Nonostante l’instabilità di un mercato globale in continuo mutamento, più della metà di oltre 18mila imprese italiane nel settore del Food, secondo un recente sondaggio “Sostenibilità. A che punto è il food italiano?” realizzato dal Gruppo Food in collaborazione con Porsche Consulting, hanno confermato la volontà di continuare a investire nella sostenibilità mettendo in primo piano l’innovazione di prodotto, la crescita delle persone e la digitalizzazione di filiera.
A livello di sostenibilità ambientale, le aziende hanno dichiarato di voler puntare su economia circolare, risparmio energetico e controllo delle emissioni di CO2 come principali aree d’intervento. Ma un aspetto davvero interessante è che, in termini di azioni e investimenti, il pillar “Persone” conquista un posto d’onore nelle priorità, seguito dagli sforzi in ambito “Ambiente” e “Nutrizione”.
Quando si parla di sostenibilità alimentare, emerge una chiara attenzione all’etichettatura degli alimenti, soprattutto in ragione delle battaglie tra i vari sistemi recepiti nei mercati Europei ed extraeuropei. Ma anche ingenti sforzi volti a contrastare il food waste tramite donazione a enti e associazioni, ma anche piattaforme digitali e app anti-spreco.
Di certo non mancano le sfide che per la maggior parte degli intervistati si concretizzano nella capacità di gestire la transizione verso la sostenibilità senza compromettere i profitti. Abilità che richiede di attrarre i talenti e consolidare le competenze di alcune figure professionali oggi sempre più strategiche, come il Sustainabiliy Manager destinato ad assumere un ruolo di straordinaria importanza nelle aziende.
Anche alla luce del fatto che entro il 2024, il bilancio di sostenibilità diventerà uno degli obiettivi da raggiungere per molte imprese, con il fine di ottemperare alla nuova direttiva UE CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive.
Ma per una trattazione approfondita dei segnali e delle tendenze in tema sostenibilità nell’alimentare, rimandiamo alla lettura dell’articolo su ESG360.