SMART FARMING

La sostenibilità in agricoltura passa dall’intelligenza artificiale



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I problemi fitosanitari continuano a rappresentare una sfida significativa per la produzione agricola, ma le soluzioni ci sono e molte arrivano dall’AgriTech. Matteo Beccatelli, CEO e co-Founder di Plantvoice esplora le soluzioni più efficaci per alcune delle coltivazioni agricole più importanti per il nostro Paese

Pubblicato il 21 ott 2024



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Algoritmi di previsione che con l’aiuto dell’intelligenza artificiale sono in grado di anticipare la diffusione di virus come la xylella, smart device per applicare fitofarmaci nel dosaggio necessario a debellare la malattia e a non causare danni alle piante. Sono solo due esempi di come la tecnologia può potenziare l’agricoltura riuscendo da un lato a rendere le colture più produttive, soddisfacendo la crescente domanda di cibo derivante dall’aumento della popolazione; e dall’altro, a coniugare questo obiettivo con un approccio sostenibile, per ambiente ed economia.

AgriTech: la soluzione per contrastare sfide climatiche e patogene in agricoltura

Nel 2023 il settore agricolo italiano ha subito un calo produttivo significativo a causa di eventi climatici estremi, come siccità e alluvioni, che hanno ridotto la resa delle colture fino al 30% (Fonte Istat). Sempre nello stesso anno alcune colture chiave in Italia sono state fortemente minacciate da diversi virus.

Negli ultimi decenni le malattie delle piante sono diventate pervasive: parassiti che si moltiplicano, sono più resistenti e restano attivi per periodi di tempo più lunghi, ma anche insetti aggressivi, non necessariamente autoctoni. Questi patogeni sono aggravati da cambiamenti climatici che favoriscono la diffusione di insetti vettori e peggiorano le condizioni ambientali, contribuendo alla desertificazione dei suoli e all’aumento dello stress idrico, aumentando così la vulnerabilità delle colture.

Ma le soluzioni ci sono e molte arrivano dall’AgriTech. L’adozione di tecniche preventive avanzate, come il monitoraggio climatico e l’uso di sensori IoT, combinata con trattamenti mirati e sostenibili, può contribuire in modo significativo alla gestione efficace di queste malattie. Le innovazioni tecnologiche, algoritmi, sensori, atomizzatori di precisione e soluzioni di lotta biologica, potenziati dalle tecnologie smart, offrono oggi strumenti potenti per migliorare la produttività e la salute delle colture, garantendo una produzione agricola più sicura e sostenibile (anche sul fronte dell’economia).

Lotta ai problemi fitosanitari nelle colture italiane: innovazioni e strategie sostenibili

Matteo Beccatelli, CEO e co-Founder di Plantvoice, ha esplorato le principali problematiche fitosanitarie e le soluzioni più efficaci per alcune delle coltivazioni agricole più importanti per il nostro Paese partendo dalle dimensioni economiche del comparto con l’aiuto dei numeri di Istat e Ismea.

L’uva, sia da tavola che da vino, è particolarmente sensibile ai problemi fitosanitari: una sfida significativa per l’Italia che è uno dei maggiori produttori mondiali di uva da vino con circa 640.000 ettari coltivati, circa il 50% della superficie viticola in Europa. Le malattie più comuni includono l’Oidio, la peronospora, la botrite e la tignoletta, che prosperano in condizioni di alta umidità. Per combatterle, l’uso di sensori climatici e modelli previsionali è fondamentale a identificare le condizioni favorevoli allo sviluppo di malattie, insieme a pratiche agricole come la potatura verde e l’uso di atomizzatori per la distribuzione di fungicidi. La potatura verde e la gestione della copertura vegetale sono essenziali per migliorare l’aerazione e ridurre l’umidità del suolo. Atomizzatori efficienti permettono infine una distribuzione uniforme dei fungicidi, mentre tecniche di lotta biologica, come l’uso di antagonisti naturali e feromoni, offrono soluzioni sostenibili per il controllo delle malattie. Diverse start-up, come Croptide in Nuova Zelanda, stanno sviluppando tecnologie innovative per monitorare e tutelare la salute delle viti. “Un lavoro che si allinea a quello che sta conducendo Plantvoice con diverse cantine per monitorare il vigore delle piante e individuare i problemi legati all’irrigazione e alle malattie nelle vigne”.

L’olivo, simbolo di tradizione e cultura mediterranea, è una coltura storicamente importante per l’Italia, con una superficie coltivata di circa 1,1 milioni di ettari e una produzione annuale media che varia tra le 300.000 e le 400.000 tonnellate. Tuttavia, è soggetto a malattie come la xylella, l’occhio di pavone e la mosca dell’olivo, che possono compromettere la produttività. Anche in questo caso le soluzioni sono sia preventive sia sotto forma di trattamenti mirati. Potature regolari migliorano l’aerazione e riducono l’umidità interna alla chioma. Il monitoraggio delle condizioni climatiche aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie. Infine, l’uso di atomizzatori con ugelli regolabili consente un’applicazione precisa dei trattamenti. Trappole a feromoni e l’introduzione di insetti antagonisti sono strumenti efficaci per il controllo della mosca dell’olivo. L’agritech viene in soccorso: la startup spagnola Ainia sta sviluppando sistemi di monitoraggio avanzati tramite droni e sensori iperspettrali per rilevare malattie come lo Pseudomonas savastanoi in fasi precoci, riducendo così i danni causati. Inoltre, sono allo studio sperimentazioni di biocontrollo con biosostanze per limitare l’uso di pesticidi chimici.

I frutti di bosco, come fragole e lamponi, sono suscettibili a malattie come la muffa grigia e l’antracnosi, nonché agli attacchi degli afidi. Si tratta di una produzione di nicchia per l’Italia ma in crescita: la superficie coltivata a frutti di bosco si estende su circa 10.000 ettari, con un valore di produzione stimato intorno ai 250-300 milioni di euro. È in espansione soprattutto la produzione biologica e di alta qualità destinata all’export. La gestione di queste problematiche include l’uso di reti antinsetto, sensori per il controllo dell’umidità e nebulizzatori per l’applicazione di fungicidi e insetticidi biologici. Inoltre, l’introduzione di predatori naturali e l’uso di feromoni naturali, come quelli sviluppati dalla danese BioPhero, che disturbano il ciclo di accoppiamento degli insetti nocivi, come la mosca dell’olivo, riducendo la popolazione senza ricorrere a sostanze chimiche.

Le mele sono tra i frutti più popolari a livello globale, e l’Italia si distingue come uno dei maggiori produttori europei, con circa 55.000 ettari dedicati alla coltivazione. La produzione annuale supera i 2 milioni di tonnellate, generando un valore economico di circa 1,2 miliardi di euro. Le regioni di punta per la produzione sono Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Piemonte. Le colture di mele sono spesso minacciate da malattie come la ticchiolatura, che provoca macchie scure su foglie e frutti, e la falsa tracinosi, che causa cancri sui rami. La carpocapsa, un insetto le cui larve danneggiano i frutti, è un’altra sfida significativa. Per prevenire la falsa tracinosi, sono utili potature regolari e paste cicatrizzanti. Potature regolari e l’applicazione di paste cicatrizzanti sui tagli possono prevenire malattie come la falsa tracinosi. Il monitoraggio dell’umidità e della temperatura aiuta a prevenire la ticchiolatura. L’introduzione di antagonisti naturali della carpocapsa e l’uso di trappole permettono un controllo efficace e sostenibile delle popolazioni di insetti dannosi. Bee Vectoring Technologies applica metodi biologici utilizzando api per distribuire biopesticidi naturali in modo preciso su piante come le mele così da ridurre l’uso di fungicidi chimici e prevenire malattie.

In Italia, la coltivazione delle pere copre circa 29.000 ettari, con una produzione annua di 500.000 tonnellate e un valore economico stimato tra 400 e 450 milioni di euro, concentrata principalmente in Emilia-Romagna. Le pere sono vulnerabili a malattie come la ticchiolatura, la psilla del pero e il fire blight, che possono danneggiare seriamente le colture. Metodi efficaci per prevenirne la diffusione includono la rimozione dei rami infetti, il monitoraggio ambientale e l’uso di atomizzatori per applicare fungicidi e trattamenti antibatterici. Tecnologie innovative, come quelle sviluppate da Pcfruit in Belgio, impiegano droni con sensori spettrali per monitorare i frutteti e rilevare precocemente le infezioni, migliorando l’efficacia degli interventi.

Il kiwi è una delle colture più importanti per l’export italiano con una superficie coltivata di circa 24.000 ettari. La produzione annua si aggira intorno ai 400.000 tonnellate, con un valore economico di circa 600 milioni di euro. Le problematiche fitosanitarie vanno dalla batteriosi del kiwi, alla muffa grigia all’attacco degli afidi. L’uso di strumenti disinfettati per prevenire infezioni e un monitoraggio continuo delle condizioni ambientali sono cruciali per prevenire la batteriosi. Atomizzatori a basso volume per l’applicazione di trattamenti specifici e l’introduzione di predatori naturali contro gli afidi rappresentano soluzioni efficaci. Una delle soluzioni più recenti, su cui molti studiosi concordano ci siano grandi potenzialità, è l’utilizzo del ceppo di Bacillus velezensis come agente di biocontrollo: sarebbe capace, infatti, di ridurre l’incidenza della batteriosi nei kiwi e migliorare la salute delle piante. Biodiver.city, startup svizzera, sta lavorando su un probiotico che insiste su questa logica, con risultati soddisfacenti in diverse colture.

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