Una delle lezioni più importanti che sono arrivate dall’emergenza legata al lockdown Coronavirus riguarda senza dubbio i temi della resilienza delle imprese e delle organizzazioni, la capacità di sviluppare delle forme di adattamento e di cambiamento in grado di consentire una evoluzione delle attività anche a fronte di condizioni di mercato che cambiano in modo drammatico.
Tra le indicazioni che sono arrivate, due in particolare costituiscono un segnale importante nel momento in cui ci si interroga su quelli che sono gli asset e i valori che possono essere di riferimento per il new normal: le imprese basate sui servizi con una forte digitalizzazione e le imprese che hanno adottato modelli produttivi ispirati alla circular economy hanno mostrato una miglior resilienza.
La scelta strategica di indirizzare il rapporto con clienti e consumatori in una logica di servizio e l’adozione di modelli che permettono alle imprese un controllo “totale” dei propri prodotti e dei componenti stessi realizzando le logiche dell’economia circolare, hanno risposto meglio ai drammatici cambiamenti imposti dal Covid-19.
Nella prospettiva di un ripensamento delle imprese per la costruzione di un nuovo assetto o di un new normal, i temi della circular economy assumono un nuovo e maggior valore rispetto al passato e si pongono a tutti gli effetti come un driver di rilancio per molte realtà.
Si tratta di una prospettiva che è oggi nella condizione di rispondere a due obiettivi fondamentali: permettere alle imprese di esprimere un nuovo valore su temi sempre più determinanti nelle scelte dei consumatori, vale a dire la sostenibilità, l’attenzione all’ambiente, la capacità di esprimere un impatto complessivamente positivo per il contesto sociale nel quale si opera e un valore di business innovativo, ovvero la possibilità di affrontare meglio, con mezzi diversi situazioni di difficoltà o di cambiamento.
Che cos’è la Circular economy?
La circular economy è un nuovo sistema economico di produzione e consumo che si basa sul riutilizzo, riparazione e riciclaggio di prodotti e materiali.
L’obiettivo della circular economy è quello di ridurre lo spreco e allungare il ciclo di vita dei prodotti. Così facendo i prodotti possono essere riutilizzati più volte e creare valore.
Questo nuovo tipo di modello si allontana dal concetto di sistema economico tradizionale basato sul consumo e sullo spreco e inaugura la nuova era di materiali e prodotti economici e facilmente accessibili.
Quali sono i vantaggi della Circular Economy?
Il passaggio a un’economia circolare ha i seguenti vantaggi:
- Riduce la pressione sull’ambiente. La produzione e lo smaltimento dei materiali oggi rappresenta il 45% delle emissioni di CO2. Attraverso la gestione sostenibile dei materiali si aiuterà a diminuire questo dato.
- Riduce l’uso di risorse non rinnovabili. Pratiche come il riutilizzo e la ristrutturazione di vecchi prodotti ci aiutano a evitare di utilizzare risorse non rinnovabili. Un modo intelligente di usare le risorse che abbiamo ed evitare gli sprechi.
- Risparmio di denaro per i consumatori. Con il riutilizzo di materiali verrà scoraggiata la pratica dell’obsolescenza programmata. Il che significa che i prodotti avranno un ciclo di vita più lungo.
- Stimola l’innovazione e la crescita economica delle imprese
La circular economy come prospettiva di sviluppo per il new normal
Peraltro, con l’emergenza sanitaria del Coronavirus il dibattito economico, sociale e politico sulle attività da intraprendere sta spingendo verso un nuovo concetto di normalità in cui emergono con forza priorità che nel passato non raccoglievano la stessa attenzione: i temi della sicurezza, in tutte le sue dimensioni; la sensibilità e l’attenzione dei consumatori verso il “comportamento” delle imprese; non ultimo e non meno importante, la capacità delle supply chain produttive di rispondere a queste nuove sollecitazioni e al bisogno di sicurezza e di certezza degli adempimenti in una prospettiva di catena di fornitura.
L’economia circolare sta dimostrando di poter dare risposte che non si fermano ad assecondare la domanda di attenzione che arriva dai consumatori rispetto alle tematiche di sostenibilità ambientale, ma risponde alle tematiche chiave della continuità del business, alla necessità di considerare e di gestire l’eventuale impatto dei rischi ambientali, di considerare in modo innovativo i temi del risk management e del rischio di fornitura.
Come Industry4Business abbiamo affrontato le prospettive della Circular Economy in un confronto a più livelli con i contributi di Nicola Saccani, Professore Associato, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia, Gianmarco Bressanelli, Ricercatore, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia e con la testimonianza di un’azienda che lavora con successo sulle prospettive della circular economy come Aquafil Group nella testimonianza di Giulio Bonazzi, Chairman and CEO.
Affrontare le fragilità del pianeta e delle economie grazie (anche) ai valori dell’economia circolare
Da Nicola Saccani, Professore Associato, Laboratorio RISE, Università degli Studi di Brescia arriva l’invito a considerare il fatto che la pandemia ha messo a nudo una serie di fragilità del nostro sistema economico.
Sono purtroppo tanti i punti di debolezza che si sono concentrati in modo particolare sul sistema sanitario che ha affrontato una prova durissima e che richiede un profondo ripensamento, così come anche sul sistema economico e sociale.
Tutto questo, osserva Saccani, viene riassunto dall’immagine emblematica del Papa che cammina e che celebra la messa in solitudine in una Piazza San Pietro deserta e ci richiama con una specie di grido di dolore per tutto il mondo malato. Una immagine accompagnata da una frase che appare oggi più che mai significativa: Come possiamo pensare di vivere sani in un mondo malato?
Su questo punto che attiene anche al tema della responsabilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente, occorre trovare nuovi stimoli e nuovi percorsi per affrontare le tematiche non nuove ma certamente più urgenti della sostenibilità.
“Sappiamo da tempo – aggiunge Saccani – che il fenomeno del surriscaldamento globale ha ripercussioni importanti. Sappiamo che la produzione dei rifiuti tipica dell’Occidente non è sostenibile e che comporta anche sprechi assurdi e gravi conseguenze.
Sappiamo inoltre che con questo ritmo nei consumi non saremo in grado di garantire alle generazioni future le stesse condizioni e le stesse risorse che possiamo avere a disposizione noi oggi.
Sappiamo infine che i rischi ambientali sono purtroppo più pericolosi e più probabili anche in ragione della maggiore interconnessione sia a livello sociale che a livello economico”.
Purtroppo, con questo ritmo di sviluppo si assiste anche a un deterioramento nella situazione ambientale, e la frequenza con cui si presentano emergenze e l’impatto con cui colpiscono la nostra società provocano anche conseguenze che rendono sempre più difficile recuperare situazioni pregresse.
Per Nicola Saccani l’economia circolare può dare risposte convincenti a questi temi ed è fondamentale per capire i presupposti che possono condurre alla individuazione di nuove soluzioni. Per questo può essere utile partire proprio dagli elementi basilari che ci permettono di comprendere le potenzialità dell’economia circolare.
Nicola Saccani utilizza un esempio che per una serie di circostanze uniche e speciali rappresenta anche un modello: “pensiamo all’astronauta all’interno della navicella che non deve generare rifiuti perché non è in grado di espellerli. L’economia circolare suggerisce di abitare la Terra come se fosse una navicella spaziale.
Dispone di risorse limitate e ha la necessità di minimizzare i rifiuti ovvero di recuperare il più possibile le risorse che ha la necessità di consumare”. Questo ambiente ha indotto una serie di sperimentazioni e ha fornito tante indicazioni sull’utilizzo delle risorse e sul “concetto” stesso di “rifiuto”, ovvero di materiale non più utilizzabile.
Economia circolare: disaccoppiare crescita economica e consumo di risorse
L’economia circolare lavora su questo concetto e si basa sul principio di disaccoppiare la crescita economica dal consumo di risorse e dalla generazione dei rifiuti.
Si contrappone alla visione tipica dell’economia lineare (take, make e dispose) per cui estraggo risorse, le utilizzo per trasformare i beni e poi abbandono il materiale non più utilizzabile alla fine del ciclo di vita.
Questo modello deve essere sostituito con soluzioni che si basano su principi tra cui la riduzione dell’utilizzo di risorse, l’attenzione al consumo energetico, le possibilità di riutilizzo dei beni, la rigenerazione dei materiali che stanno alla base dei beni stessi per reimmetterli in nuovi cicli di vita, così come il recupero delle risorse con riciclaggio delle materie prime.
Questo cambio di paradigma sta diventano una necessità sempre più importante per ragioni di sostenibilità ambientale, ma anche un’opportunità per costruire una nuova crescita economica e che ci permette di affrontare meglio i rischi che ci circondano.
Da qui anche il legame tra economia circolare e resilienza. Da qui la valutazione legata al fatto che con l’economia circolare si può contribuire a ridurre i rischi legati alla possibilità di eventi avversi ma anche il raggiungimento di maggiori garanzie in termini di continuità di fornitura, in termini di aspetti economici e di business, oltre che di miglioramento della qualità dell’ambiente e di sviluppo di nuove alternative green a vantaggio delle aziende.
In sintesi, grazie alla circular economy oltre a ridurre i rischi possiamo generare alternative ecologicamente sostenibili alle disruption. E gli ambiti di applicazione di logiche più sostenibili si possono aprire in tanti e diversi settori.
Circular economy: l’ambiente è conveniente
L’altro grande motivo per cui è importante insistere sullo sviluppo dell’economia circolare è legato alla crescita economica.
Un passaggio importante che può essere associato a questo periodo può essere racchiuso nell’affermazione oggi più che mai significativa che l’ambiente è conveniente.
La maggiore efficienza nell’uso delle risorse, nell’estensione della vita utile dei prodotti e nel ricondizionamento a fine uso, generano maggior valore oltre a ridurre i costi. Alcune aziende hanno iniziato a cavalcare queste alternative generando nuove opportunità di business.
Infine, occorre oggi più che mai lavorare per far crescere e valorizzare il legame tra resilienza delle supply chain ed economia circolare.
Una cosa certa è che la new normality sarà caratterizzata da una maggiore incertezza e volatilità. Una supply chain resiliente ha bisogno dell’economia circolare. Una filiera corta è meno soggetta ad impatti economici tipo pandemia.
Una filiera più locale risente meno di fenomeni esogeni e riduce gli impatti ambientali perlomeno per le attività di trasporto (pensiamo al km zero). Una filiera più trasparente enfatizza il concetto di visibilità: l’informazione deve essere visibile in tutti i punti della filiera, l’integrazione informativa di tutti gli attori coinvolti permette di far viaggiare i dati più velocemente delle merci, di operare decisioni basate su una conoscenza più precisa, permette di essere più proattivi e di introdurre concetti di predittività e in virtù di ciò anche di ridurre gli sprechi legati a decisioni sbagliate.
Infine, con questa prospettiva si possono introdurre tematiche legate alla ridondanza e alla flessibilità: ad esempio alternative legate alla fornitura, ma anche alternative di tipo tecnologico e produttivo (come anche la stampa 3D) e in grado di riconvertire la produzione. Queste alternative sono spesso più sostenibili dal punto di vista ambientale.
La Circular economy è anche una strada necessaria in termini di sostenibilità che ci permette di costruire nuove opportunità di business di valore e di costruire nuove supply chain resilienti per affrontare le incertezze.
Circular economy: come si affronta questo scenario, le prospettive legate all’ESG
Gianmarco Bressanelli, Ricercatore Laboratorio RISE porta l’attenzione sul fatto che la transizione verso l’economia circolare è sistemica e deve interessare diversi attori: le imprese e con queste, tutto il mondo produttivo per i benefici anche economici che è possibile ottenere che vanno, solo per citare alcuni punti, dal risparmio sui materiali riciclati, alla riduzione del rischio di fornitura, all’aumento dell’immagine green aziendale.
Ma si tratta di un tema che impatta anche sui servizi e sullo sviluppo di nuovi modelli di business che enfatizzano l’accesso al prodotto piuttosto che il possesso e dunque i temi della service transformation. Infine, c’è l’attenzione da rivolgere ai cittadini, a una cultura che li inviti a fare scelte di consumo responsabili e davanti a questa prospettiva che come appare evidente ha un impatto diretto sui consumi e sul mercato, c’è anche la finanza che investe in modo resiliente, sostenibile e lungimirante e che in prospettiva tende a premiare le imprese focalizzate sui temi ESG (Environment, Social, Governance); e così le istituzioni pubbliche e le amministrazioni delle città che si ispirano in modo sempre più frequente ai temi della sostenibilità ambientale con progetti di smart city in grado di controllare e gestire in modo più preciso le risorse comuni.
La regola delle Quattro R dell’economia circolare
Il messaggio è chiaro: ognuno può e deve fare la propria parte. È difficilissimo – spiega Bressanelli – che un singolo attore disponga di tutte le conoscenze necessarie per fare tutto. Servono sempre di più collaborazione e open innovation anche perché nell’attuazione di una strategia e di progetti di circular economy occorre fare riferimento al cosiddetto schema delle quattro “R” che ha come presupposto la possibilità di vedere e controllare tutto il ciclo di vita del prodotto con tutti gli attori coinvolti. Lo schema prevede:
- Riduzione sprechi di risorse su tutta la supply chain
- Riutilizzo dei prodotti finiti quando raggiungono il fine vita
- Rigenerazione dei componenti
- Riciclaggio dei materiali
Si tratta di quattro meccanismi implementati attraverso una serie di attori abilitanti che prevedono la riprogettazione e il design dei prodotti per agevolarne il riutilizzo a fine vita (rigenerazione e ricondizionamento); la riconversione dei processi produttivi incrementandone l’efficienza energetica e diminuendo lo spreco di risorse; il ripensamento dei modelli di business in ottica di servitizzazione per diminuire il numero di prodotti; la riconfigurazione della struttura della supply chain puntando sulla resilienza. E come sottolinea Bressanelli si tratta di leve che possono essere abilitate dalle tecnologie digitali.
Riprogettare prodotti, processi, modelli di business nel segno della circolarità dell’economia
Nello specifico riprogettare il design significa adottare logiche di durabilità, standardizzazione e modularità e introdurre l’adozione di nuovi materiali green.
La riconversione della produzione prevede di introdurre limiti chiari sull’impatto ambientale riducendo gli scarti di produzione, sostituendo tecnologie e materiali con risorse meno impattanti, suggerisce l’adozione di misure di efficientamento energetico e meccanismi di scambio di sottoprodotti con aziende nell’ottica della simbiosi (ad esempio con il passaggio dal concetto di rifiuto al concetto di risorsa).
C’è poi un grande tema del ripensamento del business e valutare come il passaggio dal logiche di possesso a logiche di utilizzo possa incrementare il riutilizzo dei prodotti.
In questo scenario c’è anche la riconfigurazione della supply chain da attuare con azioni sulla logistica di ritorno in grado di raccogliere i prodotti arrivati a fine vita grazie a nuove forme di collaborazione con tutti gli attori dell’ecosistema.
Il ruolo del digitale nella circular economy
Le tecnologie digitali possono essere un fattore abilitante di ciascuno di queste quattro leve circolari. Michelin ad esempio, ha implementato l’IoT per connettere i pneumatici e raccogliere un’enorme mole di dati per ottimizzare i consumi di carburante, migliorare la manutenzione e abilitare nuovi modelli di business arrivando ad offrire pneumatici in ottica as a service che richiedono di pagare per la quantità di km percorsi.
È un esempio di come le tecnologie digitali facilitano la remotizzazione dei prodotti e dei processi di gestione dei prodotti stessi e permettono di raggiungere quindi una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
Occorre poi considerare che l’economia circolare è un percorso di medio-lungo termine. Se in questo periodo, la priorità delle aziende è spegnere l’incendio collegato alle emergenze nella preparazione del new normal è importante indirizzare e favorire scelte che permettano di favorire la circular economy subito anche perché le tecnologie sono pronte, l’Europa pure e il Covid-19 ha accelerato queste nuove opportunità.
Esempi di circular economy: Aquafil Group
L’economia circolare è una realtà molto concreta che sta permettendo alle imprese più lungimiranti di esprimere nuovo valore o di esprimerlo in nuove modalità. Un bell’esempio è rappresentato da Aquafil Group. Giulio Bonazzi, Chairman e CEO dell’azienda spiega la sua esperienza e il suo rapporto con i temi della circular economy: “Produciamo fibre sintetiche e polimeri soprattutto di nylon, di poliamide. Abbiamo 16 stabilimenti in tutto il mondo.
E lavoriamo in un ambito che ha una forte dipendenza dal petrolio, ma – sottolinea – abbiamo inventato un modo per sviluppare un materiale come Econyl che conta al 100% su materie prime riciclate, che è al 100% sostenibile e che riproduce tutte le “forme” e le caratteristiche del nylon.
La materia prima è rappresentata dagli scarti della plastica, da reti da pesca, da “pezzi” di tessuto. Quello che ne esce sono prodotti ad alto valore aggiunto come borse, tessuti, abbigliamento e oggetti di arredamento”.
Tutto questo però non è sufficiente. “Se si vuole cambiare il mondo – prosegue – , bisogna fare 3 cose: occorre una legislazione appropriata che agevoli chi si avventura in queste nuove strade creando un volano per sviluppare economie di scala; serve tante cultura ed educazione perché tutti dobbiamo comportarci in modo responsabile e siamo talmente tanti che se non adottiamo scelte adeguate sarà impossibile cambiare la traiettoria del sistema di consumi; e infine serve una progettualità e un approccio all’ecodesign, ovvero la capacità di riprogettare il design dei prodotti in modo che siano nativamente pensati per essere poi recuperati e per entrare entrare in modo “facile” in un percorso di economia circolare”.
La circular economy è oggi un valore molto importante che si esprime, come abbiamo visto anche precedentemente, nel valore della resilienza. Bonazzi sottolinea che nel periodo dell’emergenza Coronavirus le linee di prodotto Econyl sono quelle che hanno reso e tenuto meglio mantenendo i loro volumi di vendita, i prezzi, e migliorando la redittività.
Inoltre, durante il lockdown nel mondo si è assistito a un aumento delle richieste di sviluppo di prodotti in termini di attenzione all’ambiente e di economia circolare.
Come affrontare una progettualità di circular economy
Il Laboratorio RISE ha elaborato una metodologia C-SUITE per accompagnare le aziende in un percorso verso la circolarità: un approccio che prevede diverse fasi come awareness, assessment e implementazione.
La logica prevede un primo step impostato sulla formazione e sulla informazione, anche con soggetti informativi nella forma di corsi basati sulla piattaforma 360DigitalSkill.
Segue poi un sistema di readiness assessment per valutare il livello di circolarità attuale dell’azienda e le aree più promettenti. In termini di progettazione, ci sono una serie di servizi che supportano la generazione di idee tramite Innovation Lab e strumenti nati dalla ricerca che permettono di valutare in modo quantitativo l’impatto delle leve più specifiche ad ogni realtà in funzione degli obiettivi che fanno riferimento all’aspetto economico, ai costi e all’impatto ambientale e sociale anche, ad esempio, in termini di creazione posti di lavoro.
La fase di implementazione prevede una serie di attività di supporto basate su competenze specifiche di tipo operativo e sistemico.