Intelligenza artificiale

Cisco 2024 AI Readiness Index: cresce il gap tra urgenza e competenza



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Il Cisco 2024 AI Readiness Index evidenzia un crescente divario tra l’urgenza percepita dalle aziende nell’adottare l’AI e la loro effettiva capacità di implementazione. Solo il 13% delle organizzazioni a livello globale è del tutto pronta

Pubblicato il 6 dic 2024



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Il 98% dei manager responsabili dell’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle imprese afferma che realizzare risultati con l’AI è diventato più urgente. L’85% ritiene di avere al massimo 18 mesi per agire, mentre oltre la metà (59%) pensa che restino appena 12 mesi.

Se l’urgenza di agire è cresciuta nell’ultimo anno, il livello generale di readiness delle aziende rispetto all’AI è diminuito. Attualmente, solo il 13% delle aziende è completamente pronto a sfruttare il potenziale dell’AI, rispetto al 14% dell’anno scorso.

Considerando la velocità con cui il mercato si evolve e l’impatto significativo che ci si aspetta che l’AI possa avere sul business, questo divario tra l’urgenza percepita dalle aziende nell’implementare soluzioni di AI e il loro effettivo grado di preparazione è particolarmente allarmante.

Questa è la conclusione che emerge dalla seconda edizione del Cisco 2024 AI Readiness Index, rapporto che ha coinvolto quasi 8.000 organizzazioni in 30 mercati, compresa l’Italia con l’obiettivo di valutare la prontezza delle aziende ad investire in AI, a mettere in atto soluzioni basate su questa tecnologia e a sfruttarne le potenzialità.

Aumenta l’urgenza di agire, ma non il livello di readiness rispetto all’AI

In Italia il 9% delle aziende, un punto percentuale in più rispetto al 2023, si dichiara oggi del tutto pronto a catturare il potenziale dell’AI. Il senso di urgenza è aumentato per tutte (95%), ma il tempo percepito come disponibile per fare passi concreti è mediamente visto come più ampio. Il 48% dei rispondenti italiani (11 punti percentuali in meno rispetto al 59% a livello globale) ritiene di avere meno di un anno di tempo. Si tratta comunque di quasi metà del campione.

L’urgenza di agire si riflette negli investimenti: secondo gli interpellati, nei prossimi cinque anni circa il 30% dei budget IT sarà dedicato all’AI, quasi il doppio rispetto ad oggi. Eppure quasi la metà delle aziende dichiara che i progetti AI implementati nelle loro aree prioritarie non hanno raggiunto quest’anno risultati pari alle aspettative. Comunque, il 59% pensa che l’impatto degli investimenti AI supererà le attese dopo 5 anni.  Sono di questa opinione anche il 28% delle realtà italiane coinvolte. 

AI readiness: serve un piano di adozione dell’AI, agile e resiliente

Tra poco ci saranno solo due tipi di aziende: quelle che sono aziende AI e quelle che non sono più rilevanti. L’AI ci sta facendo ripensare tutto: richiesta energetica, capacità di calcolo, connettività ad alte prestazioni nei e tra i datacenter, requisiti dati, sicurezza e altro ancora” ha dichiarato Jeetu Patel, Chief Product Officer di Cisco. “A prescindere da dove si trovano nel loro percorso AI, le aziende devono adeguare i data center che hanno e le loro strategie cloud per le nuove esigenze e avere un piano di adozione dell’AI, agile e resiliente, che possa evolvere”.

A questo proposito, le aziende concordano sul fatto che l’AI non possa essere adottata con efficacia senza una strategia precisa. Il 28% delle aziende globali interpellate risulta del tutto pronta dal punto di vista strategico. Per l’Italia questo dato scende al 19%. Tra le priorità per implementare l’AI, a livello globale, la cybersecurity figura come la principale, con il 42% dei rispondenti dichiara di aver raggiunto un livello avanzato in questo senso. Al secondo posto l’infrastruttura, al 40%, seguita dalle capacità di analisi e gestione dei dati, citate tra le priorità nel 39% dei casi.

Infrastruttura e dati sfidano il supporto dei carichi di lavoro AI

Le reti non sono pronte a supportare i carichi di lavoro AI e le aziende si sentono meno preparate rispetto a un anno fa a gestire con efficacia i dati per realizzare iniziative AI. Considerando il livello di preparazione complessivo, sono del tutto pronte dal punto di vista infrastrutturale il 15% delle aziende globali e dal punto di vista dei dati il 13%. In entrambe le aree l’Italia registra un risultato inferiore, fermandosi al 10%.

A livello globale il livello di arretratezza più significativa sul grado di preparazione delle aziende si è registrato quest’anno sul tema delle infrastrutture. I problemi si fanno sentire in diverse aree, tra cui la capacità di calcolo, le performance della rete nel data center e la sicurezza. Solo il 21% delle organizzazioni ha già le GPU necessarie per le esigenze attuali e future dell’AI. Il 30% dei rispondenti dichiara di essere già in grado di proteggere i dati nei modelli AI con crittografia end-to-end, audit di sicurezza, monitoraggio continuo, risposta immediata alle minacce. 

La gran parte delle aziende (l’80%) riporta che vi sono inconsistenze, mancanze nel pre-processing e nella pulizia dei dati da usare nei progetti AI. Questa percentuale rimane quasi pari a quella registrata un anno fa (81%). Il 64% dei rispondenti ha dichiarato di ritenere di poter migliorare la sua capacità di tracciare l’origine dei dati

AI readiness: il tema della governance e del capitale umano

Se la governance efficace dell’AI è più cruciale che mai, i rispondenti pensano che sia diventato più difficile ottenerla. La governance è un tema complesso, su cui sono del tutto pronte solo il 16% delle aziende globali interpellate e il 15% di quelle italiane. Il 31% dei rispondenti a livello globale ha confermato la completezza delle policy e dei protocolli adottati nelle organizzazioni. Il 51% ha riferito che un ostacolo al miglioramento rispetto alla capacità di governance risiede nella carenza di personale disponibile sul mercato del lavoro, con esperienza specifica sul tema, sull’etica e sulle normative legate all’AI.

La carenza di personale qualificato è una delle sfide principali per quanto riguarda gli aspetti di infrastruttura, dati e governance, il che evidenzia ancora una volta quanto sia fondamentale il ruolo del capitale umano per portare avanti le iniziative AI. Solo il 16% delle imprese a livello globale ritiene di essere pronta in termini di competenze/personale. In Italia siamo al 13%.

Carenza di personale qualificato e cultura aziendale ostacolano l’AI readiness

Il 24% dei rispondenti a livello globale dichiara che l’organizzazione in cui opera non dispone di sufficiente personale interno per implementare con successo progetti AI. E sempre il 24% ritiene che sul mercato del lavoro nel settore non ci siano abbastanza persone con le competenze giuste per affrontare la crescente domanda di AI.

A livello complessivo, pochissime realtà sono del tutto pronte in termini di cultura aziendale ad abbracciare l’AI, e il dato è analogo anche per l’Italia: siamo al 9% delle aziende globali e al 7% di quelle italiane.

A livello globale, la ricerca registra che il top management delle aziende ora risulta meno propenso ad abbracciare il potenziale di trasformazione dell’AI. Nel 66% dei casi i rispondenti dichiarano che la direzione aziendale ha una ricettività alta o moderata sul tema, ma l’anno scorso questo dato era all’82% del totale. Nel 30% delle organizzazioni si riporta che tra i dipendenti c’è una limitata volontà di adottare l’AI, se non una vera e propria resistenza a farlo.

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