Da dove arriva il concetto di Bilancio di sostenibilità
“Soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri”. La definizione di sviluppo sostenibile che ci arriva dal rapporto Our Common Future (conosciuto anche come Rapporto Brundtland) del 1987 rappresenta il punto di riferimento più importante per comprendere la genesi e il valore attuale del concetto di sostenibilità e per arrivare a comprendere cosa si intende per Rendicontazione di sostenibilità e per Bilancio di Sostenibilità.
Le organizzazioni e le aziende di ogni tipo, in virtù della funzione che rivestono nella società e nell’economia, hanno un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e si trovano sempre più nella condizione di assumersi delle responsabilità che vanno oltre i tradizionali impegni delle imprese private e che riguardano la capacità di controllare, misurare, gestire l’impatto delle attività economiche e produttive anche sul piano ambientale, sociale ed etico.
Perché oggi si parla tanto di Rendicontazione di sostenibilità
La necessità di assumersi maggiori responsabilità in merito all’utilizzo delle risorse e all’impatto generato nella creazione di valore è oggi necessario e possibile perché ci troviamo in un contesto caratterizzato da uno sviluppo della tecnologia che sta accelerando la creazione di conoscenza che contribuiscono direttamente alla crescita economica, e che permettono di disporre della capacità di conoscere e di gestire in modo sempre più chiaro e preciso i rischi e le minacce per l’ambiente, per le relazioni sociali e per la buona e corretta gestione delle imprese. L’innovazione digitale e l’Intelligenza artificiale in modo particolare stanno aumentando la capacità di conoscenza delle aziende in tutte le loro attività e la capacità di disporre di nuovi strumenti di risk management.
Le aziende sono così sempre più nella condizione di contribuire a questi obiettivi grazie alla capacità di conoscere e agire su come i loro prodotti, servizi, operazioni e attività influenzano la Terra, le persone e le economie.
Uno dei fattori chiave perché questo senso di responsabilità delle imprese si possa concretizzare e possa portare benefici al Pianeta e alle persone è nella capacità di misurare e rendicontare questo impegno in modo chiaro e trasparente ed è esattamente per il raggiungimento di questo obiettivo che è stato creato il Bilancio di sostenibilità.
Che cos’è esattamente il Bilancio di sostenibilità
Ma che cos’è esattamente il Bilancio di sostenibilità?
Si può dire che il Bilancio di sostenibilità rappresenti la fotografia completa e autentica dell’impegno aziendale sui temi ambientali, sociali e di governance ed è un documento che permette di condividere in modo chiaro e trasparente sia le intenzioni sia gli obiettivi raggiunti sui temi che stanno alla base dello sviluppo sostenibile. Il Bilancio di sostenibilità rappresenta dunque uno strumento fondamentale per la gestione delle relazioni con tutti gli stakeholder, per le decisioni di investimento e per la reputazione aziendale.
In generale la reportistica di sostenibilità rappresenta una piattaforma di dati, informazioni e spiegazioni fondamentale per comunicare le prestazioni e gli impatti di sostenibilità di un’impresa. Questa forma di rendicontazione consente alle organizzazioni di misurare e valutare il loro impatto su una vasta gamma di questioni legate alla sostenibilità ed è nello stesso tempo un documento che consente loro di aumentare la trasparenza in relazione ai rischi e alle opportunità che devono affrontare.
Dal punto di vista tecnico-amministrativo, il Bilancio di sostenibilità implica la misurazione, la comunicazione e l’assunzione di responsabilità (accountability) verso gli stakeholder interni ed esterni, in riferimento alla performance dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile.
Alcune definizioni di Bilancio di sostenibilità
L’Unione europea nel Libro verde della Commissione (2001) definisce il Bilancio di sostenibilità come: “L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.
Sei anni dopo, anche il Ministero dell’Interno in Italia ha indicato una definizione nazionale per questo impegno aziendale: “Il Bilancio Sociale è l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato”.
Negli Stati Uniti nel marzo 2021, la definizione utilizzata è Corporate Sustainability Report (acronimo CSR da non confondere con l’acronimo europeo Corportate Social Responsibility) e la SEC, oltre ad aver SEC annunciato la creazione di una Climate and ESG Task Force all’interno della Division of Enforcement per identificare eventuali lacune o dichiarazioni ingannevoli riguardanti le informazioni ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di fornire informazioni chiare, accurate e comparabili pr promuovere la trasparenza e la divulgazione delle informazioni ESG come parte delle pratiche di reporting aziendale.
Il Bilancio di sostenibilità deve quindi fornire una rappresentazione equilibrata e ragionevole della performance di sostenibilità di un’organizzazione, compresi gli impatti sia positivi sia negativi generati dal suo operare.
Bilancio di sostenibilità, Report di sostenibilità, Dichiarazione non finanziaria e altre tipologie di reportistica
La rappresentazione e rendicontazione delle performance aziendali relative all’impatto ambientale, sociale e di governance può fare riferimento anche a diverse espressioni. In particolare, le modalità più frequentemente utilizzate sono Bilancio di sostenibilità, Report di sostenibilità e Dichiarazione Non finanziaria o DNF. Per procedere con questo approfondimento può essere utile chiarire quali sono le principali differenze tra queste diverse espressioni.
Bilancio di sostenibilità:
Il bilancio di sostenibilità nasce come un documento volontario (ed diventato obbligatorio nel corso del tempo sulla base di normative che affronteremo più avanti in questo servizio), mentre il bilancio d’esercizio è obbligatorio per legge. All’interno del Bilancio di sostenibilità, l’organizzazione comunica aspetti non finanziari, come l’impatto sul territorio, sull’ambiente e sulla società che vanno a completare le informazioni sulla capacità di generare valore di una impresa.
Nello specifico il Bilancio di sostenibilità deve fornire indicazioni sulle politiche, sulle pratiche e sugli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale di una organizzazione.
Report di sostenibilità:
Il report di sostenibilità, spesso utilizzato come sinonimo del Bilancio di sostenibilità, rappresenta più precisamente il processo attraverso il quale un’organizzazione si attiva per comunicare le proprie attività e i risultati relativi alla sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Un Report di sostenibilità può trattare la riduzione delle emissioni di gas serra, la gestione delle risorse energetiche, l’uso efficiente delle risorse idriche, la promozione della diversità e dell’inclusione, l’impatto sulle comunità locali e globali, l’innovazione sostenibile e la governance aziendale.
Nella sostanza il Report di sostenibilità ha il compito di trasferire in modo chiaro a tutti gli stakeholder (investitori, clienti, dipendenti, regolatori e comunità) le evidenze più importanti relative alle sfide legate alla sostenibilità e al contributo allo sviluppo sostenibile.
Dichiarazione non finanziaria:
La Dichiarazione non finanziaria (DNF) è uno strumento di rendicontazione che garantisce uniformità alle modalità di divulgazione delle informazioni che attengono all’impatto aziendale e che non sono di specifica pertinenza delle informazioni finanziarie.
La DNF copre espressamente dimensioni non finanziarie ma che hanno una relazione sempre più diretta con la creazione di valore come possono essere l’impatto ambientale, la dimensione sociale e la governance nella gestione aziendale. Nella DNF sono incluse anche informazioni, molto importanti, sulla capacità di una azienda di gestire i rischi e sulla sua capacità di cogliere o trasformare in opportunità situazioni legate alla sostenibilità.
La finalità della DNF è quella di permettere alle organizzazioni di comunicare in modo trasparente e coerente le proprie performance socio-ambientali, anche quando non sono soggette a un obbligo specifico.
Bilancio ambientale:
Il Bilancio ambientale è un documento che le aziende mettono a disposizione per rendicontare e comunicare l’impatto delle loro attività sull’ambiente. Si tratta di uno strumento fondamentale per valutare e migliorare la sostenibilità ambientale delle operazioni aziendali e comprende cinque punti chiave: la misurazione delle emissioni, la gestione delle risorse, la gestione dei rifiuti, gli impatti sulla biodiversità e le iniziative per la sostenibilità.
Bilancio sociale:
Il Bilancio sociale è un documento redatto da un’organizzazione, generalmente un’azienda o un ente non profit, che descrive in modo trasparente e dettagliato l’impatto sociale delle attività. Questo report include informazioni sulle iniziative sociali, le pratiche di lavoro, le relazioni con la comunità e altre attività che influenzano positivamente o negativamente la società. Il Bilancio sociale si rivolge ai dipendenti, clienti, fornitori e comunità locali e a tutti i possibili stakeholder attenti alle performance sociali dell’organizzazione, con lo scopo di promuovere la responsabilità e la trasparenza.
Bilancio ESG:
Il Bilancio ESG (Environmental, Social, and Governance) è un documento per rendicontare le pratiche e performance in tre aree chiave: ambientale, sociale e governance. Si tratta di uno strumento di rendicontazione che fornisce una panoramica dettagliata delle iniziative finalizzate a ridurre l’impatto ambientale, al miglioramento delle condizioni sociali e ad assicurare una governance aziendale efficace e trasparente con una lettura finanziaria di questi interventi e di questi risultati. Le informazioni rendicontate nel bilancio ESG sono utilizzate da investitori, banche, analisti finanziari, regolatori e altri stakeholder per disporre di una valutazione accurata dei risultati di sostenibilità e responsabilità dell’azienda.
Il Bilancio ESG fornisce un’analisi dettagliata dei rischi e delle opportunità in ogni area (ambientale, sociale e governance), con un forte focus su metriche e indicatori di performance a differenza del Bilancio di sostenibilità che è destinato a un pubblico più ampio, che mira a fornire una visione complessiva dell’impegno dell’azienda verso la sostenibilità e che copre un ambito più ampio nel quale sono inclusi, oltre agli aspetti ESG, anche altre dimensioni della sostenibilità come l’impatto economico e le relazioni con gli stakeholder con una narrativa ampia delle iniziative e delle performance dell’azienda in termini di sostenibilità.
Report di impatto:
Un discorso a parte poi va rivolto al Report di impatto nella veste di uno strumento utilizzato dalle società finanziarie che gestiscono fondi di investimento e che fornisce una valutazione dei risultati ottenuti grazie agli investimenti effettuati in relazione non solo agli aspetti economici ma anche e soprattutto a quelli ambientali e sociali.
Il Report di impatto si concentra su diversi indicatori come la riduzione delle emissioni di CO2, l’uso efficiente delle risorse naturali, la promozione dell’inclusione sociale e la creazione di posti di lavoro di qualità. Con questa reportistica si intende offrire a investitori, clienti, dipendenti e comunità locali, la possibilità di valutare in modo trasparente come i fondi gestiti stanno contribuendo al benessere sociale e ambientale, oltre che alla crescita economica.
Differenze tra Bilancio di sostenibilità e Dichiarazione non finanziaria nello specifico
Abbiamo visto come nel corso del tempo e in funzione del tipo di aziende e settore si siano state definite diverse tipologie di reportistica di sostenibilità. Sia che ci tratti di una azienda che intende provvedere a redigere una reportistica di sostenibilità, sia che si tratti di un attore del mercato o una azienda che intende controllare il report di sostenibilità di un’azienda cliente o partner è molto importante evitare di fare confusione tra i vari tipi di documenti e i loro contenuti. A questo scopo torniamo sulle varie tipologie di reportistica per riepilogare e approfondire scopo e caratteristiche principali.
- Bilancio ambientale: è un report informativo di carattere volontario che si concentra su una dimensione specifica della gestione aziendale e serve per descrivere le strategie adottate dalle organizzazioni produttive nonché i risultati ottenuti per la tutela dell’ambiente, documentando l’efficienza ecologica e la compatibilità ambientale dell’operatore economico.
- Bilancio sociale: si pone in maniera autonoma rispetto al tradizionale bilancio di esercizio, fornisce uno strumento di collegamento tra la componente contabile e l’insieme dei rapporti che l’azienda mantiene con la comunità nella quale si trova ad operare. Questo report unisce la dimensione economica dell’impresa a quella sociale, fornendo una valutazione complessiva circa gli effetti che l’attività aziendale produce sulla società circostante. Si tratta di una rendicontazione di carattere volontario, con la sola eccezione per le imprese sociali (art. 9 comma 2 del d.lgs. 112/2017) e taluni enti del Terzo Settore (art. 14 comma 1 del d.lgs.117/2017), per la cui elaborazione si devono seguire le “Linee Guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo settore”, pubblicate con Decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 4 luglio 2019.
- Bilancio di sostenibilità: in Italia è riconosciuto come una forma di evoluzione del bilancio sociale e viene genericamente ricondotto alla tipologia di reporting di natura non finanziaria di carattere volontario. Si tratta di uno strumento di rendicontazione delle responsabilità, dei comportamenti e dei risultati (o performance) sociali, ambientali ed economici e spiega altresì il sistema di governance dell’organizzazione. Attraverso questo reporting, le società riescono a rendere conto del valore creato per i loro portatori di interesse, utilizzando standard di rendicontazione condivisi (come i GRI Standard – Global Reporting Initiative), in modo da fornire informazioni comparabili ad altre organizzazioni. In un’economia sempre più globale, infatti, l’importanza di comunicare le informazioni sulla sostenibilità è per le imprese sinonimo di trasparenza e “rappresenta un interesse primario per una vasta gamma di suoi stakeholder, quali imprese, sindacati, organizzazioni non governative, investitori, esperti di amministrazione e finanza” (ABI, Bilancio di sostenibilità, Traduzione in italiano del Financial Services Sector Supplement del GRI –pubblicato in ottobre 2008).
- Bilancio integrato: copre le stesse dimensioni del bilancio di sostenibilità, ma le struttura applicando una logica del tutto particolare: quella dei “capitali” (es. capitale economico-finanziario, capitale umano).
- Dichiarazione non finanziaria (che trova la sua origine nella Direttiva 2014/95/UE): serve per rendicontare le informazioni di carattere non finanziario inerenti all’impatto sociale, ambientale ed economico, in modo da essere facilmente accessibili ad investitori e consumatori, garantendone una maggiore uniformità e favorendo la loro comparabilità a livello unionale.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile punto di riferimento per il Bilancio di sostenibilità
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite rappresentano un punto di riferimento fondamentale per la realizzazione del Bilancio di sostenibilità. I 17 obiettivi globali forniscono un quadro universale per affrontare le sfide più importanti per la sostenibilità e valgono per le nazioni, per le grandi organizzazioni, per le imprese e per le comunità locali. Gli SDGs comprendono obiettivi riferiti ai cambiamenti climatici, all’uguaglianza di genere e all’inclusione, all’accesso all’acqua pulita, all’energia sostenibile e devono essere di ispirazione per qualsiasi forma di rendicontazione sostenibile.
In particolare il Bilancio di sostenibilità, proprio per adempiere allo scopo di documentare le pratiche e le performance di un’azienda in termini di sostenibilità ambientale, sociale e governance (ESG), può essere utilizzato per dimostrare come l’azienda sta contribuendo al raggiungimento degli SDGs. Dal punto di vista strategico le aziende possono allineare le loro iniziative di sostenibilità con specifici SDGs, rendendo più trasparenti i loro sforzi e aiutando gli stakeholder a comprendere l’impatto delle loro attività.
A chi si rivolge il Bilancio di sostenibilità
Il Bilancio di sostenibilità è un documento rivolto a tutti gli stakeholder, o portatori d’interesse verso l’azienda (dipendenti, fornitori, clienti, comunità locali, media, investitori, finanziatori, analisti finanziari ecc.) che comunica gli impegni e i risultati presi nell’ambito della Responsabilità d’Impresa – o Corporate Social Responsibility (CSR).
Come sappiamo, ogni giorno le imprese prendono decisioni che hanno un impatto diretto sui loro stakeholder e sulla fiducia che questi hanno in loro. Raramente tali decisioni si basano unicamente su informazioni finanziarie: spesso sono frutto di una valutazione del rischio e delle opportunità, e utilizzano informazioni su una vasta gamma di questioni attuali e future. Pertanto, il valore del processo di reportistica della sostenibilità consiste nel garantire che le organizzazioni prendano in considerazione l’impatto che esse hanno sui temi legati alla sostenibilità e siano trasparenti riguardo ai rischi e alle opportunità che devono affrontare.
I dipendenti rappresentano uno stakeholder fondamentale per la reportistica sulla sostenibilità, in quanto la presentazione dei report contribuisce ad aumentare la fedeltà e la lealtà. Questo ha infatti un impatto positivo sull’intera forza lavoro, portando a migliori performance.
Per quali aziende è obbligatoria la presentazione del Bilancio di sostenibilità
L’obbligatorietà della stesura del Bilancio di sostenibilità in Europa e in Italia riguarda un numero crescente di aziende ed è un percorso che è iniziato il 1° gennaio 2017 con l’introduzione della Direttiva 2014/95/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio, nota anche come Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria o NFRD – Non-Financial Reporting Directive. Questa normativa ha iniziato a richiedere alle grandi aziende europee di interesse pubblico di includere nei loro bilanci informazioni non finanziarie riguardanti l’ambiente, le questioni sociali e di personale, il rispetto dei diritti umani, la lotta contro la corruzione e la diversità nei consigli di amministrazione. Le aziende coinvolte da questa normativa sono le aziende quotate, le banche, le assicurazioni e altre grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti.
Con la Direttiva europea 2014/95/UE è cresciuta l’attenzione delle aziende italiane verso l’ambiente e il sociale e cresce il numero delle realtà produttive che elaborano bilanci e rendicontazioni ambientali e di sostenibilità. Questa rendicontazione aiuta gli investitori, le organizzazioni della società civile, i consumatori, i responsabili politici e altri soggetti interessati a valutare le prestazioni non finanziarie delle grandi aziende e incoraggia queste aziende a sviluppare un approccio responsabile al business.
Nel novembre 2020, la Commissione Europea ha poi proposto una revisione della NFRD e ha introdotto la Corporate Sustainability Reporting Directive, allargando l’ambito di applicazione e indicando requisiti più stringenti. Con la sua entrata in vigore dal 1° gennaio 2023, la CSRD estende ulteriormente l’obbligo di rendicontazione non finanziaria e allarga la platea delle imprese obbligate a presentare il Bilancio di sostenibilità.
Mappa delle società obbligate a presentare il Bilancio di sostenibilità
Secondo la NFRD implementata nel 2017, l’obbligo riguarda le grandi aziende di interesse pubblico con più di 500 dipendenti comprendendo
- Società quotate in borsa
- Banche
- Compagnie di assicurazione
- Altre aziende designate come di interesse pubblico dagli stati membri dell’UE
Con la CSRD l’obbligo di reporting di sostenibilità viene progressivamente esteso a:
- Tutte le grandi aziende, sia quotate che non quotate, con più di 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 20 milioni di euro
- Tutte le aziende quotate nei mercati regolamentati dell’UE, ad eccezione delle micro-imprese
- Aziende di paesi extra-UE che generano un fatturato sostanziale all’interno dell’UE.
La CSRD inoltre prevede che le informazioni di sostenibilità siano auditate e che il reporting sia più dettagliato e conforme a standard di sostenibilità più rigorosi e introduce il concetto di doppia materialità.
Cosa dice la normativa di riferimento per il Bilancio di sostenibilità
La Direttiva 2014/95/UE o Direttiva sull’informativa non finanziaria (NFRD) – stabilisce le regole sulla divulgazione di informazioni non finanziarie e sulla diversità da parte di alcune grandi società. Questa direttiva modifica e allarga il raggio d’azione della direttiva contabile 2013/34/UE .
Ai sensi della Direttiva 2014/95/UE, le grandi imprese devono pubblicare informazioni relative a:
- questioni ambientali
- questioni sociali e trattamento dei dipendenti
- rispetto dei diritti umani
- anticorruzione e concussione
- diversità negli organi aziendali (in termini di età, genere, percorso formativo e professionale)
In pratica, il Bilancio di sostenibilità deve illustrare la performance dell’organizzazione con riferimento al più ampio tema della sostenibilità.
La questione sottostante il reporting di sostenibilità è rappresentata dal modo in cui un’organizzazione contribuisce, o intende contribuire in futuro, al miglioramento o al peggioramento delle condizioni economiche, ambientali e sociali e dei rispettivi andamenti a livello locale, regionale o internazionale. Il mero reporting dell’andamento della performance individuale (o dell’efficienza dell’organizzazione) non sarebbe in grado di rispondere a questa domanda.
Pertanto, è necessario che il report presenti la performance rispetto al concetto più ampio di sostenibilità, cioè che analizzi la performance dell’organizzazione nel contesto dei limiti e delle richieste relative a risorse ambientali o sociali a livello settoriale, locale, regionale o internazionale.
Per esempio, oltre a riportare l’andamento dell’eco-efficienza, un’organizzazione potrebbe anche fornire informazioni riguardanti l’impatto complessivo dell’inquinamento rispetto alla capacità dell’ecosistema regionale di assorbirlo.
Spesso questo concetto viene espresso meglio in termini di limiti globali sull’uso di risorse e inquinamento, ma può essere applicato anche a obiettivi sociali ed economici come i parametri nazionali o internazionali di sviluppo sostenibile e benessere socioeconomico.
Ad esempio, un’organizzazione potrebbe comunicare i salari dei dipendenti e i livelli di sicurezza sociale rispetto ai minimi nazionali e alla media di reddito, insieme alla capacità delle reti di sicurezza sociale di supportare i più bisognosi o coloro che vivono vicino alla soglia di povertà.
Le organizzazioni che operano in luoghi o settori diversi, o che hanno dimensioni diverse, dovranno definire il modo migliore per strutturare la loro performance complessiva nel contesto più ampio della sostenibilità.
Una normativa in evoluzione
Il quadro di riferimento per quanto riguarda gli adempimenti legati alla rendicontazione di sostenibilità è in grande evoluzione. Il punto di riferimento è rappresentato primariamente dalla alla CSRD, la direttiva per il reporting di sostenibilità delle imprese, approvata dal Consiglio europeo e dalla CSDDD, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive, che fa riferimento agli ESRS, gli Standard Europei per la Rendicontazione sulla Sostenibilità e al ruolo speciale dell’Analisi di rilevanza e dei revisori.
Il framework normativo legato agli adempimenti relativi alla sostenibilità si completa poi con le misure previste dalla della CBAM: con le regole per la transizione al Carbon Border Adjustment Mechanism che per le imprese costituisco un passaggio importante in termini di sviluppo e applicazione di una Carbon Tax oltre che di evoluzione nel rapporto con il mercato ETS.
Le linee guida di rendicontazione del report di sostenibilità
Un fattore chiave per la preparazione e redazione del Bilancio di sostenibilità è rappresentato dalla disponibilità e condivisione di standard unificati che permettano una valutazione facilmente comprensibile e una corretta confrontabilità dei valori che compngono un report. Da quando le aziende in tutto il mondo hanno iniziato a preparare report di sostenibilità, il Global Reporting Initiative (GRI) è diventato uno dei framework di reporting sulla sostenibilità più frequentemente adottati ed utilizzati, garantendo affidabilità e completezza delle informazioni.
Il Global Reporting Initiative (GRI) è un ente internazionale senza scopo di lucro nato con il fine di definire gli standard di rendicontazione delle performance di sostenibilità necessarie per la preparazione del Bilancio di sostenibilità di organizzazioni di qualunque dimensione, appartenenti a qualsiasi settore e Paese del mondo.
Il GRI ha sviluppato e elaborato i GRI Standard che costituiscono un framework di reporting per le organizzazioni. Gli standard GRI sono costituiti dagli standard universali e da tre standard specifici per l’ambito economico, ambientale e sociale. Gli standard GRI sono costituiti da una struttura modulare e interdipendente per creare al meglio i report in ambito economico, sociale e ambientale.
Le linee guida da seguire sono schematizzate in questo schema:
Standard GRI, standard universali
- 101 – Principi di rendicontazione
- 102 – Informativa generale
- 103 – Modalità di gestione
GRI, standard per l’ambito economico
- 201 – Performance economiche
- 202 – Presenza sul mercato
- 203 – Impatti economici indiretti
- 204 – Pratiche di approvvigionamento
- 205 – Anticorruzione
- 206 – Comportamento anticoncorrenziale
- 207 – Imposte
GRI, standard per l’ambito ambientale
- 301 – Materiali
- 302 – Energia
- 303 – Acqua e scarichi idrici
- 304 – Biodiversità
- 305 – Emissioni
- 306 – Scarichi idrici e rifiuti
- 307 – Compliance ambientale
- 308 – Valutazione ambientale dei fornitori
GRI, standard per l’ambito sociale
- 401 – Occupazione
- 402 – Relazioni tra lavoratori e management
- 403 – Salute e sicurezza sul lavoro
- 404 – Formazione e istruzione
- 405 – Diversità e pari opportunità
- 406 – Non discriminazione
- 407 – Libertà di associazione e contrattazione collettiva
- 408 – Lavoro minorile
- 409 – Lavoro forzato o obbligatorio
- 410 – Pratiche per la sicurezza
- 411 – Diritti dei popoli indigeni
- 412 – Valutazione del rispetto dei diritti umani
- 413 – Comunità locali
- 414 – Valutazione sociale dei fornitori
- 415 – Politica pubblica
- 416 – Salute e sicurezza dei clienti
- 417 – Marketing ed etichettatura
- 418 – Privacy dei clienti
- 419 – Compliance socioeconomica
Al fine di comunicare in modo chiaro e trasparente la sostenibilità delle singole organizzazioni, è fondamentale avere una visione globalmente condivisa dei concetti, del linguaggio e degli standard.
La missione del Global Reporting Initiative (GRI) è pertanto quella di soddisfare questa necessità, creando un sistema affidabile e credibile per il reporting sulla sostenibilità, che possa essere utilizzato da organizzazioni di qualsiasi dimensione, settore o Paese.
Per portare a termine questo compito, il GRI ha potuto contare sulla collaborazione di un ampio gruppo di esperti provenienti da diverse categorie di stakeholder, i quali, grazie a consultazioni e esperienze pratiche, hanno lavorato costantemente al miglioramento del Reporting Framework sin dalla sua creazione nel 1997. Grazie a questo approccio multi-stakeholder, il Reporting Framework gode di una vasta credibilità presso un’ampia gamma di gruppi di portatori di interesse.
Nella stesura del Report, l’organizzazione autodichiara un livello di reporting basandosi sulla propria valutazione del contenuto del report rispetto ai criteri enunciati nei GRI Application Levels. Oltre a tale autodichiarazione, le organizzazioni possono scegliere una o entrambe le opzioni seguenti:
- avvalersi di una società di assurance che rilasci un giudizio professionale sull’autodichiarazione;
- richiedere che il GRI verifichi l’autodichiarazione.
Quali sono i vantaggi del Bilancio di sostenibilità
La scelta di dotarsi di un Bilancio di sostenibilità per la gestione e la comunicazione della sostenibilità produce una doppia serie di benefici per l’azienda: porta una serie di vantaggi interni che si riflettono in una migliore organizzazione e gestione di processi alla azienda e vantaggi esterni che si traducono in una migliore visibilità, e maggiore affidabilità per gli interlocutori esterni.
Vantaggi interni:
I vantaggi interni per le aziende e le organizzazioni possono includere:
- Maggiore comprensione dei rischi e delle opportunità
- Legame più evidente tra performance finanziarie e non finanziarie
- Migliore strategia e politica di gestione a lungo termine
- Semplificazione dei processi, riduzione dei costi e miglioramento dell’efficienza
- Possibilità di confronto e valutazione delle prestazioni di sostenibilità rispetto a leggi, norme, codici, standard di performance e iniziative volontarie
- Riduzione drastica delle possibilità di essere coinvolti in fallimenti ambientali, sociali e di governance pubblicizzati.
Vantaggi esterni:
I vantaggi esterni possono includere:
- Mitigazione degli impatti ambientali, sociali e di governance negativi
- Migliorare della reputazione e della fedeltà al marchio
- Possibilità per gli stakeholder esterni di comprendere il vero valore dell’organizzazione
- Capacità di dimostrare come l’organizzazione influenzi e sia influenzata dalle aspettative sullo sviluppo sostenibile
Gli impegni assunti nel contesto della Responsabilità Sociale di Impresa (Corporate Social Responsibility – CSR) contribuiscono a consolidare, nel tempo, la reputazione green dell’azienda, rendendola autorevole, solida e credibile ed è uno dei compiti del sustainability manager che deve essere svolto anche favorendo la diffusione di green skill.
Comunicare la sostenibilità
Tra i compiti del Bilancio di sostenibilità c’è anche quello di mettere a disposizione informazioni affidabili, controllabili, trasparenti e auditabili che possono essere messe a disposizione del pubblico senza correre rischi di Greenwashing o di GreenHushing.
Comunicare sia internamente che esternamente agli stakeholder le azioni sostenibili messe in atto dall’azienda per migliorare l’impatto ambientale e sociale, rappresenta infatti un fattore chiave per migliorare la sua reputazione. Inoltre, l’adozione di nuove metodologie e tecnologie nei processi produttivi crea opportunità che consentono alle imprese di intraprendere nuove vie di finanziamento e investimento, nonché di scoprire nuovi business legati alla sostenibilità e alla produzione sostenibile. come possono essere l’economia circolare o il ReManufacturing.
Ma intraprendere attività sostenibili, da poter poi inserire all’interno del Bilancio di sostenibilità, è anche un elemento che aiuta le imprese ad eliminare i costi operativi inefficienti e a offrire sul mercato un prodotto o un servizio ad un prezzo competitivo.
Il bilancio di sostenibilità permette quindi alle aziende di mettere in pratica un monitoraggio e un miglioramento continuo delle performance. Non solo. L’azienda, nell’attività di reporting, prende in considerazione anche rischi di tipo sociale, ambientale e di governance che hanno un impatto diretto sull’attività aziendale.
Di conseguenza una gestione dei rischi di questo tipo porta diversi benefici all’azienda:
- aumenta la probabilità di raggiungere gli obiettivi;
- migliora l’identificazione delle opportunità e delle minacce;
- impegna l’azienda in una la rilevazione periodica dei dati relativi alla gestione e all’andamento dell’azienda;
- migliora efficacia ed efficienza operative;
- fidelizza e motiva il personale, e attrae nuovi talenti.
Esempi di Bilancio di sostenibilità e di comunicazione di sostenibilità
Fra le cronache più recenti emergono, ad esempio, i risultati dell’Index future respect 2022, realizzato dal Centro studi ConsumerLab e giunto alla sua quinta edizione
Mother Nature: il racconto originale del Bilancio di sostenibilità di Apple
Uno dei principali obiettivi del Bilancio di sostenibilità è quello di comunicare in modo chiaro ed efficace gli obiettivi che un’azienda si è data, i risultati che ha raggiunto e le attività che ha in corso per arrivare a completamento del suo percorso. Un esempio decisamente originale di racconto della sostenibilità è rappresentato da “Mother Nature needs a Status Report” realizzato per raccontare con un linguaggio cinematografico i risultati, lo stato d’animo, la tensione e la passione con cui Apple è attiva nel raggiungimento dei propri obiettivi di sostenibilità. Il video si può visionare direttamente qui:
Il Bilancio di sostenibilità di Italo
Il Bilancio di sostenibilità di Italo relativo al 2023 è impostato per esprimere l’importanza che l’azienda attribuisce alla crescita sostenibile. Dal punto di vista finanziario nel 2023, Italo ha attivato un prestito bancario “green” del valore di 1,4 miliardi di euro con l’obiettivo principale di rifinanziare il prestito 2019 interamente utilizzato per l’acquisto di treni elettrici di ultima generazione e finanziare l’ ampliamento della flotta.
Nel maggio 2023 ha acquistato Itabus nel settore del trasporto di passeggeri su gomma per sviluppare un servizio di mobilità integrata in grado di coprire l’intero territorio nazionale.
L’azienda prosegue le attività legate al monitoraggio delle emissioni e ad espandere i calcoli della catena del valore e le relative emissioni Scope 3 individuando nuove modalità per ridurle. Nel 2023 l’azienda ha ridotto l’impatto ambientale attraverso un approccio incentrato sull’economia circolare con un approccio che ha permesso di ridurre del 10,5% i rifiuti rispetto al 2022, di cui il 96% avviati a recupero e il 60% differenziati.
I dipendenti hanno potuto contare nel corso del 2023 su oltre 50 ore pro-capite di formazione e addestramento, suddivisibili in più di 27 ore di prima formazione per l’ottenimento delle abilitazioni necessarie al ruolo e 25 ore dedicate all’aggiornamento ed al mantenimento delle competenze operative o professionali.
Attività, azioni e iniziative aziendali sono state rese possibili dalla presenza di una Governance attenta ad ogni aspetto della sostenibilità e come supporto fondamentale in tutti i processi decisionali.
UP2YOU: un Bilancio di sostenibilità in linea con CSRD e ESRS
Nata nel 2020 ma già pronta a presentare il proprio Bilancio di sostenibilità nel rispetto dei requisiti previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive e degli European Sustainability Reporting Standard ESRS: per UP2YOU, greentech certificata B Corp la rendicontazione di sostenibilità permette di mostrare i risultati raggiunti ma è anche una modalità per mettere in evidenza il metodo di lavoro che le ha permesso il rispetto delle nuove normative e degli standard.
Up2You ha presentato un Bilancio di sostenibilità dal quale emerge il profilo di una start-up attenta alle persone, all’ambiente e ai temi della comunicazione con la compliance alla CSRD su tutti i temi come ad esempio la doppia materialità, la Relazione di Gestione, l’estensione dell’obbligo assicurativo al perimetro europeo e del formato elettronico unico del documento e dell’integrazione della catena del valore nella rendicontazione. E, sempre nel rispetto della Corporate Sustainability Reporting Directive, l’adozione degli standard di riferimento per la rendicontazione European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
Il rapporto di sostenibilità di Barilla
Il rapporto di sostenibilità 2021 del gruppo Barilla, per raccontare l’esperienza di una “big” italiana, racconta di un progetto di sostenibilità che passa dall’innovazione e che nel 2020 ha visto investimenti per 40 milioni di euro in Ricerca e Sviluppo e che in 10 anni ha portato a ripensare 476 prodotti allo scopo di migliorare il profilo nutrizionale e a riprogettare la gestione delle risorse necessarie per la loro produzione.
Un percorso che ha premesso di raggiungere una riduzione del -31% in termini di emissioni di CO2 equivalenti e una riduzione del 23% nell’utilizzo di acqua necessaria per la produzione di una tonnellata di prodotto finito: Barilla, riduzione del 31% delle emissioni e quattro brand carbon neutral .
Il rapporto di sostenibilità di Corteva Agriscience
Nell’Agrifood, gli obiettivi di sostenibilità di Corteva agriscience per i prossimi dieci anni offriranno gli strumenti ed il training per contribuire ad incrementare la stabilità delle rese, ottimizzare gli input, migliorare la resilienza climatica, la salute dei suoli, la gestione delle risorse idriche e la biodiversità.
Lo racconta il report di sostenibilità, specificando anche che è previsto il supporto e la protezione dei dipendenti e delle persone in tutto il sistema alimentare e nella più ampia comunità agricola. Corteva comunicherà i progressi registrati per ciascuno di questi obiettivi attraverso un report annuale dal 2021. Corteva agriscience fissa nuovi obiettivi di sostenibilità per il 2023.
Un’esperienza decennale: il rapporto di sostenibilità di Epson
Fra i casi di responsabilità ESG più “storica”, merita un cenno Epson, azienda che sin dagli anni Settanta si distingue per il suo impegno in termini di impatto su pianeta e società. I report di sostenibilità dell’azienda raccontano obiettivi sempre più ambiziosi, uniti a un’attenzione crescente alla supply chain, alla comunità e ai consumatori. Epson e la sostenibilità, un percorso lungo 50 anni.
(Articolo aggiornato l’11 agosto 2024)