Si chiama “Future Farming – Innovation Technology Infrastructure” (FF-ITI) l’infrastruttura di ricerca avanzata e trasferimento tecnologico che prenderà vita nel Veneto con l’ambizione di diventare un punto di riferimento a livello europeo nel settore dell’agricoltura del futuro attirando progetti e scienziati provenienti da tutto il mondo così da stimolare lo sviluppo di imprese industriali e startup tecnologiche.
Localizzata in due sedi, la principale in Veneto e una secondaria in Sardegna, l’infrastruttura di ricerca avrà una caratterizzazione multifunzionale in grado di ospitare progetti inerenti molteplici settori tematici quali il foodtech e le tecnologie agroalimentari, la bioindustria, le biotecnologie, l’aerospazio, i materiali avanzati, le risorse naturali, l’ambiente, la gestione sostenibile dei sistemi agricoli e forestali.
Il progetto, sviluppato dall’Università Ca’ Foscari Venezia grazie a un finanziamento del PNRR e un investimento totale che ammonta a 20 milioni di euro, darà origine a una società pubblico-privata che agirà come motore di trasferimento tecnologico e attrattore di talenti.
Ca’ Foscari e ZERO insieme per esplorare le frontiere del Future Farming
La selezione per il partner privato, conclusasi di recente, ha visto come vincitore ZERO, azienda con sede a Pordenone specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie e brevettate per il vertical farming che finanzierà il 51% della realizzazione dell’infrastruttura e gestirà le attività di ricerca in collaborazione con Ca’ Foscari e altre università del Nordest che saranno invitate a far parte del comitato tecnico-scientifico dell’iniziativa.
La sede principale, operativa entro la fine del 2023, sarà localizzata in un contesto green su una superficie pari a circa 5 ettari in cui saranno realizzati i laboratori di ricerca e spazi per accogliere i ricercatori e azienda partner. Entro il mese di settembre, ci sarà l’assunzione del team di lavoro e la valutazione scientifica dei primi progetti da implementare. La costruzione della struttura sarà completata entro dicembre 2024 e piena operatività nel 2025.
“Il progetto unisce ricerca, innovazione e interdisciplinarità e dimostra come le nostre università e il nostro Paese abbiano talenti e creatività capaci di incidere nelle grandi sfide globali del nostro tempo – dichiara Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari Venezia – Ca’ Foscari è un ateneo all’avanguardia nella sperimentazione scientifica e ha saputo cogliere fin da subito la sfida e la responsabilità offerta dal PNRR e dalla collaborazione con le università del Nord Est; è una grande soddisfazione aver inoltre raccolto l’interesse di un gruppo aziendale che ha sostenuto questo progetto con un così considerevole investimento”.
Ricerca avanzata, innovazione sostenibile e trasferimento tecnologico
Il Future Farming è un paradigma di produzione che promuove il passaggio da un modello produttivo ed economico puramente estrattivo a un modello generativo, in cui le piante, i funghi, i batteri, le alghe, agiscono come biofabbriche atomiche e molecolari.
Una rivoluzione, quella avanzata dal Future Farming, che è strettamente connessa al Deep Tech, che si fonda sulla convergenza tra diversi ambiti disciplinari (scienza e ingegneria, ma anche design) e tra diversi cluster tecnologici (computazione e cognizione, sensoristica e movimentazione, materia ed energia), allargando il focus dal mondo digitale (solo bit) a quello fisico (bit e atomi).
Tra i tanti ambiti di applicazione di questo approccio ci sono la space economy, il quantum computing e, appunto, il future farming. Proprio di questi temi si sta occupando negli ultimi anni VeniSIA, l’ecosistema di innovazione sostenibile di Università Ca’ Foscari Venezia, diretto dal Professor Bagnoli e nato per sviluppare, testare e scalare idee imprenditoriali e soluzioni tecnologiche in grado di affrontare il cambiamento climatico e altre sfide di sostenibilità ambientale, economica e sociale, a Venezia come nel resto del pianeta.
Il progetto Future Farming ha una dimensione internazionale, come confermato dall’interesse già espresso dalla giapponese Mitsui & Co., una società di trading e investimento globale, dall’Istituto IBISBA di Tolosa e dalla statunitense SynBioBeta.
Ma anche altri protagonisti dell’industria hanno espresso il desiderio di affidare a questa struttura all’avanguardia le loro attività di ricerca e sviluppo in ambiti all’avanguardia come la biotecnologia e la bioindustria. Tra i nomi che si fanno spazio in questa avventura troviamo Kbio, Officianae Bio, Zoppas Industries, Labomar, Hello Tomorrow, Gruppo Abbi, Vivai Cooperativi Rauscedo e Signify, con le aziende tech Cisco e Dell Technologies.
Un ecosistema inclusivo che parte dalla natura e mette al centro le persone
“Questo progetto, che punta sulla forza del modello misto pubblico-privato per accelerare il processo di trasferimento tecnologico tra accademia e mercato, si basa sulla rivoluzione del Nature Co-Design: l’incontro tra biologia, chimica, scienza dei materiali e nanotecnologia per fare leva sulla natura come piattaforma manifatturiera a livello atomico – commenta il professor Carlo Bagnoli, docente di Innovazione Strategica presso il dipartimento di Management di Ca’ Foscari e referente del progetto designato dall’Ateneo – Punteremo a rendere scalabili i processi che nasceranno in laboratorio, grazie a partner industriali di primo livello e alle idee dei talenti e delle startup che coinvolgeremo e faremo crescere insieme a VeniSIA. Il fine ultimo dell’infrastruttura di Future Farming è creare un ecosistema inclusivo che coinvolga con una formula originale università e attori di mercato mettendo al centro il ruolo del capitale umano: siamo determinati a trattenere e attrarre talenti (ricercatori, scienziati, inventori) per sviluppare soluzioni alle maggiori sfide di sostenibilità a livello globale“.