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Space economy e agricoltura: tecnologie satellitari driver chiave per la transizione ecologica

Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, l’Osservazione della Terra e la Navigazione, ambiti chiave dell’Economia dello Spazio, possono avere un ruolo concreto nell’ottimizzare il suolo agricolo avendo un impatto sull’SDG 2 di “Zero Hunger”. Si tratta solo di uno degli impatti del comparto, in continua crescita, sul benessere del pianeta: le applicazioni si estendono anche al monitoraggio dell’inquinamento e alla previsione della deforestazione. Per il Belpaese, il settore rappresenta ormai una leva fondamentale di competitività e sostenibilità

Pubblicato il 25 Gen 2022

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Sapete che l’Osservazione della Terra e la Navigazione, ambiti chiave della Space Economy, possono avere un ruolo concreto nell’ottimizzare il suolo agricolo avendo un impatto sull’SDG 2 di “Zero Hunger”? E che i sistemi di monitoraggio remoto degli impianti, anch’essi frutto delle tecnologie satellitari, possono influire positivamente sull’SDG 7 di “Affordable and Clean Energy” che si prefigge di garantire l’accesso all’Energia?

L’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano – che questa mattina ha presentato i nuovi dati al convegno “La Space Economy per la competitività e lo sviluppo sociale del Paese”  – ha studiato l’adozione di applicazioni satellitari per la sostenibilità, analizzando in particolare il contributo dell’Osservazione della Terra, della Navigazione e della Comunicazione ai diversi SDG. Ne emerge come l’Osservazione della Terra può avere un impatto diretto su 10 SDGs e indiretto su altri 6, la Navigazione un impatto diretto su 6 SDGs e indiretto su altri 9, la Comunicazione un impatto diretto su 4 SDGs e indiretto su altri 11.

Una spinta cruciale verso i 17 SDGs

Insomma, forse non tutti lo sanno, ma le tecnologie satellitari e la Space economy rappresentano oggi due fra i più rilevanti driver per raggiungere i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite. E il loro contributo anche in termini di tutela ambientale e promozione dell’agricoltura sostenibile è tutt’altro che secondario. Pensateci: le soluzioni basate su tecnologie spaziali permettono ad esempio di realizzare mappe di copertura del suolo per sviluppare modelli climatici o immagini multispettrali e radar per costruire modelli predittivi sulla deforestazione. O ancora di creare mappe di suscettibilità sulle zone a rischio frane, di monitorare i livelli di inquinamento o le dune nel deserto.

Oltre a questo, la ricerca spaziale può contribuire alla transizione digitale e ecologica, alla mobilità sostenibile, all’inclusione e alla salute. Le nuove infrastrutture SatCom saranno infatti centrali in futuro per lo sviluppo della telecomunicazione, della crittografia quantistica, della telemedicina, mentre la protezione del pianeta e la transizione ecologica richiedono applicazioni avanzate di osservazione dallo spazio. Allo stesso modo, la mobilità intelligente e la guida autonoma potranno svilupparsi solo con sistemi satellitari di posizionamento e geo-localizzazione. In questo contesto, l’integrazione delle tecnologie digitali in infrastrutture spaziali di nuova generazione costituisce il cuore della New Space Economy, la frontiera decisiva per lo sviluppo di servizi innovativi ad elevato valore aggiunto.

“La Space Economy assumerà un ruolo strategico sempre più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e transizione dell’agenda europea e italiana – aggiungono Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, Direttori dell’Osservatorio Space Economy -. In questa prospettiva, per l’Italia il 2021 ha rappresentato una tappa fondamentale in cui il settore ha saputo accreditarsi come uno dei fattori chiave per la competitività internazionale e lo sviluppo sociale del Paese. La sfida futura sarà far corrispondere i risultati alle aspettative suscitate”.

Un comparto strategico per la competitività del Belpaese

La ricerca evidenzia che il 2021 è stato un anno importante per la Space Economy italiana, riconosciuta uno dei fattori chiave per la competitività e lo sviluppo sociale del Paese. Dalle aziende dell’industria spaziale (il cosiddetto Upstream), agli IT provider e system integrator (Downstream) fino alle imprese utenti finali, è convinzione diffusa che le tecnologie satellitari in combinazione con le tecnologie digitali più avanzate siano oggi un driver fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità nei settori più diversi. In questa prospettiva saranno mobilizzati nei prossimi anni ingenti investimenti pubblici e privati.

Gli investimenti in Space Economy sono già significativi in tutto il mondo. Per i programmi spaziali si stima una somma dei budget governativi a livello globale tra 86,9 miliardi e 100,7 miliardi di dollari. Per entità di spesa, nell’anno fiscale 2021, appena dopo gli Stati Uniti (ampiamente al primo posto nel mondo con gli 43,01 miliardi di dollari), viene l’Europa con 11,48 miliardi di dollari, seguita da Cina, Russia, Giappone e India: grazie a Copernicus, EGNOS e Galileo, l’UE possiede sistemi spaziali di livello mondiale, con più di 30 satelliti in orbita (e l’intenzione di raddoppiarli nei prossimi 10-15 anni) e una previsione di spesa di 14,8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, la somma più alta mai stanziata prima.

Ben 88 Paesi nel mondo investono in programmi spaziali, 14 dei quali hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i 9 dotati di un’agenzia spaziale con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Analizzando gli investimenti dei singoli Paesi in relazione al PIL (0,06% nel 2019), il nostro Paese si colloca al sesto posto al mondo, dopo Russia, Usa, Francia, India e Germania, e al terzo in Europa. Con 589,9 milioni di euro, l’Italia è il terzo contribuente all’European Space Agency nel 2021, dopo Francia (1065,8 milioni) e Germania (968,6).

Crescono i finanziamenti privati nelle startup del settore

Ma sono significativi anche gli investimenti privati nelle startup della Space Economy. Nel 2021, si stimano complessivamente 12,3 miliardi di euro di finanziamenti a livello globale, una cifra rilevante con un sempre maggiore coinvolgimento del mercato azionario: ben 606 imprese nel 2021 si sono quotate tramite il meccanismo di Spac (Special Purpose Acquisition Company), contro una sola nel 2020.

A fronte di questi investimenti, si stima che il mercato della Space Economy valga oggi 371 miliardi di dollari di ricavi a livello globale, di cui il 73% riconducibile all’industria satellitare (che include servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione ed osservazione della Terra, prodotti per l’equipaggiamento a Terra come sensori, antenne o GPS). Complessivamente, le stime 2021 di crescita sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente (il cui valore era stimato a 366 miliardi di dollari).

Ma la Space Economy cresce anche in termini di satelliti in orbita. Nel 2021 se ne contano in totale 4838, con un aumento in particolare dei piccoli satelliti (sotto i 600 kg): solo nel 2020 ne sono stati lanciati il 40% (pari a 1202 satelliti) di quelli lanciati negli ultimi 10 anni. E qui si gioca uno dei paradossi del settore: da un lato improntato al green e alla promozione della sostenibilità, l’Economia dello Spazio conta infatti anche una massa totale dei satelliti orbitanti di circa 564 tonnellate, in un trend di aumento costante che porta con sé certamente grandi opportunità, ma anche il rischio di inquinamento dello spazio e di collisioni involontarie tra carichi operativi e detriti spaziali.

“Il 2021 è stato un anno importante per la crescita dell’attività spaziale, testimoniata dall’aumento del numero di satelliti in orbita, dall’accelerazione nei viaggi spaziali con civili realizzate da aziende come SpaceX, Blue Origin, Virgin Galactic, ma soprattutto dalla consapevolezza diffusa sulla rilevanza strategica della Space Economy – affermano Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Oggi la Space Economy è sempre più centrale nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale delle attività economiche, nel dibattito pubblico e nelle politiche industriali di molti Paesi. I prossimi anni saranno fondamentali per un pieno sviluppo dei servizi e l’ampliamento delle opportunità, con il PNRR e il New Deal Europeo a trainare innovazione e nuove infrastrutture nel nostro Paese”.

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