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Net Zero e Energy Transition 2025 secondo Verdantix



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Come sarà il 2025 per le imprese impegnate in percorsi di decarbonizzazione e transizione energetica? Le 10 previsioni per il futuro elaborate dal team di ricerca Net Zero e Energy Transition di Verdantix

Pubblicato il 22 gen 2025

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech



Net Zero e energy transition 2025: le previsioni di Verdantix
Le 10 previsioni Net Zero e energy transition 2025 di Verdantix

Come sarà il 2025 per Net Zero e Energy Transition ? Cosa ci si deve attendere in relazione agli scenari delle iniziative, del quadro normativo ed economico, delle grandi progettualità legate ai processi per la decarbonizzazione e per la transizione energetica?

Il team di ricerca di Verdantix ha voluto mettere a disposizione la propria capacità di analisi dei fenomeni che caratterizzeranno il 2025 e ha individuato dieci grandi temi e previsioni con le quali sarà probabilmente necessario confrontarsi nei prossimi 12 mesi.

Le 10 previsioni Net Zero ed Energy transition di Verdantix

Prima di entrare nel dettaglio dei fenomeni con i contributi diretti del team di ricerca Verdantix è però interessante vedere i temi e le priorità che sono stati definiti e che troveremo nei nostri radar nel corso del 2025.

  1. Gli obiettivi di investimento per la decarbonizzazione specifica degli asset troveranno sempre più spazio nei report aziendali
  2. Le vendite di veicoli elettrici commerciali nell’UE cresceranno del 15% in più rispetto ai veicoli elettrici per i consumatori
  3. L’espansione delle energie rinnovabili in Asia continuerà con un raddoppio dei finanziamenti privati su larga scala nel 2025, rispetto al 2024
  4. Le aziende manifatturiere industriali metteranno in servizio 3 GW di energia nucleare per alimentare prodotti a basse emissioni di carbonio
  5. Almeno cinque fornitori dovranno affrontare una reazione normativa per la debole garanzia dei dati CSRD sulle emissioni
  6. L’ISSB aggiungerà tre specifiche alla guida del Greenhouse Gas Protocol riguardante il calcolo delle emissioni basato sul mercato per lo Scope 2
  7. Dieci grandi fornitori di software per la gestione del carbonio utilizzeranno l’intelligenza artificiale generativa per creare raccomandazioni di decarbonizzazione specifiche per settore
  8. Sei paesi annunceranno le proprie misure di tassazione del carbonio sui beni ad alte emissioni in risposta al CBAM UE
  9. Quattro fornitori di dati finanziari e analisi sul clima introdurranno offerte dedicate alla resilienza della catena di approvvigionamento
  10. L’amministrazione Trump non riuscirà a invertire l’Inflation Reduction Act a causa dei legislatori repubblicani che sostengono la produzione di energia rinnovabile nei loro distretti

Net Zero e Energy Transition 2024: cosa è successo

Ryan Skynner, research director Verdantix per l’area Net Zero e Energy Transition, prima di entrare nel merito delle previsioni 2025 sceglie di dare uno sguardo al 2024 partendo proprio dalle previsioni che in questi giorni dello scorso anno venivano diffuse dalla società di ricerca.

Net Zero &eEnergy Transition 2025
Fonte: Verdantix

Le dieci previsioni 2024 di Verdantix Net Zero e Energy Transition

  1. Le compagnie assicurative lanceranno prodotti parametrici legati al clima per le industrie dell’energia e della logistica
  2. Almeno il 40% delle aziende della Fortune 500 avvierà i lavori sul loro primo piano di adattamento climatico
  3. Sei aziende pubbliche respingeranno, allenteranno o abbandoneranno gli obiettivi a breve termine per le emissioni di Scope 3
  4. Le competenze tecniche sul clima saliranno tra le prime 5 nei programmi di formazione professionale
  5. Due società di consulenza lanceranno soluzioni proprietarie per la gestione del carbonio
  6. Un fornitore di rimozione dell’anidride carbonica affronterà critiche per un conteggio errato del carbonio
  7. Le start-up di software incentrate sulla natura raccoglieranno almeno 100 milioni di dollari
  8. Molti piani di transizione pubblicati nel 2024 non conterranno clausole di governance vincolanti
  9. Quattro società di consulenza globali introdurranno offerte digitali per il rischio climatico
  10. La maggior parte dei grandi fornitori di gestione del carbonio lancerà integrazioni per la rendicontazione finanziaria

Skynner si sofferma in particolare su due di queste previsioni: la terza, relativa alle aziende quotate che avrebbero allentato o abbandonato i progetti legati a obiettivi di Scope 3 e la settima relativa a sua volta agli sviluppi positivi di una serie di startup software focalizzate sulla natura.

All’incirca intorno a marzo dello scorso anno centinaia di aziende hanno abbandonato i loro impegni Net Zero a causa delle sfide dello Scope 3. Molte aziende di alto profilo hanno fatto passi indietro rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 3. Nello stesso tempo le start-up legate alla natura, hanno ricevuto una serie di investimenti significativi ben oltre i 100 milioni di dollari previsti.

Queste due previsioni hanno superato largamente gli scenari ipotizzati negli altri casi molte delle evoluzioni che sono entrate nei forecast si sono concretizzate.

Dal 2024 Skynner invita poi a passare al 2025 e a cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi 12 mesi.

Più spazio nella rendicontazione agli investimenti per la decarbonizzazione (1)

Connor Taylor, senior analyst Verdantix porta l’attenzione sulla previsione numero 1 per il 2025 ovvero: “Gli obiettivi di investimento per la decarbonizzazione specifica degli asset troveranno sempre più spazio nei report aziendali” e sottolinea: “Penso che da un punto di vista aziendale la sostenibilità sia più rischiosa ora di quanto non lo fosse in passato – osserva -. Quando sono stati definiti molti degli obiettivi che sono oggi nell’orizzonte delle aziende, c’era una sorta di propensione a considerare che entro il 2025 alcune delle questioni scientifiche relative ad esempio alle emissioni Scope 3 e all’uso di compensazioni sarebbe stato chiarito, ma così non è stato”.

L’analista prosegue osservando che realisticamente nessuno in passato aveva trovato un modo corretto per conciliare la crescita economica, l’attività imprenditoriale e la misurazione della sostenibilità.

C’è poi l’aspetto legato all’impatto delle emissioni legate all’Intelligenza artificiale e al fenomeno che vede nomi di aziende importanti comunicare la difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità sui 20 e sui 25 anni. Un dato simbolicamente molto importante che determina un cambiamento di prospettiva.

Taylor si interroga poi su cosa faranno le aziende in questo scenario e osserva che se anche ammettono che stanno mancando i loro obiettivi principali, questo non significa che stiano investendo meno in iniziative di decarbonizzazione. In questo senso segnala una tendenza che caratterizza alcune realtà che cercano di spostare l’attenzione dalle informazioni su come mancano gli obiettivi di sostenibilità a come stanno investendo in tecnologie per la decarbonizzazione.

Peraltro, e conclude, investire in tecnologie per la decarbonizzazione non significa necessariamente una riduzione delle emissioni a breve termine.

Net Zero e energy transition: le vetture elettriche non si fermano (2)

Alessandra Leggieri, Industry analyst di Verdantix affronta la seconda previsione che conduce in una dimensione con una chiara vocazione commerciale: “Le vendite di veicoli elettrici commerciali nell’UE cresceranno del 15% in più rispetto ai veicoli elettrici per i consumatori”

Leggieri invita a una riflessione considerando che la crescita delle vendite di vetture elettriche aveva portato alcune delle principali case automobilistiche a fissare obiettivi molto ambiziosi. Lo slancio però non è durato come previsto e nel 2024, si è registrato un rallentamento. Molti brand si sono trovati a rivalutare le loro strategie e ad ammorbidire le loro ambizioni nei confronti dei veicoli elettrici. Alcuni costruttori erano arrivati a fissare come obiettivo una quota di veicoli elettrici vicina al 50% delle vendite totali entro il 2025. In poco tempo questo obiettivo è stata riposizionato in avanti anche di 5 anni, puntando al 2030.

Lo scenario, spiega Leggieri, mostra indubbiamente una diminuzione della domanda, a cui si sono aggiunti alcuni colli di bottiglia nelle catene di fornitura, che hanno indebolito la capacità di produzione e provocato un aumento dei costi. Se il mercato dei veicoli elettrici destinati ai clienti finali è entrato in una fase di rallentamento, la storia sembra diversa per quanto riguarda il mercato dei veicoli elettrici commerciali, in particolare per i veicoli elettrici medi e pesanti. Questo segmento sta vivendo uno slancio guidato sia dagli incentivi pubblici sia dagli obiettivi di sostenibilità delle imprese. Ci sono grandi aziende di trasporti e logistica che prevedono di gestire più del 50% dei ritiri e delle consegne con veicoli elettrici entro il 2030. Sulla base di questa spinta i veicoli elettrici commerciali dovrebbero crescere a un ritmo più veloce rispetto alle vetture elettriche per i consumatori nel prossimo anno. Questa crescita sta avendo un effetto positivo anche sui settori adiacenti, sul superamento delle barriere all’elettrificazione per le flotte, sulle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici alimentate da fonti rinnovabili e sui fornitori di energia.

Nello scenario Net Zero e energy transition le rinnovabili che ricaricano (soprattutto) l’Asia (3)

Nella terza previsione “L’espansione delle energie rinnovabili in Asia continuerà con un raddoppio dei finanziamenti privati su larga scala nel 2025, rispetto al 2024” Skynner sottolinea come le energie rinnovabili in Asia continueranno uno sviluppo che conta sul raddoppio dei finanziamenti privati su larga scala nel 2025 rispetto al 2024. La crescita delle energie rinnovabili in Cina è arrivata a dominare sostanzialmente le classifiche nel mondo. Gli investimenti in parchi solari, turbine eoliche e nell’idroelettrico si estenderanno anche in mercati come l’India, la Malesia, l’Australia, l’Indonesia e il Giappone.

Gli investimenti privati destinati alle energie rinnovabili in Cina sono anche motivati dalla volontà di rispondere ai piani di decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento di molte aziende occidentali.

Questo fenomeno promette di creare nuove opportunità nel mercato dell’Asia-Pacifico a livello di produzione e gestione distribuita delle risorse energetiche. Altri sviluppi riguarderanno la consulenza e gli accordi di acquisto di energia poiché molte delle aziende impegnate in piani di decabonizzazione cercheranno di investire in percorsi di adozione di energie rinnovabili.

Cosa c’entra nucleare con i percorsi Net zero e energy transition? (4)

La quarta previsione: “Le aziende manifatturiere industriali metteranno in servizio 3 GW di energia nucleare per alimentare prodotti a basse emissioni di carbonio” viene affrontata da Gus Brewer, analyst di Verdantix ricordando che nella seconda metà del 2024 si è iniziato ad assistere a una sorta di ripresa di attenzione verso l’energia nucleare. Un fenomeno guidato da grandi aziende tecnologiche che hanno commissionato quasi 4 gigawatt di energia nucleare da utilizzare nei prossimi 10 e 15 anni.

La domanda oggi da porsi è: per quale motivo ci sono grandi aziende tecnologiche che hanno cambiato la loro posizione sull’energia nucleare? Brewer ritiene ci siamo quattro ragioni chiave. In primo luogo si tratta di aziende che hanno bisogno di grandi quantità di energia proveniente da fonti stabili, scalabili e pulite. Si tratta poi di aziende impegnate a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e net zero e per questo stanno cercando energia priva di carbonio ma che sia nello stesso tempo disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Solare ed eolico sono come noto intermittenti, mentre il nucleare è in grado di fornire energia in modo costante. Come terzo punto Brewer sottolinea i progressi nella tecnologia nucleare citando il ruolo che potrebbero avere i piccoli reattori modulari. Come ultimo punto si ricorda la necessità di affrontare la volatilità dei prezzi del mercato dell’energia e garantire un’operatività ininterrotta. Quattro fattori combinati che stanno appunto riportando al centro i temi dell’energia nucleare.

In questo scenario entra in gioco anche il quadro competitivo delle aziende manifatturiere industriali e la pressione a cui sono sottoposte per ridurre le emissioni di CO2. L’industria manifatturiera ha infatti rappresentato 1/5 delle emissioni globali nel 2024 e molte di queste imprese avverto la necessità di accelerare la transizione energetica sia da parte del regolatore sia per la spinta che arriva dalle catene di approvvigionamento Scope 3.

Per i settori hard-to-abate come l’acciaio, il cemento, i prodotti chimici e simili il nucleare potrebbe offrire energia priva di emissioni di carbonio 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Bocciati all’esame della CSRD: c’è anche questo nel percorso Net zero e energy transition (5)

Per entrare nel merito della quinta previsione: “Almeno cinque fornitori dovranno affrontare una reazione normativa per la debole garanzia dei dati CSRD sulle emissioni” Connor Taylor porta l’attenzione sul tema della “garanzia limitata” (limited assurance) in relazione alla revisione esterna delle informazioni di sostenibilità, una revisione meno rigorosa rispetto alla ragionevole garanzia che chiede di verificare l’accuratezza delle informazioni senza richiedere un controllo approfondito.

Questa “debole garanzia” ha un impatto sulla qualità dei dati in merito alle imprese soggette alla CSRD. Con l’assicurazione limitata i soggetto terzi devono limitarsi ad assicurare che non sono a conoscenza di nulla che possa indicare che i dati sono “errati”. Alcune realtà corrono il rischio di affrontare nuove difficoltà espressamente legate alle difficoltà di garantire la qualità dei dati con cui producono la loro rendicontazione di sostenibilità e bilancio di sostenibilità.

Nuovi passi in avanti nel calcolo delle emissioni dello Scope 2 (6)

La sesta previsione: “L’ISSB aggiungerà tre specifiche alla guida del Greenhouse Gas Protocol riguardante il calcolo delle emissioni basato sul mercato per lo Scope 2” viene affrontata da Ryan Skynner sottolineando le novità relative ai protocolli sui gas serra da parte dell’ISSB International Sustainability Standard Board. Un tema questo che va nella direzione della contabilizzazione delle emissioni per cercare di ridurre confusione e polemiche sugli aspetti di contabilità del mercato in particolare per quanto attiene alla localizzazione della contabilità delle emissioni Scope 2.

Il tema dell’energia elettrica e soprattutto del modo in cui viene contabilizzata in azienda dovrebbe tenere in considerazione anche il contesto in cui operano le imprese. Un’azienda che acquista energia a emissioni zero ad esempio in certe aree in Australia, dove grazie anche alle condizioni climatiche le energie rinnovabili hanno goduto di un grande sviluppo e l’energia a basse emissioni è relativamente economica, vive una realtà profondamente diverso da un’azienda attiva in un territorio in cui l’energia è generata primariamente dal carbone.

In concreto: potrebbe essere più virtuosa un’azienda che opera in un contesto difficile (dove c’è scarsa offerta di rinnovabili) e riesce a produrre e utilizzare anche una quota ridotta di rinnovabili piuttosto che un’azienda in grado di utilizzare rinnovabili al 100% in quanto il contesto in cui opera lo permette facilmente.

Si tratta in sostanza di una ulteriore importante questione su come le emissioni vengono contabilizzate considerando le condizioni del mercato e le condizioni specifiche delle aziende.

Il tema chiave alla base di questa focalizzazione sulla contabilità Scope 2 riguarda la capacità di dimostrare che le energie rinnovabili in cui si investe non sarebbero altrimenti state realizzate senza quell’investimento.

Le raccomandazioni dell’intelligenza artificiale generativa per trovare la strada verso l’ESG (7)

La settima previsione: “Dieci grandi fornitori di software per la gestione del carbonio utilizzeranno l’intelligenza artificiale generativa per creare raccomandazioni di decarbonizzazione specifiche per settore” viene commentata da Alessandra Leggieri che sottolinea subito l’importanza dell’Intelligenza artificiale generativa nella creazione di raccomandazioni per i progetti e processi di decarbonizzazione.

Sono tanti i temi sui quali questo contributo dovrebbe farsi sentire in modo più rilevante, alcuni esempi riguardano le questioni legate alla mitigazione del rischio relativo alle energie rinnovabili, che consiste nella capacità di prevedere con precisione la disponibilità di energia rinnovabile, ma anche l’uso dell’intelligenza artificiale per identificare i rirschi per la biodiversità e per monitorare meglio questa evoluzione, e ancora l’AI per facilitare la progettazione di prodotti sostenibili. Gli esempi sono numerosissimi e si configurano in una offerta di raccomandazioni e indicazioni.

L’intelligenza artificiale sarà sempre più utilizzata anche da una varietà di fornitori di software in particolare per la gestione del carbonio dove è necessario raccogliere, gestire e calcolare i dati sulle emissioni. In particolare l’intelligenza artificiale può aiutare a trasformare i dati non strutturati in dati strutturati e ad eseguire controlli di qualità. I fornitori di software per la gestione del carbonio hanno iniziato a incorporare funzionalità di intelligenza artificiale per identificare le opportunità di riduzione delle emissioni, sia in relazione all’impatto delle varie attività sui costi. C’è un potenziale importante per i provider di servizi di incorporare generative AI non solo per le raccomandazioni sui fattori di emissione, ma anche per raccomandazioni specifiche per settore e per tipologia di carbon footprint anche combinando questi dati con i dati storici e con i dati di fattibilità. Una prospettiva che permette di alimentare nuovi modelli di apprendimento automatico predittivo in grado di confrontare le traiettorie Net Zero in base alla tipologia dei progetti.

Ci sarà più carbon tax nel net zero e energy transition scenario (8)

Alla previsione numero otto: “Sei paesi annunceranno le proprie misure di tassazione del carbonio sui beni ad alte emissioni in risposta al CBAM UE” Gus Brewer guarda ai temi della fiscalità con un’attenzione specifica al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere ovvero alla politica introdotta dall’UE per affrontare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Se è vero che il meccanismo Carbon Border Adjustment Mechanism CBAM garantisce essenzialmente che le merci importate siano soggette allo stesso prezzo del carbonio dei prodotti fabbricati all’interno dell’UE questa misura si concentra però oggi (solo) su beni manifatturieri come acciaio, alluminio, cemento e fertilizzanti. Entro il 2030 è probabile che questo meccanismo possa espandersi ed entro il 1° gennaio 2026 gli importatori dovranno pagare il prezzo pieno sulle merci importate dichiarate dalla tassa sul carbonio.

La previsione ipotizza che ci saranno due gruppi di paesi che imporranno probabilmente una tassa sul carbonio: in primo luogo i paesi con la quota maggiore di esportazioni verso l’UE desiderosi di proteggere le industrie chiave che esportano grandi quantità di merci per evitare di pagare tasse a un altro paese e altri paesi che potrebbero introdurre una tassa sul carbonio all’interno per mantenere la loro competitività sui prodotti.

Supply chain “superstar” nei percorsi Net zero e energy transition (9)

La penultima previsione “Quattro fornitori di dati finanziari e analisi sul clima introdurranno offerte dedicate alla resilienza della catena di approvvigionamento”

Porta l’attenzione sull’evoluzione delle supply chain e sulla loro resilienza, un’attenzione che si è alzata in occasione di eventi drammatici come nel caso della pandemia di coronavirus, della guerra in Ucraina e di altri conflitti. Gli eventi meteorologici estremi hanno a loro volta aumentato l’attenzione sulle filiere mondiali. Uno dei temi alla base di questa attenzione è relativo all’esposizione Scope 3, alla quantità di emissioni che entra in un’azienda attraverso la sua catena di approvvigionamento e all’attenzione delle società di servizi finanziari verso i potenziali rischi che arrivano dal funzionamento o dal mancato funzionamento delle catene di approvvigionamento. Le aziende che affrontano nuove sfide con la loro catena di approvvigionamento hanno bisogno di dati e servono fornitori in grado di mettere a disposizione dati affidabili relativi al clima.

Le società finanziarie ne hanno bisogno per orientare i loro investimenti lontano dai rischi e verso le opportunità. Un focus speciale, ad esempio, riguarda il lavoro per combinare l’analisi climatica con l’operatività delle catene di approvvigionamento globale con i dati sulla localizzazione aziendale al fine di informare gli investitori dei potenziali rischi che devono affrontare.

Trump 2.0: cosa succederà all’Inflation Reduction Act? (10)

Si arriva così alla decima previsione secondo la quale “L’amministrazione Trump non riuscirà a invertire l’Inflation Reduction Act a causa dei legislatori repubblicani che sostengono la produzione di energia rinnovabile nei loro distretti”. Isobel McPartlin, analyst di Verdantix spiega le ragioni per cui l’amministrazione Trump non dovrebbe fare passi indietro in merito alla componente legata alla prudizione di energie rinnovabili dell’Inflation Reduction Act. La produzione di energia rinnovabile è diventata un asset di sviluppo importante a prescindere dal colore politico anche se l’IRA è stato indubbiamente uno dei fiori all’occhiello della politica verde di Biden.

Nello stesso tempo però ci sono stati importantissimi investimenti in tecnologie green e in produzione di energie rinnovabili. Certamente c’è e ci sarà una svolta ad esempio in termini di politica di disimpegno sulle politiche climatiche del passato o di incentivi verso l’elettrificazione ma se si considera che più di 3/4 degli investimenti annunciati dall’IRA per l’energia pulita sono andati ai distretti congressuali controllati da una gestione repubblicana è probabile che questi i rappresentanti repubblicani di questi Stati (che hanno ricevuto enormi impulsi dalla tecnologia verde per l’occupazione e per la crescita economica delle economie locali) cercheranno di mantenere questi vantaggi. A prescindere dall’atteggiamento verso la politica climatica si prevede che la politica economica relativa alla produzione di energie rinnovabili, dovrebbe resistere alla trasformazione che è stata promessa da Trump

Il cambiamento della politica energetica di Trump dovrebbe invece riguardare anche la crescita di attenzione al nucleare (come indicato anche al punto 4), il ritiro dagli accordi internazionali sul clima, una politica in chiave America first sulla sicurezza energetica.

(Per chi volesse approfondire le previsioni Verdantix per il 2025 si suggerisce la lettura di questi testi QUI n.d.r.)

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