COP26, adattamento al climate change: (anche) all’agricoltura il compito di accelerare un ritorno a interventi “nature-based”

Nell’ambito dell’Adaptation planning presentato a COP26 arriva dagli esperti della United Nations University (UNU) e del World Food Programme (WFP) un richiamo alla necessità di promuovere progetti e interventi che prevedano progetti basati su un “ruolo attivo” della natura come l’agricoltura rigenerativa

Pubblicato il 10 Nov 2021

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Dall’”Adattamento” alla trasformazione: a COP26 si prende atto che la necessità di affrontare i cambiamenti climatici ormai consolidati e di adottare misure per rispondere a minacce sempre più frequenti è già una “forma” di trasformazione.

In particolare, il settore agroalimentare rappresenta uno degli ambiti in cui adattamento e trasformazione si sovrappongono con maggiore consistenza. La produzione alimentare è drammaticamente colpita da eventi climatici avversi che si sono quintuplicati per quantità e intensità negli ultimi 50 anni sottraendo risorse al settore primario e diventando più cruenti e drammatici proprio nel momento in cui la crescita demografica chiede a questo settore di aumentare la propria capacità di produzione.

Il paradosso dell’agrifood è stato più volte evidenziato: per rispondere a una crescita della domanda di cibo sono state adottate pratiche come la diffusione di colture intensive e come la deforestazione che stanno impoverendo la capacità produttiva del settore che deve nello stesso tempo affrontare nuove minacce sempre più intense e sempre più imprevedibili.

A COP26 per affrontare il grande tema dell’”Adattamento” ai cambiamenti climatici la United Nations University (UNU), l’Institute for Environment and Human Security (UNU-EHS) e il World Food Program (WFP) chiedono una migliore integrazione delle soluzioni basate sulla natura nella pianificazione delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il rapporto dell’UNU-EHS “Interconnected Disaster Risks“, mostra purtroppo una concreta interconnessione tra i fenomeni che stanno alla base di molti disastri avvenuti in diverse parti del mondo. Il report dimostra scientificamente che si tratta di effetti dovuti ai cambiamenti climatici e che per adattarsi, arginarli e ridurre i rischi collegati occorre cercare soluzioni basate sulla natura.

Sempre il report UNU-EHS mette in evidenza che la scienza ha tolto ogni dubbio sul fatto sul fatto che dalle soluzioni basate sulla natura non solo possono arrivare soluzioni per affrontare i cambiamenti climatici, ma si possono contenere i “nuovi” disastri sia nel breve sia soprattutto nel lungo periodo.

Da COP26 arriva un impegno, nel segno dell’Adaptation planning per un recupero di una agricoltura che vive responsabilmente il rapporto con i territori, che rispetti le risorse evitando sprechi e ponendo fine a uno sfruttamento del suolo che sta portando inevitabilmente alla desertificazione o all’erosione della capacità produttiva ed evitando allo stesso tempo pratiche che stanno compromettendo la biodiversità del pianeta. Tutti rischi che mettono in diretta relazione il ruolo della natura con la capacità di produzione dell’agricoltura e con la necessità di ridurre i rischi legati all’insicurezza alimentare. La diffusione di pratiche di agricoltura rigenerativa consentono di proteggere e conservare il suolo, mentre pratiche e soluzioni di precision farming basate su sensoristica territoriale, droni e dati satellitari consentono di gestire in modo più preciso tutte le risorse e di disporre di una conoscenza a sua volta piú precisa dei fattori di rischio del territorio.

Il report UNU-EHS sottolinea che i progetti per ripristinare gli ecosistemi costieri a partire dalle foreste di mangrovie permettono di mitigare la forza distruttiva dei cicloni e aumentano la protezione contro gli effetti dell’innalzamento del livello del mare contribuendo inoltre a creare un ambiente più favorevole per la pesca. Le soluzioni nature-based dimostrano inoltre da tempo il loro valore e il rapporto UNU-EHS evidenzia che il World Food Program ha già avviato attività per riabilitare 1,5 milioni di ettari di terreni e foreste degradati partendo dal presupposto che il modo migliore per proteggere persone e cose arriva dalla natura stessa. Purtroppo questo approccio è ancora troppo poco utilizzato e la R4 Rural Resilience Initiative del World Food Program WFP arriva come la dimostrazione di un approccio che permette di far leva su un approccio integrato in grado di combinare le azioni sui territori con l’accesso a forme assicurative contro il rischio climatico con specifici servizi finanziari.

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