L’agricoltura rigenerativa ha le potenzialità per aiutare le aziende agricole a far crescere il proprio fatturato e la propria competitività. E’ questa la conclusione a cui giunge Boston Consulting Group (BCG) prendendo in considerazione come campione gli Stati Uniti, sostenendo che questa pratica – oltre ad essere fondamentale per la riduzione delle emissioni di gas serra e per la tutela della biodiversità – può dare risultati concreti agli agricoltori anche in termini di profittabilità. Non soltanto sostenibilità ambientale e sociale, quindi, ma anche economica.
A dimostrare questa tesi ci sono una serie di dati che la ricerca cita come esempi, a partire dai coltivatori di grano nel Kansas, che nel tempo sono riusciti ad aumentare la redditività dei propri campi del 120% proprio grazie all’agricoltura rigenerativa. Allo stesso modo, grazie a questa pratica alcuni agricoltori hanno ridotto l’uso di fertilizzanti del 50% e di pesticidi fino al 75%. Ma una delle chiavi per la riuscita di questa transizione dall’agricoltura tradizionale a quella rigenerativa è l’approccio finanziario, che deve essere pensato per ridurre rischi e incertezze e i costi complessivi del passaggio.
La crisi ambientale globale e le preoccupazioni degli agricoltori
Di fronte alla crisi ambientale globale che si fa sempre più concreta l’agricoltura rigenerativa emerge come una potenziale soluzione a disposizione del mondo agricolo, proponendo un modello di coltivazione sostenibile che non solo rispetta l’ambiente, ma contribuisce attivamente alla sua rigenerazione.
Tuttavia, notano i ricercatori di BCG, la transizione verso queste pratiche innovative rappresenta una sfida complessa: a preoccupare gli agricoltori sono sostenibilità economica, investimenti e competenze necessari, oltre che in generale l’incertezza sul rendimento delle colture rigenerative. Per questo, secondo la visione di BCG, sarà essenziale promuovere un dialogo aperto e costruttivo con le comunità agricole.
La necessità di finanziamenti adeguati e di un supporto strutturato ed efficace – spiega lo studio – è fondamentale per facilitare questa transizione. La direzione è quella di dare un futuro più sostenibile all’agricoltura globale, che ad oggi è una delle principali responsabili della crisi ambientale, a causa principalmente della deforestazione per far spazio a nuove terre coltivabili, delle emissioni di gas serra dovute all’uso massiccio di fertilizzanti chimici e del consumo spesso insostenibile di acqua.
Il potenziale dell’agricoltura rigenerativa
Ma perché l’agricoltura rigenerativa si presenta come una soluzione promettente? Essenzialmente perché si tratta di un modello agricolo che punta a rinnovare e rigenerare gli ecosistemi attraverso pratiche sostenibili, al di là della semplice mitigazione dei danni ambientali. L’obiettivo è di creare un sistema resiliente ed equilibrato, in grado non solo di fornire cibo in maniera sostenibile, ma anche di contribuire attivamente al sequestro del carbonio atmosferico e alla conservazione della biodiversità.
Il passaggio all’agricoltura rigenerativa
Il processo di transizione non è rapido, e perché avvenga in modo ottimale sono necessari pianificazione, formazione e supporto. È fondamentale, secondo la ricatta di BCG, che gli agricoltori dispongano di strumenti adeguati per comprendere i benefici a lungo termine di questa transizione, sia in termini ambientali che economici. E oltre a questo, ovviamente, avranno bisogno anche di formazione specifica per padroneggiare le nuove tecniche e di strutture di supporto per facilitare il passaggio.
La transizione si può dividere, secondo l’analisi di BCG, in due categorie principali: quella “basic” o intermedia, che prevede tra le altre pratiche le colture di copertura, la lavorazione meno frequente del terreno, la consociazione, la pacciamatura e l’uso ridotto di prodotti chimici per la protezione delle colture. E quella più avanzata che comprende tra le altre cose una rotazione delle colture più diversificata, pratiche integrate con l’allevamento del bestiame.
Il test del Kansas
Analizzando quanto avvenuto in Kansas emerge che nei primi due anni, quando gli agricoltori passano alla consociazione della soia con il grano, secondo l’analisi di Bcg è probabile che gli agricoltori subiscano un calo dei profitti fino al 60% o più, a causa delle rese più basse e dei costi aggiuntivi delle sementi e dei nuovi macchinari. “Con il tempo, tuttavia – spiega la ricerca – e una volta che gli agricoltori raggiungono uno stato relativamente stabile di pratiche rigenerative, la nostra analisi indica un caso commerciale positivo a lungo termine per gli agricoltori, con un aumento della redditività tra il 70% e il 120% e un ritorno sull’investimento tra il 15% e il 25% in 10 anni”.
Il nodo dei finanziamenti
L’aspetto finanziario è cruciale nella transizione verso l’agricoltura rigenerativa. La ricerca di soluzioni innovative per garantire un flusso stabile di investimenti nel settore diventa quindi una priorità assoluta per vincere la sfida di incoraggiare, sostenere e proteggere dai rischi gli agricoltori nei primi anni. Si tratterà, secondo BCG, di sviluppare i meccanismi di finanziamento necessari per sostenere gli agricoltori durante la transizione e fornire l’assistenza tecnica ed educativa per il successo della transizione.
“Oggi sono già disponibili diversi strumenti di finanziamento, tra cui accordi di condivisione dei costi con le aziende produttrici di beni di consumo, programmi di prestito e sussidi governativi – spiegano i ricercatori di BCG – Ciascuno dei meccanismi disponibili, tuttavia, varia notevolmente in termini di maturità e durata del sostegno. Al momento, non esistono opzioni di finanziamento della portata necessaria per sostenere l’ampia adozione dell’agricoltura rigenerativa in tutto il sistema alimentare”.
“Per eliminare completamente i rischi della transizione verso un’agricoltura rigenerativa, l’ecosistema dei finanziamenti per l’agricoltura deve evolversi per includere un approccio di finanziamento integrato in grado di soddisfare le esigenze degli agricoltori che effettuano la transizione – spiega il report – distribuendo al contempo i costi e i rischi della transizione lungo tutta la catena del valore agroalimentare”.
Nella propria proposta per fornire il sostegno adeguato agli agricoltori Boston Consulting Group individua la formula “stack di finanziamento della transizione”, che prevede il contributo di banche, compagnie di assicurazione, agenzie governative, fornitori a monte e acquirenti a valle di prodotti agricoli. “L’obiettivo dello stack è quello di ridurre il rischio e l’incertezza della transizione verso l’agricoltura rigenerativa, condividendolo lungo la catena del valore e riducendo così il costo complessivo della transizione – spiega la ricerca – Ogni agricoltore avrà probabilmente bisogno di uno stack di finanziamento personalizzato, ma in ogni caso lo stack deve offrire varietà, flessibilità, semplicità e sicurezza”.
Il supporto alla transizione
La leva finanziaria non è in ogni caso sufficiente di per sé per spianare la trada alla transizione all’agricoltura rigenerativa. Per sostenere gli agricoltori “saranno necessarie relazioni forti e a lungo termine e un alto livello di fiducia tra tutti gli attori della catena del valore – spiega BCG – I produttori devono inoltre avere accesso alla formazione e alle conoscenze necessarie, che potranno essere messe a disposizione, ad esempio, da agenzie governative e università oltre che dai privati. “Senza la collaborazione e l’azione lungo l’intera catena del valore – conclude BCG – un vero cambiamento non potrà avvenire”.
Articolo originariamente pubblicato il 19 Set 2023