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Bioeconomia: parte a Napoli “Terra Next”, l’acceleratore per startup e PMI della rete CDP

In partenza a Napoli, il programma di accelerazione dedicato a startup e PMI specializzate in bioeconomia prevede una dotazione iniziale di circa 5,1 milioni di euro su un arco temporale di 3 anni. Nato su iniziativa di CDP Venture Capital insieme a Intesa Sanpaolo Innovation Center e Cariplo Factory

Pubblicato il 24 Giu 2022

bioeconomia startup

Sono state selezionate le prime 8 startup che accederanno a Terra Next, il programma di accelerazione per startup e PMI innovative operanti nel settore della Bioeconomia, che puntano a interconnettere le attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili della terra e del mare – come colture, foreste, pesci, animali e microrganismi – per produrre cibo, materiali ed energia. Con lo scopo di ridurre il più possibile l’utilizzo degli idrocarburi.

Con una dotazione iniziale di circa 5,1 milioni di euro, Terra Next è progettato su un asse temporale di 3 anni: ogni anno verrà lanciato un percorso di accelerazione di 12 settimane con base a Napoli, nel quale le startup selezionate avranno l’opportunità di crescere attraverso mentorship, formazione, networking e momenti di approfondimento frontale dedicati al consolidamento della value proposition e del modello di business, alla validazione tecnica e alla prototipazione delle soluzioni, al supporto al go-to-market e al fundraising.

Frutto dell’iniziativa di CDP Venture Capital, Terra Next – che è parte della Rete Nazionale Acceleratori CDP presente su tutto il territorio nazionale – vede la partecipazione di Intesa Sanpaolo Innovation Center in qualità di co-ideatore e promotore e il supporto di Cariplo Factory che gestisce operativamente il programma. Terra Next coinvolge i corporate partner Pastificio Garofalo (core partner), Gruppo Getra e Gruppo Nestlé (partner), Novamont (tech partner), AristeaNolanplasticaSelepack, e Tecno (member), che forniranno il loro contributo in termini di know-how, asset e network per lo sviluppo delle startup.

Open innovation nel segno della bioeconomia, un’eccellenza del made in Italy

Le startup specializzate in bioeconomia potranno inoltre creare sinergie con soggetti industriali nel settore della bioeconomia, già eccellenza del made in Italy che vanta un valore della produzione di 317 miliardi di euro in Italia nel 2020. Nel 2020, in Italia, il settore ha impiegato 2 milioni di lavoratori, il 7,9% dell’occupazione totale nazionale, valore che sale al 10,7% nel solo Mezzogiorno (secondo i dati del 7° rapporto sulla bioeconomia), rivelandosi quindi un settore ad elevata intensità di sviluppo per l’occupazione. Inoltre, sempre nel Mezzogiorno, la bioeconomia rappresenta quasi un quarto del relativo dato nazionale ed il 6,7% dell’economia totale dell’area.

L’iniziativa – che ha recentemente ricevuto il patrocinio del Ministero della transizione ecologica (MiTE) – prevede il coinvolgimento di partner istituzionali e scientifici, quali Fondazione con il Sud, l’Università Federico II di Napoli, il Campania Digital Innovation Hub, il Cluster Italiano della Bioeconomia Circolare SPRING, il centro di innovazione deep tech Materias, il centro studi S.R.M. – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. Materia Rinnovabile, infine, è content partner dell’acceleratore.

Le prime 8 startup selezionate tra nutraceutica, soluzioni bio-based e agricoltura rigenerativa

La prima call di selezione, dedicata a startup che sviluppano servizi per l’agricoltura rigenerativa, la nutraceutica e soluzioni bio-based, si è aperta lo scorso febbraio e ha raccolto 126 candidature, di cui 105 dall’Italia (83%) e 21 provenienti dall’estero (17%). La commissione di valutazione di Terra Next, composta dai co-ideatori, promotori e corporate partner coinvolti, ha selezionato 8 startup che beneficeranno di un investimento pre-seed da 93.750 euro per ciascuna e di un percorso di 3 mesi con base a Napoli, presso il Campus di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II, dove avranno l’opportunità di crescere attraverso mentorship, formazione, networking e momenti di approfondimento frontale dedicati al consolidamento della value proposition e del modello di business, alla validazione tecnica e alla prototipazione delle soluzioni, al supporto al go-to-market e al fundraising. Infine, i migliori team avranno accesso ad ulteriori investimenti per circa 1 milione di euro, già stanziati dai promotori dell’iniziativa. con soluzioni per i processi di biodegradazione, per l’integrazione alimentare e la cosmesi, la produzione di bioplastiche degradabili e vernici naturali.

Ecco un piccolo identikit delle startup:

  1. DND Biotech ha messo a punto un sistema capace di studiare e accelerare i processi di biodegradazione dei contaminanti organici. Combinando robotica, dispositivi wireless e biotecnologie DND Biotech è in grado di fornire un innovativo servizio di biorisanamento a costi competitivi e basso impatto ambientale. La tecnologia è già stata testata con successo su idrocarburi, IPA e PCB e, ora, si stanno focalizzando sulla degradazione di pesticidi e contaminanti emergenti (PFAS E FANS).
  2. Exo Lab Italia utilizza nanovescicole vegetali (PDNVs) da frutta, vegetali e piante officinali provenienti da agricoltura bio, nei seguenti ambiti di applicazione: integrazione alimentare, cosmesi e drug-delivery. I PDNVs sono dei nano-shuttle che trasportano l’intero fitocomplesso della pianta da cui derivano e possono essere caricati con composti bioattivi e farmaci. Sfruttando la loro biodisponibilità elevata, Exo Lab ha messo a punto un processo di produzione industriale e flessibile.
  3. FitNEes è una piattaforma nanotecnologica che realizza particelle d’olio di dimensioni nanometriche disperse in acqua (dette nanosomi), dentro cui incapsula principi attivi liposolubili, in modo da proteggerli e renderli assumibili. Il prodotto finito è una nano-emulsione che può essere facilmente assunta per via orale, ha stabilità dimensionale fino ad 1 anno ed è resistente e altamente adesiva al tratto gastrointestinale.
  4. Galatea Biotech produce bioplastiche in PLA (acido polilattico) completamente biodegradabili e compostabili, nonché di altre bioplastiche che siano 100% biodegradabili e 100% compostabili. Il fulcro della tecnologia è lo sviluppo di un microrganismo in grado di convertire direttamente gli zuccheri presenti nelle biomasse di partenza in PLA.
  5. Iodo possiede una tecnologia in grado di produrre “drug carriers” ad alto contenuto tecnologico tramite CO2 super critica. L’obiettivo è di fornire l’incapsulamento di principi attivi in carriers con caratteristiche innovative rispetto ai prodotti in commercio o in via di sviluppo su scala di laboratorio. Oltre al ventaglio di prodotti di base (carriers personalizzati), i clienti che vogliono testare una nuova molecola, potranno effettuare test di fattibilità e incapsulamento nelle molecole carriers.
  6. Relicta ha sviluppato una bioplastica idrosolubile ottenuta dagli scarti di lavorazione industriale delle aziende ittiche. La caratteristica principale è l’idrosolubilità perché permette ai consumatori di smaltire il materiale autonomamente all’interno delle mura domestiche. La bioplastica si dissolve in pochi minuti in acqua calda e si solubilizza in 20 giorni in acqua marina, ma è resistente ad ambienti con alto tasso di umidità.
  7. Sestre sviluppa integratori nutraceutici a base di estratti della dieta mediterranea in grado di contrastare problematiche di natura ormonale che compromettono la fertilità femminile. Partendo dallo studio di malattie croniche e disfunzioni ormonali che a oggi non presentano soluzioni terapeutiche efficaci (quali endometriosi, ovaio policistico, amenorrea), tramite formulazioni specifiche dei propri prodotti, Sestre consente di migliorare la qualità della vita accompagnando le donne nella fase di ricerca di una gravidanza.
  8. Tomapaint produce una resina naturale derivata dagli scarti agroindustriali del pomodoro (principalmente bucce), estraendo una sostanza detta cutina. Può essere utilizzata come ingrediente principale per la formulazione di vernici per l’imballaggio metallico o in carta per alimenti. La bioresina è al momento testata anche per la formulazione di vernici per legno, per tessuti, nel settore cosmetico, della bioedilizia, delle bioplastiche e del giardinaggio.

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