Il rapporto tra fotovoltaico e settore agricolo, come noto, non è stato in questi anni dei più semplici, per tutta una serie di motivi, a partire dalla (presunta) sottrazione di terreno agricolo da parte di questi impianti. C’è però un altro tema che, soprattutto in un Paese come l’Italia, ha sinora frenato la piena applicazione del solare nel mondo primario, ovvero la tutela del paesaggio, che sinora è stata vista in contrapposizione con l’avanzata delle fonti pulite. Se n’è parlato in occasione del webinar “Sistemi agrivoltaici: quali prospettive tra autorizzazioni, trasformazioni del paesaggio e transizione energetica”, organizzato da ENEA in collaborazione con ETA-Florence Renewable Energies.
Come ha infatti messo in evidenza Alessandra Scognamiglio del Dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, Coordinatrice Task Force Agrivoltaico Sostenibile di ENEA, “Molti operatori energetici trascurano questo tema del paesaggio. Allo stesso tempo c’è però un cultura molto conservativa: la conseguenza principale è una sorta di contrapposizione tra fotovoltaico e paesaggio che dovrebbe essere superata. Nelle ultime settimane c’è stata una spinta estrema alla semplificazione autorizzativa per gli impianti da fonti rinnovabili per via della Crisi ucraina, ma il tema del rapporto con il paesaggio resta importante. In questo senso, i sistemi agrivoltaici possono essere visti come operazioni sartoriali per ‘infrastrutturare’ il paesaggio agrario”.
L’impatto della transizione energetica
Il tema è stato ulteriormente approfondito da Alessandro Visalli di Progetto Verde, realtà che in questi anni ha effettivamente realizzato grandi impianti in un contesto agricolo: “Oggi gli impianti fotovoltaici più efficienti producono energia in maniera più economica: basti pensare che il costo per quelli su scala industriale è intorno ai 60 euro a MWH, dunque è inferiore a prezzi di mercato, senza necessità di incentivi a supporto. Inoltre, dobbiamo liberarci dalla dipendenza da gas e petrolio e completare la transizione energetica. Però in materia di autorizzazioni è difficile fare troppa semplificazione, i grandi progetti richiedono valutazioni complesse. Bisogna, insomma, che i diversi interessi pubblici siano coordinati. D’altra parte grandi impianti richiedono inevitabilmente una trasformazione del paesaggio consolidato, che va fatta in modo consapevole. Anche perché per raggiungere gli obiettivi europei in materia di fonti rinnovabili, servirà utilizzare il 2% della Sau. Che non è tanto ma neppure poco, considerato il problema della crisi alimentare che si fa affacciando”.
I principi da seguire
Secondo Progetto Verde, perché si possa realizzare un progetto agrivoltaico in equilibrio con la componente paesaggistica basterebbe seguire alcune semplici regole. Innanzitutto, occorrerebbe realizzare progetti autosufficienti, cioè capaci di stare autonomamente sul mercato sia nella componente fotovoltaica che in quella agricola. Questo significa che la produzione elettrica non deve essere sacrificata, ma al contempo anche la produzione agricola deve essere pienamente redditiva. “Tali progetti, vista l’urgenza energetica, dovrebbero essere realizzati nei tempi corretti, ascoltando tutte le parti interessate, senza che nessuna abbia un diritto di veto. Un buon progetto, inoltre, si deve basare su buoni compromessi e deve portare alla produzione di cibo sostenibile”.
Per fare del buon agrivoltaico serve insomma una soluzione impiantistica che sia compatibile con il paesaggio e di sostegno alla biodiversità, capace di unire attività imprenditoriali autosufficienti. Ulteriori spunti sono arrivati dall’intervento di Maurizio Commodi di AKRENGROUP: “Il fotovoltaico può portare cibo di migliore qualità in agricoltura, per effetto della riduzione dell’utilizzo di combustibili basati sul carbonio nell’attività agricola. D’altra parte lo stesso paesaggio antropico è un’opera d’arte perennemente trasformata. Le campagne agricole sono oggi diverse rispetto a quelle di alcune decenni fa, per effetto dei cambiamenti che sono intercorsi da un punto di vista tecnologico e sociale. Da questo punto di vista, la conservazione dello status quo è semplicemente anacronistica”. Secondo Commodi, dunque, l’integrazione tra fotovoltaico e agricoltura dovrebbe seguire alcuni semplici principi: il rispetto dei segni permanenti; la leggibilità del progetto contro i falsi mimetismi; la reversibilità, cioè la possibilità di restituire poi i terreni alla sola attività agricola.