Nei percorsi che portano al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità si parla spessissimo dei punti di “arrivo”, dei “goal” che sono nell’orizzonte delle imprese e delle organizzazioni. Si tratta di un aspetto ovviamente molto importante che fissa anche l’impegno e la strategia delle imprese stesse. Ma il vero punto chiave di qualsiasi percorso di sostenibilità sta nella visione di insieme, nella corretta comprensione e valutazione del punto di partenza e delle tappe che vanno a comporre qualsiasi sustainability roadmap. Ed è proprio sulla necessità di garantire una completa visione di insieme che si coglie la raccomandazione più incisiva nel confronto con Luca Lo Presti, Executive Partner Energy & Utilities IBM. Un confronto che sottolinea espressamente la necessità di garantire alle imprese che affrontano progetti di sustainability transformation e di ESG una strategia di tipo end to end.
Considerando l’obiettivo di un’offerta sempre più in chiave end to end, come e dove si colloca l’acquisizione di Envizi da parte di IBM?
L’acquisizione di Envizi si inquadra in un percorso che IBM ha intrapreso da diverso tempo sui temi e sui servizi legati alla sostenibilità. Molti clienti già conoscono e utilizzano le nostre soluzioni lato software, così come quelle legate alla consulenza a supporto di progetti e processi di trasformazione e di raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. In questo scenario si colloca la focalizzazione di IBM sulle tematiche ESG e più precisamente sulle tematiche di rilevazione, di data collection, di reporting e di controllo delle emissioni.
Per comprendere meglio questa scelta occorre considerare anche il lavoro di IBM per definire i propri piani per il raggiungimento dei target net-zero entro il 2030. In grande sintesi sono state definite delle azioni molto sfidanti, dei progetti strategici sulla base di un lavoro inizialmente concentrato all’interno dell’azienda. Un percorso che si è poi tradotto in esperienze, competenze, innovazioni che sono andate a completare l’offering verso i clienti. Ad esempio, permettendo di definire il metodo più efficace per misurare le emissioni di CO2 dei processi da un lato e di costruire un reporting in linea con i requirement ESG dall’altro.
Focalizziamo l’attenzione sul reporting
Chi vive nel mondo della sustainability lo sa bene: esistono svariate tipologie di reporting per diverse tipologie di business, sia in termini di stakeholder sia in termini, ad esempio, di aree geografiche. Un’azienda che si affaccia al tema della sostenibilità e desidera mettere in piedi un controllo sufficientemente qualitativo si deve preparare a gestire in media anche oltre 500 KPI per essere a tutti gli effetti in linea con i vari requisiti. IBM ha verificato questo approccio e questa criticità prima di tutto al proprio interno. E anche sulla base di questa esperienza è stata espressa una grossa spinta alla creazione di soluzioni in grado di garantire un monitoraggio continuo della situazione e in grado nello stesso tempo di garantire il controllo e la misurazione dei miglioramenti nel tempo.
Ed è qui che si colloca l’acquisizione di Envizi, una realtà australiana con una presenza internazionale e con una forte specializzazione nella gestione del reporting ESG e del controllo delle emissioni di CO2. Envizi consente di inquadrare i kpi legati alla sostenibilità in funzione delle diverse industry e con diversi modelli di reportistica già configurati, come ad esempio per la parte relativa all’efficienza energetica.
Una delle caratteristiche di questi framework già disponibili è quella di mettere a disposizione diverse tipologie di report sulle base delle logiche dei diversi scope (1, 2 e 3) e di fornire un unico punto di controllo ai clienti che si trovano sempre più spesso a gestire dati frammentati.
Quali prospettive si aprono per IBM con questa acquisizione e dove si collocano le soluzioni di Envizi nell’ambito dell’offerta IBM per la sustainability?
A fronte di un mercato in cui i clienti si impegnano a definire i target di sostenibilità, è importante avere ben chiare le due domande chiave che si devono affrontare: “a che punto siamo nel percorso?” e “come faccio a misurare le emissioni dei miei processi?”. Ecco, Envizi contribuisce in modo semplice e funzionale a rispondere a queste domande.
Entrando nel merito, i servizi che possiamo mettere a disposizione con Envizi vanno a coprire e rafforzare un’offerta ampia legata alla sustainability che IBM mette in campo con un approccio end-to-end. La nostra visione punta a supportare i clienti in tutte le tappe del loro “journey to sustainability”, con un focus specifico su ogni step del percorso. Per questo offriamo una consulenza iniziale, finalizzata a comprendere il livello di maturità dell’organizzazione rispetto ai target di sostenibilità e per fissare i punti chiave della strategia.
Nell’ambito di questa strategia è poi molto importante la relazione con i clienti finali. Le tematiche di sostenibilità che affrontiamo ruotano attorno agli stimoli che arrivano da una crescente sensibilità dei clienti finali e sempre più spesso le aziende che incontriamo hanno la necessità di ridefinire la propria strategia di ingaggio con i clienti ed in alcuni casi anche di ridisegnare il proprio “brand” in ottica di sostenibilità.
Quali sono i punti chiave dell’offerta legata alla sustainability?
L’offering si articola in diverse aree, a partire da quella relativa alla gestione del rischio climatico. IBM ha fatto moltissimi investimenti in quest’area sia attraverso acquisizioni come The Weather Company, sia con attività di ricerca specifiche che hanno permesso di creare competenze e soluzioni per affrontare i rischi climatici. E, come indicato dal Global Risk Report 2022 del World Economic Forum, sono nelle prime posizioni tra i cinque rischi più importanti.
Ma come si possono affrontare? Questo è il tema chiave e la risposta è nella disponibilità di dati e strumenti che permettano di capire come le proprie infrastrutture o i propri modelli finanziari possano essere difesi dalle conseguenze legate a questi specifici fattori di rischio.
Un altro ambito su cui ci concentriamo è quello legato alla clean electrification, dove lavoriamo alla possibilità di migliorare i processi nell’ottica di fornire flessibilità, di aumentare l’uso delle rinnovabili e di attivare processi basati sull’elettrificazione. Per fare un esempio, ci sono casi, come quello legato alla citta di Copenhagen, nei quali grazie a soluzioni di Intelligenza Artificiale e Blockchain si sono ottenuti saving estremamente significativi dal punto di vista dei consumi elettrici, portando intelligenza nei consumi e creando dei modelli virtuosi in grado di alimentare palazzi e strutture prevalentemente con energia proveniente da fonti rinnovabili grazie a una piattaforma in grado di garantire una estrema flessibilità.
Stiamo parlando di soluzioni basate su ecosistemi?
Sì, si tratta esattamente di ecosistemi perché coinvolgono tanti e diversi attori: la produzione, i distributori, gli enti locali, le imprese: è dall’orchestrazione e dalla convergenza di questi player che si costruisce la piattaforma in grado di generare un beneficio di sostenibilità per tutti. Questo modello vale anche per le imprese che possono creare business platform di condivisione come, ad esempio, la piattaforma Food Trust nel caso del mondo agroalimentare.
Quali sono i criteri e le logiche sulle quali si costruisce una sustainability roadmap per le imprese? Quali sono le linee guida principali?
Dipende dalla tipologia di imprese e dalla loro posizione nei confronti della sostenibilità. Ci sono realtà che devono affrontare un tema di compliance per essere in linea con requisiti di reporting o che devono intervenire per rimettere in ordine processi fuori controllo.
Poi ci sono situazioni intermedie, che necessitano di ottimizzazione, in cui bisogna intervenire per migliorare i processi esistenti per ottimizzarli, per ridurre le emissioni.
La terza categoria è poi quella che prevede un ridisegno complessivo del modello di business. Le aziende, in questo caso, si pongono in una modalità innovativa molto aperta e affrontano una revisione completa dei propri processi per arrivare a ripensare anche la stessa missione aziendale allo scopo di aderire agli obiettivi di sostenibilità.
Nella fase di ingaggio si verifica il livello di maturità del cliente e lo si mette in relazione con gli obiettivi e con i tempi. In concreto poi ciascuna situazione è affrontata con un elevato livello di personalizzazione.
Che ruolo svolge l’ESG e come state supportando le aziende in merito alle esigenze collegate direttamente o indirettamente ai rating?
Il ruolo dell’ESG è importantissimo, ma dobbiamo osservare che la frammentazione dei requisiti e dei modelli di reporting sta generando una certa confusione. Le classifiche sono tante e sono tante anche le aziende che vantano un primato. Questo fa indubbiamente piacere perché riflette una grande sensibilizzazione sul tema, ma è certamente importante arrivare ad un’armonizzazione dei requisiti e dei modelli di misurazione per garantire una visione omogenea dei fenomeni e delle performance e per semplificare la gestione ESG, sia per le imprese sia per chi utilizza i risultati finali.