Forte incremento delle esportazioni, continuo investimento sulla qualità delle produzioni, sinergie tra le diverse realtà del territorio, fortissima integrazione tra modello agricolo e apparato industriale e costante innovazione per migliorare la produzione e il suo impatto ambientale. Queste le chiavi di sviluppo che hanno caratterizzato nel 2022 il settore agroalimentare lombardo, emerse durante il Food Summit Lombardia svoltosi a febbraio a Pavia presso la sede del Teatro Fraschini. La seconda tappa, dopo il Piemonte, del ciclo itinerante di incontri questa volta dedicato alla filiera agroalimentare lombarda organizzati da Gruppo Food e il main sponsor Intesa Sanpaolo. Partner dell’iniziativa anche Inalpi, Molino Casillo e Riso Scotti. L’evento è stato l’occasione per discutere le criticità legate all’attuale contesto economico territoriale, evidenziare le potenzialità di crescita, con un focus particolare dedicato all’importanza strategica delle sinergie all’interno delle filiere e la condivisione di best practice e istanze dei protagonisti del settore.
La leadership della filiera agroalimentare lombarda: crescita costante e prospettive future positive
In un momento particolare e complesso come quello attuale, la filiera agroalimentare lombarda conferma la sua leadership nel comparto agricolo e, con oltre 3,8 miliardi di euro, è seconda in Europa e prima in Italia per valore aggiunto in agricoltura. Con 5,8 miliardi di euro è al primo posto in Italia anche per valore aggiunto nell’industria alimentare e delle bevande. A dirlo sono i dati dell’analisi di Intesa Sanpaolo presentati durante il convegno da Stefania Trenti, Head of Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, oltre che le tante testimonianze di imprenditori e produttori del territorio che stanno lavorando per mantenere un ritmo di crescita costante e affrontare le sfide in atto con sempre più fiducia nel futuro.
Da una survey condotta presso le filiali Intesa Sanpaolo dedicate all’Agribusiness, nel corso del 2022 si stima una crescita di fatturato per le imprese agro-alimentari lombarde, in tutte le principali filiere. Tra queste, spiccano la coltivazione di riso (oltre il 40 % del totale nazionale), e la zootecnia (circa la metà dei suini e un quarto dei bovini italiani sono allevati in regione), fortemente integrate con le tradizioni del territorio e l’industria della trasformazione.
In Lombardia si contano 76 prodotti DOP/IGP e quattro distretti agro-alimentari monitorati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che rappresentano le principali filiere della regione: lattiero caseario, riso, carni e salumi e vino. L’export agro-alimentare della Lombardia è quasi raddoppiato dal 2008 ad oggi, passando da 4,5 miliardi a circa 8,2 nel 2021. Nei primi nove mesi del 2022 le esportazioni lombarde della filiera sono cresciute del 19,1%, con ottimi risultati diffusi a tutti i mercati di sbocco, in particolare negli USA (+31%). Sul mercato interno, si sta assistendo a un fenomeno di normalizzazione post-Covid che vede le persone tornare maggiormente ai consumi fuori casa e abbandonare alcune abitudini alimentari instaurate con i lockdown.
La sfida di preservare la qualità dei prodotti italiani
In uno scenario positivo non mancano però le criticità, legate soprattutto al generale aumento dei costi che non sempre è possibile trasferire sui prezzi rivolti al consumatore finale, come ha sottolineato dal palco in particolare Antonio Auricchio, che ha invitato tutti gli attori coinvolti, produzione e distribuzione, a collaborare senza arretrare sulla qualità, per non indebolire i prodotti made in Italy che sono già oggetto di innumerevoli tentativi di imitazione all’estero.
Proprio la qualità è l’obiettivo portato avanti dalla Latteria Sociale Valtellina con il progetto di filiera sostenuto dalla Direzione Agribusiness di Intesa Sanpaolo: gli allevatori, grazie al rating della cooperativa, hanno potuto accedere a credito agevolato che ha consentito di avere stabilità finanziaria per continuare a produrre normalmente, nonostante le incertezze degli ultimi anni, e anche investire.
Ad oggi Intesa Sanpaolo ha già attivato nel comparto agro alimentare, 170 contratti di filiera che hanno coinvolto oltre 6.500 fornitori per un giro d’affari complessivo di oltre 22 miliardi di euro. “Il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo è la conferma della nostra volontà di sostenere le eccellenze dei territori facilitando l’accesso al credito, in termini di condizioni e tempistiche – ha sottolineato Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. – Un’agevolazione a beneficio di tutti i fornitori strategici individuati dall’azienda capofiliera con cui la Banca sigla l’accordo con l’intento di estendere le migliori condizioni a tutti i soggetti del processo produttivo”.
Intesa Sanpaolo era presente anche con la Destination Management Organisation, Colline e Oltre s.p.a., nata nel dicembre del 2021 in partnership con Fondazione Banca del Monte di Lombardia, e avente “la finalità di supportare la filiera turistico ricettiva dell’Oltrepò Pavese attraverso un modello efficiente di collaborazione fra pubblico e privato” sottolinea il D.G. Matteo Casagrande Paladini.
Innovazione come motore della resilienza e della sostenibilità dell’agroalimentare lombardo
Sempre dalla survey condotta presso le filiali Intesa Sanpaolo dedicate all’Agribusiness, emerge come a dominare la questione dei costi è in particolare il caro energia, cui segue quello delle materie prime e dei trasporti. Alle sfide di breve temine si uniscono poi quelle strategiche di lungo periodo, come la necessità di fronteggiare i cambiamenti climatici, che in Lombardia sono più sentiti rispetto alla media delle altre regioni. Tra tutti, il problema della siccità che ha colpito molto la produzione di riso e che rischia di compromettere anche molte altre filiere del territorio. Unanime sul palco tra imprenditori e operatori la fiducia nella possibilità di risolvere molti tra questi problemi con l’innovazione tecnologica: senza innovazione non c’è sostenibilità.
Con le testimonianze portate durante il Food Summit Lombardia 2022, i principali attori del territorio lombardo dimostrano, però, una forte capacità di reazione adottando diverse soluzioni, a partire dall’autoproduzione di energia, fino all’efficientamento dei processi e a progetti di automazione e sviluppo integrato di filiera.
È il caso ad esempio del Riso Venere Scotti, prodotto nato grazie alla collaborazione con la cooperativa di risicoltori sardi e piemontesi Sa.Pi.Se. Il progetto è stato possibile grazie ad una condivisione di valori ed obiettivi: Riso Scotti lavora da anni per offrire al consumatore prodotti innovativi e di qualità, mentre Sa.Pi.Se cercava un’opportunità per far conoscere un prodotto così particolare e lontano dalle abitudini di consumo italiane. Da questa sinergia è nato un caso di successo ormai conosciuto in tutta Italia e nel mondo.
Prospettive future: la voglia di investire c’è, scarsa la consapevolezza
Per quanto riguarda le aspettative per il 2023, secondo Intesa Sanpaolo nella prima parte dell’anno attraverseremo una fase di rallentamento dell’economia mondiale e italiana, per poi assistere ad una ripresa della crescita a partire dal secondo/terzo trimestre. Per quanto riguarda l’energia, sebbene in un quadro molto incerto l’aspettativa è che man mano le tensioni che hanno causato l’impennata dei prezzi si attenuino. Lo shock determinato dall’inflazione sul reddito delle famiglie si rifletterà soprattutto sui consumi delle famiglie meno abbienti.
Nonostante le criticità registrate, l’intenzione di continuare a investire c’è, soprattutto in digitale e sostenibilità. Esempi di successo sono già sul territorio, come la Martino Rossi, azienda agricola di Cremona specializzata nella produzione di farine senza glutine e preparati plant-based per l’industria alimentare, che ha raccontato sul palco di Pavia il progetto Undertrip, che riguarda l’irrigazione di precisione ed è nato con l’obiettivo di mitigare la scarsità di acqua degli ultimi anni. Secondo un’analisi effettuata dall’Università di Milano insieme all’Università Cattolica di Piacenza questo progetto ha contribuito ad abbattere del 50% il consumo di acqua e del 40% le emissioni di gas serra dell’azienda.
Infine, molti di questi investimenti in digitale e sostenibilità potranno usufruire dei fondi messi a disposizione dal PNRR. Per il settore agroalimentare sono previsti 6,8 miliardi di euro, ma ancora troppe poche imprese, soprattutto le più piccole, sembrano essere consapevoli delle opportunità messe a disposizione.