L’obbligo di etichettatura di origine sugli alimenti Made in Italy rafforza la proposta di inserimento della cucina italiana nel patrimonio Unesco e soddisfa l’esigenza di trasparenza manifestata dall’86% degli italiani, interessati a conoscere la provenienza dei prodotti alimentari che consumano.
Questo è quanto dichiarato dal presidente della Coldiretti, Ettore Prandini che, basandosi su dati Censis, mostra apprezzamento per la sottoscrizione dei decreti nazionali riguardanti l’indicazione della provenienza in etichetta da parte del Ministro dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, insieme ai ministri delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci.
I decreti prevedono la proroga fino al 31 dicembre 2024 per il regime sperimentale italiano sull’indicazione della provenienza in etichetta della materia prima per pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero-caseari; una misura fortemente sollecitata dalla Coldiretti.
In questo scenario le imprese agricole possono (e devono) contare sempre di più su soluzioni che non solo consentano di adempiere a questi requisiti, ma che permettano una corretta valorizzazione commerciale.
I temi legati alla necessità di tracciare e verificare in modo sempre più preciso la provenienza non sono solo una garanzia per la sicurezza alimentare, per la salute e la qualità dei prodotti, ma rappresentano anche un metodo per garantire una reale protezione e valorizzazione dei prodotti italiani a fronte dei tanti, troppi, rischi legati all’Italian sounding.
Italia apripista in Europa nelle politiche di tutela della salute dei cittadini
Prandini ci tiene a sottolineare che l’indicazione della provenienza in etichetta rappresenta un provvedimento significativo per “salvare la spesa Made in Italy” e garantire trasparenza ai consumatori e alle aziende. Ha poi aggiunto: “come sui cibi artificiali, l’Italia conferma il suo ruolo di apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini, poiché siamo stati il primo Paese ad adottare norme nazionali per l’obbligo di etichettatura di origine degli alimenti verso il quale si sta progressivamente allineando tutta l’Unione Europa con il superamento di dubbi e contestazioni, a livello nazionale e comunitario, che fanno ormai parte del passato”.
Il Presidente della Coldiretti richiama la recente approvazione da parte del Parlamento Europeo dell’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, nonché per il miele, per il quale le etichette diventano ancora più trasparenti con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele.
A partire dal 1° gennaio 2025, sarà obbligatoria l’etichetta d’origine anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole, pistacchi, pinoli ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, mele secche, pere secche prugne secche, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati compresi di tartufi e zafferano.
Indicazione di provenienza in etichetta per scongiurare il rischio di Italian Sounding
La Coldiretti precisa poi che la firma del decreto interministeriale sull’indicazione di provenienza in etichetta è un passo fondamentale per “impedire che vengano spacciati come Made in Italy prodotti ingredienti di bassa qualità provenienti dall’estero che non rispettano i rigidi paramenti di qualità di quelli nazionali”.
L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una storica rivendicazione della Coldiretti, introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002. Secondo la Coldiretti, questa misura garantisce trasparenza sulla reale origine dei prodotti base della dieta degli italiani, che rappresentano circa l’80% della spesa alimentare. Tuttavia, rimane ancora sconosciuta l’origine del grano utilizzato nel pane, nella farina, nei dolci, nella pizza e nei biscotti e degli ingredienti impiegati nei gelati e nei surgelati.