino il ruolo chiave delle donne al fine di ispirare altre realtà aziendali – ma anche le stesse istituzioni – e dare vita a un vero e proprio cambiamento sociale ed economico. Per questo Danone Italia è la prima firmataria del Manifesto per la Parità di Genere nella Filiera Italiana lanciato da Winning Women Institute, con l’obiettivo di invitare quante più aziende possibili a intraprendere azioni concrete per aumentare l’occupazione, favorire la crescita professionale delle donne, colmare il divario salariale e introdurre politiche a sostegno della genitorialità“.

Il punto di vista di istituzioni e parti sociali

La seconda tavola rotonda ha lasciato spazio a un dialogo costruttivo tra istituzioni e parti sociali, decisivo nel consolidare le pratiche di parità di genere sul territorio nazionale poiché le politiche pubbliche e le azioni sindacali possono efficacemente supportare e amplificare gli sforzi delle imprese private. L’introduzione di incentivi fiscali, sostegni legislativi e programmi di formazione specifici sono esempi concreti di come il governo e i sindacati possano facilitare la transizione verso un ambiente lavorativo più equo. Tale sinergia rappresenta un tassello fondamentale per costruire un tessuto economico robusto e al contempo giusto, in cui la parità di genere si configura come norma piuttosto che come eccezione.

Letizia Caccavale, Public Affairs & Sustainability Manager di Danone Italia, ha sottolineato l’importanza di azioni concrete da parte delle Istituzioni e ha presentato il progetto ‘Family Pit Stop Danone’.

A seguire, Onofrio Rota, Segretario Generale di FAI-CISL, ha spiegato il sostegno della FAI-CISL al ‘Manifesto’ e le loro politiche sulle pari opportunità “I dati emersi dal report INPS di questi giorni confermano che le politiche per la parità di genere devono essere rafforzate e consolidate. Donne che non tornano al lavoro dopo la maternità, un’oggettiva disparità salariale e difficoltà nella crescita professionale sono ancora fenomeni troppo presenti. Abbiamo sottoscritto con convinzione il manifesto di Danone, così come guardiamo con attenzione alle aziende che ottengono la certificazione di parità di genere. Con le buone relazioni sindacali, la bilateralità efficace e la contrattazione, abbiamo agito concretamente sulla parità di genere. In tutti i tavoli di trattativa stiamo introducendo elementi a favore della conciliazione vita-lavoro, della prevenzione contro violenza e discriminazioni, di un welfare pensato per lavoratrici e famiglie, conquistando ad esempio nuove tutele, più permessi sulla genitorialità, per i casi di malattia dei figli e per la cura dei genitori anziani. Il contratto dell’industria alimentare firmato lo scorso marzo contiene misure straordinarie in tal senso, compreso un fondo antiviolenza disposto dall’ente bilaterale di settore. Oggi serve una visione illuminata, che valorizzi e promuova il lavoro femminile, portando le ragioni delle pari opportunità nei luoghi decisionali.

Simona Tironi, assessore all’Istruzione Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, ha sottolineato l’importanza della parità di genere non solo come principio sociale, ma come vero e proprio pilastro per la competitività e l’innovazione “La sostenibilità oggi non può essere solo ambientale o economica, deve necessariamente includere la dimensione sociale e la parità di genere è essenziale. Regione Lombardia, pioniera nella promozione della certificazione di parità di genere, ha destinato 10milioni di euro per sostenere le imprese lombarde nella loro transizione verso ambienti di lavoro più inclusivi. Grazie a questa iniziativa la nostra regione è prima in Italia. Ogni sforzo è necessario per ridurre il divario salariale, favorire la crescita professionale delle donne e migliorare la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. I benefici sono tangibili: le imprese ottengono sgravi fiscali, ma soprattutto migliorano la qualità dell’ambiente di lavoro”.

Giacomo Vigna, Dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha affrontato il tema legato alla sostenibilità delle filiere da un punto di vista economico, ambientale e sociale (ESG), illustrando come il Ministero supporti tali iniziative “Il tavolo agroindustria del Mimit è in ascolto dei Capo filiera che, come Danone, hanno il coraggio e la forza di promuovere il cambiamento a monte e a valle, fino ad impattare su tutta la società. Le decisioni a livello globale che sembrano andare verso l’abbandono dell’etichettatura Nutriscore per appoggiare approcci informativi e armonizzati, vanno nella direzione auspicata dal Governo e diversi altri Stati membri dell’UE”.

Governo, grandi e piccole imprese devono allearsi

Il Keynote speech, tenuto da Ciro Cafiero, Founding Partner dello Studio Legale Cafiero-Pezzali e Associati, ha poi approfondito il collegamento tra il mondo dell’industria e quello agricolo, valorizzando il ruolo delle piccole e grandi realtà nella promozione della parità di genere “La legge, sola, generale e astratta, non è stata in grado di mettere a segno obiettivi ambiziosi sulla parità di genere. Nonostante più di 50 anni di evoluzione normativa, il gender gap resta alto nel nostro Paese. La soluzione non può che tradursi in un processo culturale che muova dal basso, secondo una logica “bottom up”, che vede alleati Governo, grandi e piccole imprese. Al primo spetta promuovere defiscalizzazioni e decontribuzioni in favore delle PMI che fanno della parità di genere non semplicemente un “nice”, ma un “must” to have. Alle seconde, spetta di creare un sistema premiale ed incentivante per i fornitori virtuosi. Alle PMI di credere ai frutti che la parità di genere può produrre senza rassegnazioni. Un modello virtuoso, del resto, già esiste ed è quello introdotto dalla certificazione sulla parità di genere (Linee Guida Uni Pdr 125:2022). La gender equality è un debito di giustizia, ma anche una questione di Pil. Secondo le stime di McKinsey è di 28 mila miliardi di dollari l’incremento che esso sconterebbe a livello globale. I tempi sono maturi per il cambiamento. La speranza è che, anche chi la osteggia, sia influenzato dall’idea che la gender equality possa davvero generare un mondo migliore”.

Parità di genere e imprenditoria femminile

L’imprenditoria femminile si conferma un motore potente per l’economia, ma necessita di un ambiente più favorevole per esprimere appieno il proprio potenziale. Nel corso del terzo e ultimo panel, è stata sottolineata l’importanza dell’appoggio istituzionale e del riconoscimento del valore economico e sociale delle imprenditrici. Le testimonianze hanno evidenziato sia i progressi sia le barriere persistenti che frenano l’affermazione delle donne nel mondo degli affari. La collaborazione tra il settore pubblico e privato si rivela essenziale per rimuovere gli ostacoli strutturali ed elevare il contributo femminile nell’economia. In questo contesto, le politiche mirate alla certificazione di parità di genere si dimostrano strumenti efficaci per stimolare un cambiamento progressivo e duraturo.

“L’imprenditoria femminile già oggi contribuisce in modo significativo all’economia del Paese, ma può e deve ancora crescere. C’è bisogno che venga sostenuta da politiche attive adeguate e da una maggiore consapevolezza del valore delle donne nel mondo economico – ha commentato Valentina Picca Bianchi, Presidente del Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio e Presidente Comitato Impresa Donna MIMITBisogna illuminare quei modelli imprenditoriali che promuovono la parità di genere non solo come obiettivo sociale, ma come leva strategica per l’innovazione e la competitività delle imprese. Difatti, anche l’imprenditoria femminile nel settore agricolo ha ampi margini di crescita. Le donne gestiscono oltre 200mila imprese agricole, circa un terzo del totale (31,5%). Questo denota che le imprese agricole a conduzione femminile sono una parte fondamentale della nostra economia e vanno incentivate con uno specifico focus sulle giovani donne, che rappresentano delle risorse cruciali per l’intero comparto per ridefinire i paradigmi tradizionali grazie a una maggiore sensibilità verso l’innovazione e la sostenibilità”.

Chiara Cormanni, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi, ha parlato del ruolo delle Camere di Commercio e dell’imprenditoria femminile “Il gender gap rappresenta un enorme limite per la nostra società, non solo da un punto di vista etico, ma anche da un punto di vista economico. Il miglioramento di tale gap potrebbe innalzare il tasso di occupazione coinvolgendo sia gli uomini che le donne. Il nostro obiettivo con il Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi è, quindi, accelerare il cambiamento, anche attraverso una maggiore consapevolezza e promuovendo nuove forme di leadership più in linea con le esigenze al femminile.”

Laura Donadoni, giornalista e fondatrice di The Italian Wine Girl e La Com Wine Agency, ha fornito una panoramica sulla situazione femminile nel comparto agricolo “Le donne hanno un ruolo fondamentale nella filiera agroalimentare e vinicola, e riconoscere e valorizzare il loro contributo non è solo una questione di equità, ma anche di sviluppo economico e sostenibilità. Dove le donne sono messe in condizione di operare liberamente, le comunità prosperano. Guardando al futuro, dobbiamo pensare a un settore agroalimentare e vinicolo che sia realmente inclusivo. Dobbiamo immaginarlo come uno spazio in cui le donne possano non solo partecipare, ma anche guidare l’innovazione e lo sviluppo. Solo così potremo costruire un modello agricolo che non sia solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche giusto dal punto di vista sociale”

Infine, Gini Dupasquier, Direttrice della Fondazione Ortygia, è intervenuta sul ruolo della Fondazione nella valorizzazione della figura femminile e delle sue competenze nel Sud Italia “In un territorio come quello del Sud Italia, in cui le diseguaglianze di genere sono particolarmente marcate, con un tasso di occupazione femminile di circa il 32% ben al di sotto della media nazionale, la Fondazione Ortygia, nata nel cuore di Siracusa, rappresenta un laboratorio di idee e azioni concrete per colmare il gap e aumentare la competitività del Sud Italia. Il confronto con istituzioni e organizzazioni illuminate, come quelle che abbiamo ascoltato durante il convegno, rappresenta una grande opportunità per attivare un circolo virtuoso di contaminazione di buone pratiche a beneficio del nostro territorio”.

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