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Agroalimentare, con il ruolo dell’export cresce quello dell’expertise



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L’agroalimentare si conferma un settore di traino per l’export made in Italy tanto che nel primo trimestre 2024 le esportazioni hanno raggiunto i 7,1 miliardi di euro, 441 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato positivo che rende ancor più importante il ruolo di figure specialistiche, esperte di commercio internazionale

Pubblicato il 26 set 2024

Sara Armella

fondatrice dello Studio Legale Armella & Associati



Sara Armella, fondatrice dello Studio Legale Armella & Associati
Sara Armella, fondatrice dello Studio Legale Armella & Associati

Agroalimentare: motore fondamentale per l’export italiano

Nel 2024 l’agroalimentare si conferma un settore di traino per il nostro export, con una crescita del 6,7%. Secondo i dati elaborati da Intesa Sanpaolo, nel primo trimestre di quest’anno molte filiere hanno registrato risultati estremamente positivi.

Il settore che contribuisce maggiormente alla crescita dell’export italiano è quello dell’olio, con il 65% in più di esportazioni rispetto all’anno precedente. Bene anche la filiera delle carni, con un aumento del 6,1%, e quella del caffè, con il +8%, mentre i distretti vitivinicoli hanno totalizzato oltre 1,5 miliardi di esportazioni, il 2,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.

In crescita anche la filiera della pasta e dei dolci, con il 4,4% di esportazioni in più rispetto all’anno precedente. Lieve progresso anche per i distretti agricoli, che registrano un aumento dello 0,6%. Molto elevata, invece, la percentuale di crescita nel settore delle conserve, che arriva all’8,4%, e in alcuni distretti ittici, dove raggiunge il 19,8%. Nel settore lattiero-caseario alcuni distretti arretrano leggermente, con una perdita del 3,7% e del 10,3%, mentre altri raggiungono risultati estremamente positivi, con il +36%. Chiude con un segno leggermente negativo la filiera del riso, che si arresta al -0,8%.

L’agrifood si conferma, nel complesso, un motore fondamentale per le nostre esportazioni. Stando ai dati elaborati da The European House Ambrosetti, la filiera agroalimentare “estesa”, che comprende anche la distribuzione e l’intermediazione, vale 586,9 miliardi di euro e genera circa 335 miliardi di valore aggiunto, pari al 19% del nostro PIL.

Export agroalimentare tra internazionalizzazione e competenze

La crescita dell’export agroalimentare pone in primo piano l’importanza dei processi di internazionalizzazione e il tema delle competenze e della formazione.

Vendere all’estero è un’operazione del tutto diversa rispetto alla vendita nel mercato nazionale: la buona riuscita di un piano di export dipende non solo dall’ottima qualità del prodotto, ma anche dalla capacità delle imprese di dotarsi di un’organizzazione aziendale preparata e aggiornata.

Vi sono, infatti, complessi istituti e numerose norme di riferimento che devono essere prima di tutto conosciuti e, poi, concretamente applicati per poter realizzare un prodotto compliant con le regole e gli standard internazionali.

Di particolare importanza è, soprattutto, la conoscenza delle norme che regolano il commercio internazionale: corretto inquadramento dei prodotti e del set di regole applicabili, tutti aspetti fondamentali da approfondire nell’ottica di un’adeguata strategia imprenditoriale.

Le regole del commercio internazionale e il diritto doganale sono in costante aggiornamento, anche in conseguenza degli scenari geopolitici e dei crescenti interventi regolamentari, attuati in diversi Paesi del mondo. Sono oltre 3.000 le barriere protezionistiche in vigore nel mondo, tra dazi, sanzioni e quote di esportazione.

Cosa cambia con la riforma della disciplina doganale

Nell’ambito dei cambiamenti in atto, particolare interesse suscita l’attuale riforma della disciplina doganale, di ormai imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, a seguito dell’approvazione lo scorso 7 agosto.

Il nuovo codice doganale nazionale introduce una forte semplificazione della normativa: si passa da oltre 400 articoli di legge a 122 articoli, che consentiranno una forte riduzione anche del lavoro di applicazione della normativa. Un altro aspetto importante è che il legislatore delegato adegua la normativa italiana a quella europea e questo permetterà di risparmiare ulteriormente tempo nel coordinamento tra i due sistemi, eliminando i frequenti approfondimenti e rimandi tra gli ordinamenti che avvengono attualmente.

Sul fronte dei controlli doganali, uno degli obiettivi della riforma è ridurre i tempi: spesso la burocrazia richiede giorni, se non settimane, per concedere i nulla osta necessari a sdoganare le merci, con 18 istituzioni coinvolte nelle attività, tra ministeri ed enti che sovraintendono alla sicurezza e agli standard dei prodotti. Le nuove disposizioni nazionali prevedono invece la creazione di uno Sportello unico che funzionerà da singola interfaccia per le imprese che devono procedere all’esportazione di un prodotto: una piattaforma unica che gestirà in maniera simultanea le richieste e rilascerà le autorizzazioni.

Appuntamento al Forum del Commercio Internazionale

La riforma doganale sarà al centro della II Edizione del Forum del Commercio Internazionale organizzato da ARcom Formazione. Un appuntamento di rilievo nazionale che si terrà a Milano, presso l’Hotel Excelsior Gallia, il 15 novembre 2024. L’evento si prospetta come unico nel suo genere e riunirà esperti, istituzioni e opinion maker per discutere di geopolitica, commercio globale e novità doganali.

La giornata inizierà con i saluti del Vice Ministro dell’Economia e Finanze On.le Maurizio Leo e altri esponenti istituzionali di spicco. Il programma includerà tavole rotonde su temi come l’evoluzione dello scenario internazionale e diritto doganale. Sono previsti anche tavoli di lavoro tematici e il premio “Young International Trade Specialist” per le nuove generazioni. L’evento si avvarrà di patrocini e sponsor di prestigio, favorendo il networking.

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