Sei miliardi di danni, un calo del 10% della produzione agroalimentare nazionale. E’ questo il costo che ha dovuto scontare l’agricoltura italiana a causa della peggiore siccità registratasi in Europa da 500 anni a cui vanno aggiunti gli effetti catastrofici legati alla scarsità di acqua, al dilagare degli incendi e allo scioglimento dei ghiacciai. Lo comunica Coldiretti in occasione della diffusione delle immagini del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (ESA) secondo le quali l’estate 2022 nel Vecchio Continente è stata la più siccitosa dal 1540. Per illustrare in modo sintetico ed efficace questo impatto, e delle conseguenze per la sostenibilità, Copernicus ha pubblicato un breve video con una serie di immagini acquisite dai satelliti Sentinel-2 tra il primo luglio e il 31 agosto.
Un’anomalia che in Italia ha avuto effetti devastanti – sottolinea Coldiretti – a causa delle precipitazioni dimezzate, ma anche del caldo record con il mese di giugno che ha fatto registrare una temperatura media superiore di ben +2,88 gradi rispetto alla media su valori vicini al massimo registrato nel 2003 mentre nel mese di luglio la colonnina è stata più alta di +2,26 gradi la media, inferiore solo al 2005. Ad agosto Coldiretti ha stimato che la nuova ondata di caldo rovente, interessando territori già duramente provati dalla siccità, avrebbe compromesso i raccolti di quasi la metà (46%) degli agricoltori italiani per un totale di 332mila imprese.
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Caldo anomalo e scarsità d’acqua, è subito calo produttivo
La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni per le quantità e la qualità dei raccolti. Le campagne italiane sono allo stremo con cali produttivi del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta, di oltre 1/5 delle produzione di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove – evidenzia la Coldiretti – si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette con decine di migliaia di ettari devastati.
Preoccupa anche la vendemmia con una prospettiva di un calo del 10% delle uve mentre è allarme negli uliveti con il caldo che rischia di far crollare le rese produttive. Oltre che in pianura gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire anche in montagna– prosegue Coldiretti – con un profondo cambiamento del paesaggio, i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia e delle alte temperature che stanno prosciugando i ghiacciai alle quote più alte.
Ancora, con l’Italia che è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo, si sta verificando un aumento delle importazioni dall’estero con un ulteriore aggravio di costi soprattutto per gli allevamenti, che dipendono dai cerali e dai foraggi per l’alimentazione degli animali.
Agricoltura: danni incalcolabili a causa degli incendi boschivi
Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.
Un clima che ha favorito in diverse regioni il divampare degli incendi boschivi che, secondo i dati riportati dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) hanno causato dal 1° giugno al 31 agosto il livello di emissioni più elevato degli ultimi 15 anni con 6,4 megatonnellate di carbonio, prodotte per la maggior parte dai devastanti incendi che hanno interessato la Francia sud-occidentale e la penisola iberica.
Anche in Italia, gli incendi favoriti dal mix esplosivo caldo e siccità hanno provocato danni incalcolabili dal punto di vista economico ed ambientale tanto che – stima la Coldiretti – ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire l’habitat nei boschi andati distrutti dalle fiamme.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per garantire la disponibilità della risorsa idrica anche nei momenti di difficoltà. Per questo Coldiretti ha elaborato assieme all’ANBI (Associazione nazionale delle bonifiche) un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità.
“Occorre intervenire nell’immediato con misure di emergenza per salvare i raccolti e il futuro di aziende e stalle in grave difficoltà” afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini nel sottolineare che “la devastante siccità che stiamo affrontando ha evidenziato ancora una volta che l’Italia ha bisogno di nuovi invasi per raccogliere l’acqua a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che, in presenza di acqua, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero”.