Utilizzare solo i materiali e le leggi della termodinamica, evitando il ricorso a massicce quantità di energia elettrica, per coltivare cetrioli, peperoni, lattuga e pomodori anche nel gelido inverno dell’Alberta, in Canada? E’ quanto Dong Jianyi, agronomo cinese che ha abbandonato l’industria degli idrocarburi a causa del crollo dei prezzi del petrolio, sta realizzando con la sua Fresh Pal Farms, oggi considerata la più grande “serra passiva” del Canada.
Il boom dell’agricoltura in serra
Quando i consumatori canadesi si recano al reparto ortofrutta del proprio supermercato locale, possono scegliere tra un’enorme varietà di frutta e verdura, molta della quale proviene dal Messico o dal sud degli Stati Uniti, soprattutto nei mesi invernali. In realtà, negli ultimi anni, sempre più coltivatori di ortofrutta canadesi hanno iniziato a rispondere al desiderio sempre crescente di verdure coltivate sul territorio. Dal 2012 al 2016, l’industria canadese dell’agricoltura in serra è cresciuta del 17%, con un volume totale di verdure raccolte in serra che è passato da 13,3 milioni di metri quadrati a 15,6 milioni di metri quadrati.
Il progetto di Dong si inserisce in questo contesto, nell’ambito di un comparto agricolo ormai ampiamente automatizzato, con ambienti in cui si utilizzano sistemi di controllo del riscaldamento, dell’acqua, dei nutrienti e dell’illuminazione. Ma la sua intuizione potrebbe davvero fare la differenza. Dato l’aumento della spesa per il salario dei lavoratori stagionali e a tempo indeterminato (nel 2018, ad esempio, il salario minimo in Ontario è cresciuto da 11,40 dollari a 14 dollari all’ora), infatti, i coltivatori in serra stanno cercando soluzioni per tagliare le spese e migliorare i margini, come sistemi di illuminazione e di coltivazione che permettano di ridurre i costi di produzione aumentando l’efficienza e la resa.
L’esperienza di Dong trova il suo background nel freddo nord della Cina, dove la coltivazione di ortaggi richiede innovazione e le serre passive che non utilizzano l’elettricità sono comuni. “Nel nord della Cina, anche in inverno fa davvero freddo e piuttosto buio, ma le persone possono crescere tutto l’anno. Dove ho vissuto in Cina, c’erano così tante serre solari passive. Ma in Canada non ne ho visti su scala commerciale”.
Una tecnologia sostenibile
La serra è lunga 300 piedi e larga 30 ed è costruita con un telaio in acciaio con due tetti in plastica poliolefinica. Un motore elettrico, mosso da un generatore, consente agli operatori di estendere e ritrarre una coperta isolante per intrappolare il calore assorbito durante il giorno. Ciò mantiene lo spazio interno di 10.000 piedi quadrati a 28°C (82°F) rispetto alle temperature esterne di dicembre di -7°C (20°F). Sul lato nord si trova un muro di argilla spesso 24 pollici, che cattura più facilmente la luce dal sole a sud. Di notte l’argilla irradia calore nello spazio, assicurando ulteriormente che le piante possano sopravvivere alla temperatura invernale che a Olds, Alberta, può scendere fino a -31°F (-35°C).
L’anno scorso Dong ha coltivato 29.000 libbre di pomodori, risparmiando 30.000 dollari di costi energetici e di riscaldamento. Le serre solari passive hanno un costo iniziale elevato, ammette Dong, ma ripagano l’investimento negli anni successivi attraverso il risparmio energetico.