In un’era sempre più attenta alla sostenibilità e all’impatto ambientale, il concetto di Scope 3 assume una rilevanza fondamentale nel settore agroalimentare. Questo parametro, che misura le emissioni indirette lungo l’intera catena del valore, diventa un elemento chiave per le aziende che puntano a ridurre la loro impronta ecologica. Ma come si calcola lo Scope 3 e quali sono le strategie più efficaci per mitigarne l’impatto? Questa è certamente una sfida complessa, che coinvolge non solo produttori e fornitori, ma anche consumatori e policy maker. E mentre la strada verso la decarbonizzazione dell’industria agroalimentare è ancora lunga, vi sono già esempi di buone pratiche che indicano la via da seguire.
Cos’è lo Scope 3 nell’industria agroalimentare
In ambito di sostenibilità ambientale, la classificazione degli emissioni di gas serra in Scope 1, 2 e 3 è un parametro ineludibile. Se ne parla sempre più spesso, ma cosa si intende esattamente con “Scope 3” nel settore agroalimentare? Le emissioni Scope 3 sono quelle indirette che una società produce lungo l’intera catena del valore, sia a monte che a valle delle sue operazioni dirette. Nel caso dell’industria agroalimentare, queste emissioni possono derivare dalla produzione di materie prime, dal trasporto dei prodotti, dal loro consumo e smaltimento finale.
A differenza degli Scope 1 e 2, che riguardano rispettivamente le emissioni dirette e quelle da energia acquistata, lo Scope 3 è notoriamente difficile da quantificare, ma la sua importanza è fondamentale per un quadro completo della sostenibilità aziendale.
L’importanza dello Scope 3 per la sostenibilità nel settore agroalimentare
Perché dovremmo preoccuparci dello Scope 3 nell’industria agroalimentare? Simplificando: perché rappresenta la maggior parte delle emissioni di gas a effetto serra prodotte da un’organizzazione. Un report del World Resources Institute evidenzia come le emissioni Scope 3 possono rappresentare fino all’80% del totale delle emissioni di una società. Senza prendere in considerazione lo Scope 3, qualsiasi strategia di sostenibilità rischierebbe di ignorare una parte sostanziale dell’impronta climatica dell’azienda. Inoltre, il monitoraggio e la riduzione delle emissioni Scope 3 possono offrire alle aziende del settore agroalimentare l’opportunità di innovare, migliorare l’efficienza lungo la catena del valore e rafforzare i rapporti con i fornitori e i clienti e costruire le condizioni per una vera decarbonizzazione e per una produzione sostenibile.
Come calcolare lo Scope 3 nel settore agroalimentare
Calcolare le emissioni Scope 3 può sembrare un compito arduo, ma ci sono strumenti a disposizione. Il GHG Protocol (Greenhouse Gas Protocol), ad esempio, fornisce linee guida specifiche per identificare, calcolare e segnalare le emissioni Scope 3. Questo processo inizia con una mappatura della catena del valore per identificare le possibili fonti di emissioni. Successivamente, si raccolgono dati specifici su ciascuna fonte di emissione e si utilizzano fattori di emissione appropriati per convertire questi dati in equivalenti di CO2. Infine, si sommano tutte le emissioni per ottenere il totale dello Scope 3. Tuttavia, è importante ricordare che ogni azienda è unica: la chiave è identificare le aree significative da monitorizzare e migliorare. (Da leggere a questo proposito il servizio sulla relazione tra Industry 5.0 e Scope 3)
Buone pratiche per ridurre lo Scope 3 nell’industria agroalimentare
Nonostante la sfida rappresentata dallo Scope 3, ci sono molteplici esempi di buone pratiche nell’industria agroalimentare. Un caso emblematico è quello di un’importante azienda di prodotti lattiero-caseari che ha lavorato con i suoi fornitori per ridurre le emissioni dalla produzione del latte, adottando tecniche agricole sostenibili e migliorando l’efficienza energetica nelle fattorie. Allo stesso modo, un noto marchio di bevande ha investito in imballaggi a basso impatto climatico, riducendo così le emissioni legate al ciclo di vita dei suoi prodotti. Queste iniziative dimostrano come affrontare le emissioni Scope 3 possa portare a innovazioni concrete, vantaggi competitivi e un reale impatto sulla sostenibilità.
Lo Scope 3 è un passaggio indispensabile per l’industria agroalimentare. Questo parametro, che permea tutte le fasi della catena di fornitura, produzione e distribuzione, risulta fondamentale nell’ottica di una sostenibilità sempre più imprescindibile. La sua corretta valutazione e monitoraggio permettono alle aziende del settore non solo di riconoscere l’impatto delle proprie attività sul pianeta, ma anche di individuare soluzioni efficaci per una riduzione concreta delle emissioni. In questo contesto, le buone pratiche emerse costituiscono punti fermi su cui costruire un futuro più verde e sostenibile.