Soluzioni

Fertilizzanti: agricoltura di precisione e prodotti innovativi salvano la filiera

I tecnici CAI (Consorzi Agrari d’Italia) affermano che agricoltura di precisione e prodotti innovativi, come quelli a cessione controllata dell’azoto, possono portare a una riduzione del 25% dei costi aziendali standard di concimazione, garantendo il fabbisogno nazionale di prodotti agricoli con grande attenzione alla sostenibilità e ai risparmi delle aziende

Pubblicato il 18 Ott 2022

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Nel 2022, secondo un’analisi della Coldiretti, a causa del caro energia e del conseguente aumento dei prezzi, le aziende agricole hanno ridotto di almeno il 30% gli acquisti di fertilizzanti tradizionali. L’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro dello scorso anno, mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata. Proprio per questo motivo è necessario lavorare a soluzioni alternative in grado di garantire l’adeguata concimazione dei terreni, massimizzare le rese produttive e tenere alti gli standard qualitativi del prodotto. Solo così ora più che mai è possibile garantire il fabbisogno nazionale di prodotti agricoli con grande attenzione alla sostenibilità e ai risparmi delle aziende.

I tecnici di CAI – Consorzi Agrari d’Italia, che quotidianamente lavorano accanto a oltre 200mila aziende agricole in tutto il Paese, consigliano di utilizzare prodotti innovativi, come quelli a cessione controllata dell’azoto, per ottenere un risparmio del 25% circa sui costi standard di concimazione. Un ulteriore aiuto può arrivare dai sistemi di agricoltura di precisione che permettono di massimizzare la concimazione e risparmiare anche fino al 20% sul dosaggio di prodotti tradizionali. Importante anche il contributo dei batteri azoto fissatori per rendere disponibile l’azoto atmosferico e sfruttarlo per la nutrizione delle piante. Un contributo importante visto che l’Italia importa il 70% circa di concimi minerali (azotati, fosfatici, potassio), con l’Egitto che da sola rappresenta poco meno del 50% delle importazioni, seguito da Ucraina (10-15%), Algeria, Libia, Turchia, Marocco, Bielorussia e Russia. Più contenuti i problemi per i fertilizzanti organici e organominerali, la cui produzione nazionale arriva a coprire il 90% del fabbisogno.

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