Food waste

Oltre 12 mrd di cibo perso all’anno solo in Italia: ENEA, 10 buone pratiche per ridurre il food waste

“Lo spreco alimentare non ha solo un costo economico elevato, ma impatta sull’ambiente e sulle risorse naturali, sul benessere delle persone e sul loro sostentamento. Da qui l’importanza di individuare i fattori che determinano perdite e sprechi e le potenziali azioni strategiche di prevenzione e di contenimento nella fase post-vendita, per orientare il consumatore verso modelli di consumo più consapevoli” spiega Chiara Nobili della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA.

Pubblicato il 21 Feb 2022

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Ogni anno in Italia vengono sprecate oltre 5 milioni di tonnellate di cibo, circa 85 chilogrammi pro capite, pari al 15,4 % dei consumi alimentari totali con un costo di 12,6 miliardi di euro e oltre 24,5 milioni di tonnellate di carbonio emesse. In Europa lo spreco arriva a 90 milioni di tonnellate, ovvero 180 kg a persona all’anno, ma anche a livello mondiale i numeri sono allarmanti: il 17% del cibo a disposizione dei consumatori si perde o si spreca, con un costo di mille miliardi di dollari l’anno (dati FAO). È quanto evidenzia ENEA che, in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio, pubblica 10 buone pratiche per ridurre lo spreco di cibo.

“Lo spreco alimentare non ha solo un costo economico elevato, ma impatta sull’ambiente e le risorse naturali, sul benessere delle persone e sul loro sostentamento. Da qui l’importanza di individuare i fattori che determinano perdite e sprechi e le potenziali azioni strategiche di prevenzione e di contenimento nella fase post-vendita, per orientare il consumatore verso modelli di consumo più consapevoli – spiega Chiara Nobili della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA – In questo contesto diviene sempre più importante perseguire obiettivi di prevenzione e riduzione dei rifiuti alimentari, agendo su tutto il sistema, con un approccio differenziato a seconda della connotazione specifica delle singole fasi”.

Il decalogo ENEA orienta il consumatore verso modelli di consumo più consapevoli e circolari

Al primo posto compare la lista della spesa, di cui servirsi per evitare acquisti extra che molto probabilmente si trasformeranno in avanzi; al secondo, il controllo della scadenza dei prodotti, pensando a quando si utilizzeranno, consapevoli che il mancato consumo si traduce direttamente in uno spreco. Occorre poi, fare attenzione alle etichette scegliendo prodotti che riportano informazioni su tecnologie o ingredienti che aiutano a limitare lo spreco alimentare; ma anche al destino della confezione a fine vita in modo da ridurre la quantità di indifferenziata nell‘immondizia.
Fra i suggerimenti anche l’acquisto di prodotti bio, in quanto l’agricoltura biologica riduce i consumi energetici di almeno il 25%, le emissioni di CO2 e non inquina le falde acquifere; e l’inventare nuove pietanze utilizzando gli avanzi di cucina, con fantasia e creatività.
Ancora, il catalogo invita ad informarsi sui programmi contro lo spreco alimentare della propria città, oppure di organizzarsi per donare il surplus alimentare alle onlus che raccolgono gli avanzi di cibo “buono” e lo redistribuiscono a chi ne ha bisogno.

La prevenzione degli sprechi inizia dal campo

Il decalogo emerge dal Rapporto L’economia circolare nelle filiere industriali: i casi Costruzione&Demolizione (C&D) e Agrifood della Piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare (ICESP) coordinata da ENEA che si è focalizzata sulla raccolta e lo studio di buone pratiche ma anche nel far convergere iniziative ed esperienze, evidenziare criticità e prospettive di tutti gli attori dell’economia circolare del nostro Paese, per promuovere e rappresentare in Europa “the Italian way for a circular economy”.

Secondo il rapporto, la prevenzione degli sprechi rappresenta il primo passo verso la transizione all’economia circolare specialmente nel settore agroalimentare dove lo spreco inizia in campo, cioè quando la produzione alimentare viene pianificata secondo parametri diversi dall’effettiva domanda di cibo (ad esempio secondo accordi contrattuali con i rivenditori) e finisce dopo l’ultimo piatto cucinato, poiché lo smaltimento dei rifiuti richiede un ulteriore spreco di risorse.

ICESP è nata nel 2018 come hub italiano della piattaforma europea ECESP (European Circular Economy Stakeholder Platform) e punta alla promozione di modelli di produzione e consumo più circolari, sinergie tra politiche industriali, ambientali e sociali, approcci collaborativi per la transizione verso l’economia circolare nelle filiere industriali e nelle città. Con 143 organizzazioni firmatarie in rappresentanza di istituzioni, imprese e associazioni di categoria, mondo della ricerca e società civile e oltre 261 organizzazioni partecipanti ai gruppi di lavoro tematici, oggi ICESP rappresenta una consolidata realtà di riferimento e confronto sul tema, riconosciuta a livello nazionale ed internazionale e collabora attivamente con analoghe piattaforme europee.

Immagine fornita da Shutterstock

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