Smart mobility e qualità della vita
Il rapporto tra mobilità e qualità della vita è sempre stato critico in particolare per quella fascia della popolazione che vive questa dimensione all’interno dei grandi centri urbani. Anche per questo il tema della smart mobility è uno dei punti nevralgici nelle progettualità legate alle città intelligenti, un percorso che impatta direttamente sui temi della sostenibilità e che si è arricchito di contenuti e di aspettative che incidono su una vera qualità della vita: sia quella attuale, sia quella futura. Se siamo infatti abituati da tempo a considerare il fattore tempo come l’unità di misura primaria per determinare la qualità della mobilità, accanto al comfort, certamente questi fattori vanno adesso associati anche al tema del costo ambientale della mobilità, ovvero alla misurabilità delle scelte che attengono a tutti i nostri spostamenti in termini di impatto sull’ambiente e di impatto sulla qualità della vita delle altre persone.
Un aiuto concreto per comprendere come stia cambiando lo scenario delle aspettative, delle sensibilità ma anche della consapevolezza verso questi temi arriva dalla ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale relativa al rapporto tra “Gli italiani e la sostenibilità digitale, cosa ne sanno, cosa ne pensano”. In particolare, la ricerca ha scattato una fotografia proprio sul tema della mobilità con una serie di indicazioni sulle quali riflettere in relazione alle prospettive future. Ed è innanzitutto importante definire il contesto nel quale si colloca questa componente della ricerca considerando che ad oggi qualcosa come un quarto circa del totale delle emissioni di gas a effetto serra a livello UE è imputabile al mondo dei trasporti. Un mondo estremamente complesso in cui i servizi dipendono in larga misura proprio dai comportamenti, dalle preferenze di cittadini e consumatori.
Per avere una mobilità più sostenibile occorre più attenzione, in generale, sulla sostenibilità
Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale mette in evidenza che è purtroppo ancora scarsa l’importanza che viene attribuita alle tematiche dell’impatto ambientale. Una sensibilità e una attenzione che si misura in un 26% di italiani che dichiarano una preoccupazione per il cambiamento climatico, e in un 24% che l’attenzione all’ambiente la mette direttamente in relazione ai temi dell’inquinamento. Le priorità, per gli italiani sono altre e dunque il primo messaggio è che su questo tema c’è ancora molto da fare in termini di consapevolezza.
Un altro aspetto della ricerca mette in evidenzia che solo il 37% degli intervistati è in grado di mettere in relazione la visione ideologica della sostenibilità con le opinioni sui temi ambientali, sociali ed economici. Un dato che denuncia purtroppo una scarsa consapevolezza a livello di cittadini e consumatori tra la sensibilità ambientale e le conseguenze pratiche delle proprie azioni.
La Smart mobility è un tema che accende l’interesse di chi vive nei grandi centri
Questo scenario aiuta alla lettura dei dati legati al rapporto tra mobilità e sostenibilità e al profilo dell’utente di smart mobility che esce dalla ricerca. Il dato più rilevante attiene al fatto che si tratta di un soggetto che vive in grandi centri, che non ci sono particolari differenze tra uomini e donne e che ritiene di avere un buon livello di competenze digitali. In particolare il 35% di coloro che dichiarano di avere buone competenze digitali utilizza servizi di smart mobility, ma già si scende al 18% tra coloro che invece dichiarano una debolezza su quel tipo di competenze.
Anagraficamente giovane, ma non giovanissimo e prevalentemente nella fascia tra i 25 ed i 34 anni, con una sensibilità alla “smart mobility” che appare influenzata dal livello di scolarizzazione: ben quattro italiani su cinque – tra coloro che conoscono questi strumenti e con una scolarizzazione a livello di licenza media – non ne fa uso pur conoscendone l’esistenza. Un rapporto che scende poi a 7 su 10 nel caso di chi ha un diploma di scuola media superiore e scende ancora ad uno su due per i laureati.
Mobilità intelligente: molti conoscono gli strumenti pochi li utilizzano in relazione alla sostenibilità
Se si guarda ai servizi si trovano alcune conferme a partire dal ruolo dei servizi per la navigazione satellitare, ormai conosciuto dal 98% degli utenti, il “problema” è che nella scelta del percorso la decisione resta ancorata ai vecchi parametri, ovvero la distanza o la velocità e quando le applicazioni offrono informazioni sui percorsi più sostenibili questi non vengono presi in considerazione dal 45% di coloro che conoscono questa opzione. Come torna a evidenziare Epifani si tratta di una conferma del fatto che cambiare i comportamenti consolidati è difficile, e per farlo non ci si può fermare a una generica condivisione ideologica di un valore, ma occorre generare un cambiamento nelle abitudini di tutti noi.
Il “problema” si ripete nell’ambito degli strumenti di mobilità smart a partire dai servizi di carpooling che sebbene siano conosciuti dall’82% degli italiani, sono poi utilizzati solo da una ristretta minoranza (5%) mentre un numero leggermente più significativo (14%) li utilizza raramente.
Anche il rapporto tra sostenibilità e tecnologia appare piuttosto delicato e la ricerca mette in risalto un aumento nella diffidenza verso la tecnologia da parte di coloro che guardano alla sostenibilità da posizioni ideologiche. Un dato che secondo Epifani dovrebbe aiutare a comprendere che gli atteggiamenti tecnofobici possano risultare controproducenti. Tra tutti coloro che conoscono i servizi di smart mobility prevale la diffidenza nei confronti della tecnologia piuttosto che la propensione viverla come un’alleata nell’assumere comportamenti più sostenibili.
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