Grano

Grano made in Italy: genetica e agricoltura 4.0 aumentano produzione e qualità, diminuendo i costi

Presentata da Consorzi Agrari d’Italia, Sis – Società Italiana Sementi e Ibf Servizi la strategia che potrebbe portare a incrementare del 12% la produzione di grano italiano con un risparmio per le aziende agricole del 9% rispetto ai costi di coltivazione tradizionali 

Pubblicato il 06 Giu 2022

Intelligenza artificiale: il mondo agrifood può produrre di più e consumare meno

Alla luce del difficile contesto internazionale, Consorzi Agrari d’Italia, SIS – Società Italiana Sementi e IBF Servizi hanno presentato i risultati di un anno di sperimentazione, dallo studio del terreno alla scelta del seme di grano duro o tenero più adatto, dalla strategia sostenibile di difesa e nutrizione alle tecniche di agricoltura di precisione, con l’obiettivo di aumentare la produzione di grano Made in Italy, diminuire i costi aziendali e mantenere sempre un alto livello qualitativo dei cereali.

La ricetta virtuosa, proposta alle oltre 700 aziende agricole che hanno partecipato alle “Giornate in Campo 2022”, tour tra alcuni degli oltre 30 campi sperimentali gestiti dal gruppo per l’Italia, potrebbe consentire di aumentare del 12% la produzione di grano tenero e duro italiano con un risparmio per le aziende agricole del 9% rispetto ai costi di coltivazione tradizionali. 

 

Il calo della produzione del grano

Una iniziativa molto importante anche di fronte alle prime stime negative della campagna cerealicola che sta per iniziare. 

Caldo torrido e assenza di piogge, ad oggi, potrebbero influire in maniera determinante sulle rese dei campi di grano del Paese, mentre i prezzi dovrebbero attestarsi in linea con le medie del periodo nonostante i costi di produzione più che raddoppiati per le aziende agricole rispetto al 2021. 

Negli areali di Emilia-Romagna e Veneto le prime previsioni parlano di un calo intorno al 10%, mentre per le regioni centrali la diminuzione potrebbe attestarsi intorno al 15-20%. La forbice si allarga al Sud con un calo tra il 15 e il 30% soprattutto nelle isole. 

I dati sulle superfici coltivate a cereali, fermi a gennaio secondo la rilevazione Istat che non tiene conto delle semine tardive di numerose regioni, vedono il frumento tenero attestarsi a poco più di 500mila ettari (+1% rispetto allo scorso anno), mentre il grano duro è fermo a 1,21 milioni di ettari (-1,5% rispetto al 2021). 

In controtendenza i dati sulle superfici destinate a grano da seme, sotto l’impulso di una maggiore richiesta di cereali certificati, con il grano duro che segna +8% e il tenero sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno, segno anche di una fiducia crescente degli agricoltori verso tipologie di semi particolarmente richieste sul mercato attraverso contratti di filiera. 

 

Semi: genotipi innovativi che si adattano ai mutamenti climatici e del suolo

Il polo sementiero composto da CAI e SIS, quest’ultima con una esperienza e una storia di oltre 75 anni, è la più importante realtà nel panorama nazionale che quest’anno ha registrato +20% sulle vendite di semi certificati. 

Durante tutto l’anno i tecnici di Sis svolgono un’intensa attività di screening per l’individuazione di genotipi innovativi e adattabili alle diversificate condizioni pedoclimatiche della nostra cerealicoltura, oltre che alle nuove sfide offerte dai mutamenti climatici in atto. 

Nel grano duro ci sono varietà come CORE e CLAUDIO, note per la rusticità e stabilità produttiva, mentre apprezzate dai trasformatori e pastifici c’è il MARCO AURELIO (eccellente rapporto produttività/qualità e quantità glutine) e FURIO CAMILLO (per il rapporto produttività/peso specifico e proteine). 

Tra i frumenti teneri, lo sviluppo della nota varietà BOLOGNA ha dato un forte contributo al miglioramento qualitativo del monte granario nazionale, che può contare su varietà come GIORGIONE per i prodotti da forno come i dolci natalizi e il GIAMBOLOGNA. Di rilievo il PALESIO (ciclo precoce, con elevata stabilità qualitativa) e BELLINI (eccellente potenzialità e stabilità produttiva), mentre tra i biscottieri il DONATELLO rappresenta una novità di ampia adattabilità. 

Quella dei nomi è una tradizione che ha radici lontane: nel caso del grano duro i nomi sono quelli dei grandi personaggi dell’Antica Roma anche perché le prime migliorie genetiche nascevano proprio nella Capitale a metà del secolo scorso, invece per il grano tenero in tempi più recenti ci si è ispirati ai nomi dei grandi artisti italiani. 

 

CAI mette a punto una strategia sostenibile di difesa e nutrizione

Vista l’impennata dei costi energetici che si sono abbattuti sui bilanci aziendali, e della guerra in corso in Ucraina, con il costo dei concimi tradizionali, scarsamente reperibili sul mercato, schizzati verso l’alto (urea +150% in media, fosfato biammonico Dap +100%), l’attività sperimentale di CAI ha provato a cercare soluzioni in grado di ridurre le quantità distribuite, impiegando concimi più performanti ed innovativi e perseguendo lo scopo di nutrire i cereali nel rispetto dell’ambiente con tecniche efficaci e sostenibili. 

I pilastri sono l’utilizzo di concimi azotati a cessione controllata e fosforo protetto della retrogradazione, completati dall’utilizzo di batteri azotofissatori e concimi liquidi, con una grande attenzione a mantenere la fertilità dei terreni agricoli. L’impiego dei prodotti viene inoltre efficientato dall’ausilio di tecniche di agricoltura di precisione che consentono di concimare le colture solo dove c’è bisogno, perseguendo l’aumento delle produzioni con l’attenzione alla razionalizzazione dei costi. 

 

IBF propone tecniche di agricoltura di precisione 

IBF Servizi, sfruttando le soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato, ed il know how maturato anche grazie alla costante collaborazione con le aziende del gruppo, imposta il flusso di lavoro relativo all’assistenza alla gestione agronomica indagando e gestendo in modo dinamico le interazioni tra suolo, pianta ed atmosfera. 

L’adozione delle tecniche di agricoltura di precisione, così testate su oltre 900.000 ettari serviti in Italia, permette di ottimizzare l’uso delle risorse aziendali, arrivando a risparmiare in alcuni casi fino al 15% di concime, o fino al 20% di acqua su colture irrigue, con l’obiettivo di innalzare le rese, rispetto ad una conduzione tradizionale. 

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