Dare nutrimento a una popolazione globale che sta crescendo e cambiando è una sfida che il pianeta e le sue istituzioni devono raccogliere in fretta, soprattutto dal momento che sta aumentando progressivamente anche il numero delle persone su scala mondiale che soffrono la fame, o di disuguaglianze si sistema, mentre incombe la minaccia del cambiamento climatico. Per accettare di risolvere questi problemi è necessaria una trasformazione del nel modo in cui si scala globale è organizzato il sistema, e per riuscirci anche le tecnologie possono svolgere un ruolo di primo piano.
Ruota attorno a questi concetti la ricerca pubblicata il 25 giugno da Cgiar e Ccafs nell’ambito del programma di ricerca su cambiamento climatici, agricoltura e sicurezza alimentare, firmata da 9 ricercatori: Tonya Rawe, Marta Antonelli, Allison Chatrchyan, Terry Clayton, Jessica Fanzo, Julian Gonsalves, Alan Matthews, Danielle Nierenberg e , Monika Zurek.
Al centro di questo processo di cambiamento, sottolineano i ricercatori, ci sono le scente strategiche delle amministrazioni, a ogni livello, dal locale all’internazionale, che devono spianare la strada a un sistema del cibo sia sostenibile e inclusivo, e che si inquadrino in strategie nazionali ambiziose e supportate adeguatamente da investimenti pubblici e privati.
Tre le aree di cambiamento che vengono sottolineate dalla ricerca: la riduzione delle emissioni, il contrasto allo spreco e alla perdita di cibo, e la promozione di diete che si fondino su principi sani di nutrizione e sostenibilità.
Per arrivare a tenere buoni risultati, sottolinea la ricerca, sarà importante un approccio multisettoriale, che sia in in grado di individuare e risolvere le diseguaglianze adottando processi inclusivi, combattendo anche le discriminazioni di genere, per favorire la partecipazione di tutti.