Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei cibi di tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. Al di là del valore essenziale dell’impollinazione per il mantenimento della biodiversità, il valore monetario annuo globale dell’impollinazione è stato stimato in centinaia di miliardi di euro. Considerato l’importante valore ecologico ed economico delle api, nonché il loro ruolo nella nostra sicurezza alimentare, occorre monitorare e mantenere un patrimonio apicolo sano, non solo a livello locale o nazionale, ma globale.
L’impegno per proteggere gli impollinatori è in continuo aumento soprattutto in ragione della insolita diminuzione del numero di api e perdite di colonie, registrata dagli apicoltori negli ultimi 10-15 anni nei paesi dell’Europa occidentale, tra cui Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia e Spagna. Tra i fattori concomitanti: gli effetti dell’agricoltura intensiva e dell’uso di pesticidi, la fame o lo scarso nutrimento a disposizione delle api, i virus, gli attacchi di agenti patogeni e delle specie invasive – come l’acaro Varroa (Varroa destructor), il calabrone asiatico (Vespa velutina), e il piccolo coleottero dell’alveare Aethina tumida e poi i cambiamenti ambientali (ad esempio la frammentazione e la perdita di habitat).
Un quadro olistico di valutazione del rischio ambientale nelle api mellifere
I dati costituiscono uno strumento essenziale per capire come difendere gli impollinatori, motivando così EFSA (European Food Safety Authority), a migliorare i tool necessari per comprendere e contrastare i rischi per gli impollinatori. Nel 2018 la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo ha inviato all’EFSA la richiesta di elaborare un approccio integrato e olistico per la valutazione dei rischi da fattori multipli di stress nelle api mellifere di allevamento. La richiesta scaturiva da una precedente iniziativa del Parlamento europeo, che nel 2017 era sfociata nella creazione del partenariato UE sulle api, un progetto guidato dalle parti interessate e facilitato dall’EFSA che mira a istituire una piattaforma UE per la raccolta e la condivisione di dati armonizzati sulla salute delle api e sull’apicoltura in Europa. L’attuale parere scientifico rappresenta il culmine di cinque anni di lavoro sui fattori multipli di stress e sulle api condotto presso l’EFSA.
Dopo una consultazione pubblica di otto settimane per la raccolta di contributi sulla bozza di progetto del suo Comitato, EFSA propone un nuovo approccio sistemico alla valutazione del rischio ambientale nelle api da miele, noto come MUST-B: un quadro integrato e olistico che combina un sistema di monitoraggio e uno di modellazione per valutare gli effetti congiunti dei molteplici fattori di stress sulle api da miele (di natura chimica, biologica o derivanti da fattori ambientali come i cambiamenti climatici e le pratiche agricole). Si tratta di un sostanziale passo in avanti per tutti coloro che desiderano invertire la diminuzione di insetti impollinatori in Europa preservando così la ricchezza degli ecosistemi, al centro dei quali si trovano non solo le api ma tutti i nostri insetti impollinatori.
Monitoraggio e modellazione tramite una rete di “alveari sentinella”
L’approccio prevede un flusso di dati interoperabili dal sistema di monitoraggio al modello di simulazione di una colonia di api mellifere, ApisRAM, che sarà in grado di simulare l’esposizione a una varietà di sostanze chimiche e altri fattori di stress e di riflettere più accuratamente l’esposizione delle api mellifere a più sostanze chimiche nel tempo, sia sul campo che all’interno dell’alveare. ApisRAM è ancora in fase di sviluppo ma sarà pronto per l’impiego nella valutazione del rischio connesso ai pesticidi nei prossimi due o tre anni.
Il sistema renderà possibile valutare anche gli effetti dell’esposizione a miscele chimiche più complesse andando oltre l’approccio di valutazione singola coltura/singolo pesticida, in modo da rispecchiare la complessità dell’ambiente in cui vivono le api. Sarà anche possibile valutare gli effetti cronici, subletali e a livello di colonia di più sostanze chimiche sulla base della guida EFSA alla valutazione del rischio da miscele chimiche. Il modello sarà alimentato in futuro dalla raccolta di dati in tempo reale da una rete di “alveari sentinella” dotati di sensori digitali. nonché da zone climatiche e paesaggi rappresentativi nell’UE, e successivamente collegati a una piattaforma per l’archiviazione e l’analisi.
Le parti interessate svolgeranno un ruolo cruciale nella raccolta e condivisione di dati accessibili, affidabili e armonizzati sotto la guida del partenariato EU per le api (EU Bee Partnership), che nei prossimi mesi varerà un prototipo di piattaforma dati basata sul concetto di “Bee Hub”, ovvero di piattaforma integrativa per centralizzare e comunicare i dati relativi agli impollinatori. Il partenariato include rappresentanti UE dell’apicoltura, di associazioni veterinarie e agricole, del mondo accademico, delle ONG e dell’industria. Oltre a incorporare i punti di vista delle parti interessate tramite il partenariato dell’UE per le api, il parere MUST-B tiene anche conto del più ampio contesto sociale grazie a una ricerca mirata condotta tra gli apicoltori in alcuni Paesi dell’UE.