“Se vogliamo limitare il riscaldamento globale e mantenere vivo l’obiettivo di 1,5°C, la terra deve essere coltivata in modo più sostenibile e la protezione e il ripristino della risorse naturali deve diventare una priorità”. Alok Sharma, presidente COP26 invita a considerare la natura e l’uso del suolo come fattori essenziali e fondamentali per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e per contribuire ad affrontare sia la crisi del cambiamento climatico sia i rischi connessi alla perdita di biodiversità.
World Bank: 25 miliardi di $ sino al 2025 per un agroalimentare sostenibile
Davanti all’emergenza terra l’agricoltura è il settore che può agire in modo più diretto e “incisivo”. A COP26 arriva l’annuncio di un piano da 25 miliardi di dollari finanziati dalla World Bank sino al 2025 per interventi e progetti nel mondo dell’agricoltura e per la trasformazione del Food system e sempre a Glasgow è partita una iniziativa che vede l’impegno di 45 governi e 95 aziende per un progetto destinato a stimolare e sostenere il passaggio a processi di agricoltura sostenibile. Il focus è sul settore primario, ma sarebbe corretto parlare di food system perché ciò che avviene sulla terra è anche il riflesso di processi che riguardano l’industria agroalimentare. In particolare, le imprese che hanno aderito a questa operazione dichiarano di investire in innovazioni che permettano di trasformare il rapporto con le risorse naturali con l’obiettivo di anticipare al 2030 il raggiungimento della neutralità climatica.
L’operazione della Banca Mondiale si concretizzerà attraverso il Climate Action Plan, un piano che prevede programmi specifici nell’agrifood e nel settore alimentare. Accanto a questo impegno arriva una iniziativa che punta a creare una alleanza tra governi, imprese del mondo agricolo e agroalimentare e comunità locali per creare progetti finalizzati alla diffusione di un’agricoltura sostenibile e per promuovere pratiche di utilizzo del suolo in grado di garantire (ma sarebbe giusto dire tornare a garantire) la capacità di rigenerazione delle risorse della terra.
Da piani nazionali per la sostenibilità a progetti avviati da imprese private
In questa cornice annunciata a COP26 ventisei paesi hanno sottoscritto impegni per innovare le politiche agricole, per ridurre l’utilizzo di sostanze inquinanti e per attuare azioni che consentano di ridurre i rischi e aumentare la protezione dei prodotti alimentari dai cambiamenti climatici, in un percorso che vede due “agende” per due tipologie di azioni.
Da una parte gli interventi diretti a ridurre le emissioni legate all’agricoltura con una serie di esempi come il piano del Brasile per estendere l’agricoltura a basse emissioni di carbonio a 72 milioni di ettari, risparmiando 1 miliardo di tonnellate di emissioni entro il 2030; come il progetto della Germania per ridurre le emissioni legate dall’uso del suolo di 25 milioni di tonnellate entro il 2030; come l’azione del Regno Unito per coinvolgere il 75% degli agricoltori in pratiche a basse emissioni di carbonio e per investire 500 milioni di sterline nell’attuazione della tabella di marcia per le foreste, per l’agricoltura e per il commercio delle materie prime a cui si aggiungono altri 65 milioni di sterline per una transizione rurale.
Questi e altri impegni vanno a sostenere anche il piano per contrastare la deforestazione approvato da 134 paesi e che è in grado di coprire il 91% delle foreste mondiali.
L’altra “agenda” di questo piano è rappresentata da quasi 100 aziende impegnate ridurre l’impatto ambientale in diverse aree del mondo food e dei prodotti per i consumatori finali. Si va dal retail a imprese di trasformazione agroalimentare che si impegnano a garantire la tracciabilità, a produttori nel settore dell’abbigliamento che lavoreranno per indirizzare la produzione verso soluzioni basate su materie prime nativamente compatibili con l’ambiente