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Proteine alternative, semaforo verde dall’UE



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Il Parlamento Europeo ha riconosciuto le proteine alternative come strumento chiave nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione della dipendenza dalle importazioni. D’altro canto, l’Italia ha scelto di vietare la carne coltivata mentre la ricerca è ancora in corso. L’analisi del Good Food Institute Europe

Pubblicato il 26 ott 2023



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Il percorso verso un sistema alimentare sostenibile, sicuro e giusto presuppone la necessità di incontrare anche le preferenze dei consumatori principalmente influenzate dal piacere del gusto e dal costo.
Se produrre carne dalle piante e coltivandola dalle cellule, possiamo ridurre l’impatto ambientale dei food system e nutrire più persone con meno risorse, è altrettanto importante rendere la carne vegetale e coltivata al contempo deliziosa, conveniente e accessibile.
L’Europa, come principale mercato mondiale della carne vegetale e culla della carne coltivata, oltre che per gli ambiziosi obiettivi climatici che si è posta, è chiamata a guidare il settore delle proteine alternative.
Ed è proprio per promuovere questo comparto come soluzione necessaria per raggiungere gli obiettivi mondiali in materia di clima, salute, sicurezza alimentare e biodiversità che nasce il Good Food Institute, think tank senza scopo di lucro e rete internazionale di organizzazioni che si occupa di identificare le soluzioni più efficaci e di mobilitare risorse e talenti per garantire un approvvigionamento proteico sostenibile e sicuro.

Perché puntare sulle proteine alternative

Le proteine alternative sono proteine prodotte da cellule vegetali o animali, o tramite fermentazione. Alimenti innovativi progettati per avere lo stesso sapore o un sapore migliore dei prodotti animali convenzionali con un costo uguale o inferiore.

Rispetto a quelle prodotte in modo convenzionale, le proteine alternative richiedono meno input, come la terra e l’acqua, e generano molte meno esternalità negative, in termini di emissioni di gas serra e inquinamento. Tuttavia, mentre nazioni come Stati Uniti, Cina, Singapore e Israele intensificano gli investimenti, c’è il rischio che l’Europa rimanga indietro. Forse però qualcosa si sta smuovendo.

Il voto del Parlamento Europeo sulla Protein Strategy

Attraverso la recente relazione sulla EU Protein Strategy, la cui necessità è stata esacerbata dall’urgenza di proteggere l’agricoltura dell’UE dalla volatilità dei prezzi e dalle perturbazioni commerciali, il Parlamento ha compiuto un significativo passo verso una produzione e un consumo più sostenibili di proteine nell’Unione.

Come riporta l’analisi del Good Food Institute Europe, tale documento riconosce le proteine alternative come un elemento chiave nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione della dipendenza dalle importazioni. A tale scopo, sottolinea la relazione, occorrono investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, nonché il sostegno alle infrastrutture, cruciale per garantire la transizione verso sistemi proteici più sostenibili che coinvolga tutti i settori, a partire proprio dall’agricoltura.

Carne coltivata, serve una guida scientifica

Per quanto riguarda la carne coltivata, il Parlamento europeo ha respinto le richieste di un nuovo e più severo quadro legislativo per la sua autorizzazione. Tuttavia, i deputati hanno anche deciso (con un margine di un solo voto) di mantenere una clausola che afferma che l’attuale processo di regolamentazione dei nuovi alimenti dell’UE non è “adatto allo scopo”.

La Commissione è stata quindi incaricata di fornire un documento di orientamento tecnico-scientifico per supportare le aziende nel loro percorso di approvazione e agevolare l’arrivo di questi prodotti sul mercato.

Divergenze con l’Italia nell’approccio alla carne coltivata

Francesca Gallelli, Policy Consultant del Good Food Institute Europe, ha dichiarato: “È chiaro che l’UE è impegnata a regolamentare in modo appropriato questa nuova gamma di alimenti per garantire che sia sicura per i consumatori europei. Tuttavia, c’è una nota di disaccordo in merito alla carne coltivata.

Mentre l’UE ha adottato un approccio regolatorio aperto, l’Italia ha scelto di vietare la carne coltivata in attesa di ulteriori ricerche, respingendo le potenziali opportunità che questa tecnologia potrebbe offrire senza aspettare di capirne appieno i benefici e le sfide. Questo è un approccio significativamente diverso da quello europeo nei confronti di questa nuova frontiera alimentare e conferma quanto sia cruciale che l’Italia ripresenti il suo progetto di divieto all’esame dell’UE per affrontare i rischi per il mercato unico europeo”.

Proteine alternative, il ruolo del Good Food Institute Europe

Il Good Food Institute Europe continuerà a lavorare per assicurare che l’Unione Europea rimanga in prima linea nella promozione di soluzioni proteiche sostenibili, nell’interesse della salute umana e dell’ambiente.

In particolare, l’istituto collabora con gli scienziati per sviluppare, finanziare e promuovere la ricerca ad accesso aperto sulla carne vegetale e coltivata. Incoraggia i governi a investire nella ricerca e nelle infrastrutture per le proteine alternative e a sviluppare una regolamentazione solida e trasparente. Infine, sostiene l’industria alimentare per rendere disponibile in tutta Europa carne vegetale deliziosa e conveniente.

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