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Agroalimentare: export verso quota 70 miliardi



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Nonostante il calo complessivo delle esportazioni nazionali di beni e servizi, chiude a +7,1% il bilancio dei primi sei mesi del 2024 dell’export agroalimentare italiano. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo, con il terzo che è cresciuto a un tasso più elevato

Pubblicato il 11 ott 2024



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Il bilancio dei primi sei mesi del 2024 ha visto l’export agroalimentare italiano registrare un incremento del +7,1% rispetto allo stesso periodo del 2023, con vendite all’estero che hanno sfiorato i 34 miliardi di euro, principalmente grazie ai prodotti enogastronomici italiani. Questo rende sempre più plausibile l’obiettivo di toccare i 70 miliardi di euro entro il termine del 2024.

Nonostante il decremento generale riscontrato nelle esportazioni italiane di beni e servizi (-1,1%), il settore agroalimentare ha mostrato una crescita considerevole, come evidenziato dal recente report ISMEA sugli scambi con l’estero. Un risultato da ascrivere sia al contributo dell’industria alimentare, che ha visto un aumento del 7,7%, che della componente agricola (+3,4%).

Nel frattempo, le importazioni hanno registrato una crescita più contenuta (+1,4% rispetto al primo semestre 2023), in ragione soprattutto della riduzione dei prezzi delle materie prime agricole dopo il picco del 2022. Questo ha portato a un miglioramento significativo del saldo commerciale italiano, che è tornato in positivo, attestandosi a 433 milioni di euro.

Esportazioni agroalimentare: UE assorbe il 60%, crescono Stati Uniti e mercati asiatici

Analizzando le tendenze dei mercati di destinazione, le esportazioni italiane hanno registrato un aumento diffuso verso la maggior parte dei paesi. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani si conferma la UE che, con 19,5 miliardi di euro nei primi sei mesi 2024 ha assorbito poco meno del 60% delle esportazioni dell’Italia.

Si evidenzia in particolare la crescita a due cifre negli Stati Uniti (+17%), guidata dai prodotti di punta del made in Italy come vini, spumanti, olio EVO e pasta, e in Giappone, dove l’export ha registrato un incremento del 50% dopo il rallentamento del 2023. Buone performance anche in Romania (+11%) e Australia (+18%). Tra i dieci mercati principali, Germania, Francia e Stati Uniti mantengono le prime tre posizioni, seguiti da Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Polonia e Austria.

L’UE è il principale partner commerciale dell’Italia anche per le importazioni (24 miliardi di euro nel primo semestre 2024) con una quota del 72%: Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi sono i principali fornitori, mentre tra i paesi terzi il primo fornitore è il Brasile, con flussi tuttavia in riduzione del 5,7% in valore su base tendenziale.

Vino e spumanti trainano l’export, boom per l’olio di oliva (+64%)

Dal punto di vista merceologico, le esportazioni sono aumentate per tutti i principali prodotti, con l’unica eccezione dei kiwi, in riduzione in valore e ancor più in volume. Le esportazioni di vini in bottiglia sono tornate a crescere (+2%), confermando il primato tra i prodotti più esportati, con una quota del 7,6% sul totale e un valore di 2,6 miliardi di euro.

Anche gli spumanti hanno mostrato una tendenza positiva, raggiungendo quasi 1,1 miliardi di euro (+7%). Tra i settori in crescita, si distinguono i derivati dei cereali, con un aumento dell’8% in valore, trainato più dai prodotti di panetteria e pasticceria che dalla pasta. Inoltre, si registra un incremento del fatturato estero dei formaggi stagionati (+7,5%), dei formaggi freschi (+6%) e, in modo più evidente, dell’olio di oliva (+64%).

Spostando l’analisi sul lato passivo della bilancia commerciale, le importazioni, composte perlopiù da materie prime non trasformate e prodotti semilavorati, hanno invece mostrato un calo per i principali cereali, soia, farina di soia e olio di palma. Al contrario, sono aumentate in modo consistente le importazioni dei primi due prodotti importati: caffè non torrefatto (+12% in valore) e olio di oliva (+33%).

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