Agricoltura e Risk Management: nel 2020 polizze agevolate per 8,5 miliardi di euro, ma ora serve un Fondo pubblico di mutualità anti-catastrofi

Pubblicati i dati del rapporto Ismea sulla gestione del rischio: in tenuta la stipula dei contratti assicurativi (+0,4%), con picchi al Nord e nel comparto uve da vino. Ma contro i danni dovuti al climate change ora è necessario pensare a strumenti di tutela che offrano più garanzie. La proposta? Istituire un “coassicuratore” pubblico

Pubblicato il 22 Mag 2021

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Il mercato delle polizze agricole agevolate tiene. Ma guarda avanti sospinto da una crescente esigenza di riforme e novità, per coprire rischi – come quelli, crescenti e sempre più preoccupanti, dovuti al cambiamento climatico – davanti ai quali gli strumenti attuali non offrono sufficienti garanzie. Una possibile soluzione? Affiancare alle tradizionali formule agevolate, dati i limiti di capacità assuntiva, uno strumento innovativo costituito da un Fondo pubblico di mutualità circoscritto ai rischi catastrofali (gelo, siccità e alluvione).
E’ uno dei punti chiave messi in luce dal Rapporto sulla gestione del rischio in Agricoltura 2021, realizzato dall’ISMEA – Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare – in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Il documento, redatto nella fase conclusiva della Programmazione 2014-2020 (e dunque nell’ottica di una valutazione definitiva sull’efficacia dell’attuazione delle misure di gestione del rischio nel settennio di riferimento), rivela che nel 2020 nel solo comparto delle coltivazioni vegetali sono state stipulate polizze agevolate per un valore di oltre 6,1 miliardi di euro (-0,1% sul 2019), rappresentativo del 72% del totale.

Complessivamente, considerando anche le polizze zootecniche e quelle contro i danni alle strutture aziendali, si è andati oltre la soglia degli 8,5 miliardi di euro (stime ISMEA sui dati trasmessi dalle compagnie assicurative), con una crescita dello 0,4%.

Da rilevare che all’ulteriore significativo incremento delle polizze sulle strutture (principalmente serre e impianti di protezione per le colture), per un valore pari ad oltre un miliardo di euro e in crescita del 5,9% sul 2019, si è contrapposta una riduzione dell’1,5% delle assicurazioni specifiche del comparto zootecnico, per lo più destinate alla copertura dei rischi sanitari (1,3 miliardi).

L’evoluzione dei costi assicurativi nel 2020 – rivela ancora il Rapporto –  ha confermato la tendenza già riscontrata nelle precedenti campagne. Per le colture vegetali i premi hanno raggiunto il più alto livello di sempre (557,8 milioni di euro), con un balzo dell’11% rispetto al 2019. Ai massimi storici anche la tariffa media applicata dalle compagnie, che nel 2020 ha superato per la prima volta la soglia del 9%.



Per territori, il primato, in termini di valori assicurati, spetta alle regioni settentrionali (Veneto, seguito da Emilia-Romagna e Lombardia), che, limitatamente alle polizze sulle colture vegetali, concentrano il 79,5% del totale nazionale. Tuttavia, mentre il Nord cede qualche decimo di punto, continua a rafforzarsi la partecipazione delle regioni del Mezzogiorno, comprese le Isole, che dal 10,6% del 2019 hanno superato nel 2020 l’11,2% di incidenza, massimo degli ultimi cinque anni. Invariata la quota del Centro Italia, al 9,3%.

A concentrare i maggiori valori sono ancora le polizze sulle uve da vino, in assoluto il prodotto più assicurato, con 1,97 miliardi di euro, in crescita dello 0,5% sul 2019. Numeri significativi si registrano anche per mele e riso, rispettivamente con 672 e 430 milioni circa, seguiti dal mais da granella e dai pomodori da industria.

Ma entriamo nel dettaglio del rapporto.

Polizze agevolate: prevalgono le colture vegetali, ma in valore primo posto alle strutture

La ricerca ISMEA rivela che i dati delle assicurazioni agricole 2020, relativamente alle sole garanzie sussidiate con un contributo pubblico fino al 70% del premio, evidenziano, dopo tre anni consecutivi di forte crescita, il consolidamento del mercato agevolato, che in questa annualità ha fatto registrare valori assicurati sostanzialmente analoghi a quelli della precedente campagna.
Nello specifico, valutando complessivamente le garanzie a copertura dei danni causati da eventi atmosferici e sanitari, relativamente ai comparti delle coltivazioni vegetali, delle strutture aziendali e delle produzioni zootecniche, emerge – sulla base dei dati preliminari delle compagnie assicurative elaborati da ISMEA – un valore assicurato totale di poco più di 8,5 miliardi di euro, in crescita su base annua dello 0,4%.

Anche nella campagna 2020 le garanzie agevolate sulle colture vegetali rappresentano la principale componente del portafoglio assicurativo, con una quota di mercato che raggiunge il 72%, contro il 15% delle produzioni zootecniche e il 13% delle strutture aziendali.

La dinamica annuale dei valori assicurati, tuttavia, premia ancora una volta quest’ultima tipologia di polizze, che dopo l’exploit già registrato nella scorsa annualità (nel 2019 i valori assicurati per le strutture aziendali erano aumentati quasi del 20% rispetto al 2018) si confermano ancora in ascesa, superando il miliardo di euro per il secondo anno consecutivo, con un incremento del 5,9% rispetto al 2019.

Il mercato assicurativo agevolato delle colture vegetali risulta invece sostanzialmente stabile rispetto alla precedente campagna, conseguendo il terzo miglior risultato degli ultimi undici anni dopo quelli del 2014 e del 2019, in un contesto generale che appare però più dinamico per via della contestuale crescita, come accennato, del mercato delle strutture aziendali, ai massimi di sempre, e della lieve flessione delle produzioni zootecniche (-1,5%).

Premi ai massimi storici per le colture vegetali

L’evoluzione dei costi assicurativi nel 2020 conferma la tendenza già rilevata nel corso delle precedenti campagne agevolate. Infatti, per le colture vegetali i premi hanno raggiunto il più alto livello di sempre (557,8 milioni di euro), facendo registrare così un incremento dell’11% rispetto al 2019. Al contempo cresce il dato della tariffa media, che nel 2020 ha superato per la prima volta la soglia del 9%, con conseguente aumento del costo medio assicurativo di quasi un punto percentuale rispetto al 2019 e di oltre tre punti percentuali rispetto al 2012.

Numero aziende assicurate in calo del 2%

Relativamente al numero di aziende assicurate, nel 2020 si è registrata solo una minima variazione negativa (pari allo 0,6%), con un totale di 65.151 imprese agricole che hanno sottoscritto polizze agevolate a garanzia delle colture vegetali. Considerando anche le polizze zootecniche e i contratti assicurativi a protezione degli impianti e delle strutture, il numero di aziende aderenti al sistema assicurativo agevolato risulta pari a 75.176 unità (inferiori del 2% rispetto alle 76.793 aziende assicurate nel 2019).

Al Nord il 79,5% dei valori assicurati, ma al Sud c’è fermento

Relativamente alle quote di mercato territoriali, le elaborazioni ISMEA confermano il primato delle regioni settentrionali, che per valori assicurati (limitatamente alle polizze delle colture vegetali) concentrano il 79,5% del totale nazionale, 6 decimi di punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente. Continua invece a rafforzarsi la partecipazione delle regioni meridionali, comprese le isole, che dal 10,6% del 2019 hanno superato nel 2020 l’11,2%, massimo dalla campagna 2015. Nel Centro Italia, infine, la quota risulta in linea rispetto all’annualità precedente, attestandosi al 9,3%.

Nel 2020 appare dunque confermato il processo di riallocazione territoriale già riscontrato nella lettura dei dati relativi alla precedente campagna assicurativa, processo che emerge ancora più chiaramente se si considerano le variazioni dei valori assoluti rispetto alle precedenti annualità. Nel Mezzogiorno è stato infatti registrato un incremento dei valori assicurati rispetto al 2019 pari a quasi il 6% (+92% in tre anni), mentre nelle regioni del Nord si rileva una riduzione dell’1% contro un più 0,4% del Centro Italia.

Il fermento che sta caratterizzando il mercato assicurativo agricolo nel Mezzogiorno, emerge anche dall’analisi della dinamica dei premi assicurativi e del numero di aziende assicurate. Rispetto alla prima variabile, sebbene si registrino valori in aumento su tutto il territorio nazionale, trova conferma il divario nei ritmi di crescita tra il Mezzogiorno (+17,7%) e il resto del Paese (+10,6% al Nord; +8% nelle regioni centrali).

Uve da vino la coltura più assicurata

L’analisi dei dati disaggregati per le diverse colture conferma il primato delle uve da vino, con 1,97 miliardi di valori assicurati, in crescita dello 0,5% sul 2019 (cfr. appendice statistica). Le mele mantengono la seconda posizione nella graduatoria per prodotti con 671,6 milioni, nonostante la perdita del 6,7% rispetto al 2019, seguite dal riso con 429,7 milioni di euro (+6,2%). Fanno infine registrare valori significativi anche il mais da granella e il pomodoro da industria, rispettivamente con 386,7 milioni di euro (-0,8%) e 373,5 milioni (+10,6%).

Uva da vino e riso crescono non solo per valori ma anche in termini di superfici assicurate, con incrementi delle estensioni coinvolte nella campagna 2020 rispettivamente del 25,5% e del 30,5% sul 2019. Al contrario per il mais da granella a una modesta contrazione dei valori assicurati ha corrisposto una forte riduzione delle superfici (-25,9%).

Ancora in relazione ai valori assicurati, scorrendo ulteriormente la lista dei prodotti, emergono andamenti positivi per mais da insilaggio e pere, mentre arretrano principalmente nettarine e albicocche – con variazioni negative superiori al 30% – e il frumento duro, con un calo su base annua del 17,7%.

Verona la provincia “più assicurata”, al Sud vince Foggia

Anche a livello provinciale, i dati 2020 delle polizze colture confermano la schiacciante prevalenza dei territori dell’Italia settentrionale. Il primato va alla provincia di Verona, con più di 400 milioni di valori assicurati, grazie anche all’incidenza dei vitigni di pregio presenti nel territorio, seguita da Bolzano, Treviso, Ferrara e Trento, tutte con più di 300 milioni. Foggia, la prima provincia meridionale per valori assicurati, è solo nona a livello nazionale, con poco meno di 200 milioni di euro

La graduatoria regionale vede in testa il Veneto, con una quota di poco più del 20%, seguito dall’Emilia-Romagna con un altro 17,3% dei valori assicurati. Sfiora il 15% la Lombardia, mentre le incidenze del Trentino-Alto Adige e del Piemonte sono quasi equivalenti, attestandosi rispettivamente all’11,4 e all’11 per cento del totale nazionale. Le prime quattro regioni concentrano il 60% del mercato assicurativo agricolo agevolato. Al Sud il primato resta alla Puglia, quinta nella classifica nazionale con più del 5% di incidenza, seguita a distanza da Sicilia, Abruzzo e Campania, che insieme cumulano però una quota pari al 3,5%

I dati regionali delle superfici assicurate, in rapporto alle rispettive SAU (Superficie agricola utilizzata), confermano il ruolo guida del Nord, con punte di oltre il 30% in Lombardia e superiori al 20% in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia.
Inoltre si evidenzia che in molte regioni del Nord (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia) il peso della superficie assicurata regionale su quella assicurata totale è molto più elevato del rapporto SAU regionale/SAU nazionale, a testimonianza del fatto che lo strumento assicurativo riveste un ruolo relativamente più significativo in queste aree, al contrario di quanto emerge in buona parte del Sud (in particolare Puglia, Sicilia, Sardegna) e del Centro Italia.

Analizzando invece l’incidenza sul valore delle produzioni regionali, il primato resta al Trentino-Alto Adige, con oltre l’80% della PPB (Produzione al prezzo base) assicurata, un dato in ulteriore crescita rispetto alla campagna precedente (nel 2019 si attestava al 70%), seguito dal Friuli-Venezia Giulia con circa il 55% e dalla Lombardia con poco meno del 43%.

Al primo posto le polizze anti avversità di frequenza, ma crescono quelle contro tutti i rischi meteorologici

L’analisi dei dati assicurativi distinti per pacchetti di garanzia conferma una prevalenza di polizze della tipologia C (che si riferiscono ad almeno 3 avversità di frequenza, ovvero grandine, venti forti, eccesso di pioggia ed eccesso di neve) e accessorie, che in termini di valori assicurati hanno rappresentato nel 2019 una quota del 48%, facendo tuttavia registrare una flessione di più di 4 punti percentuali rispetto alla campagna 2018.

Il calo nella domanda di tale tipologia di coperture sembra tuttavia essere stato riassorbito dagli altri pacchetti assicurativi, dal momento che le polizze “due rischi” (Pacchetto F) sono passate da una quota del 6,4 all’8,5% e sono cresciuti, seppure in misura più contenuta, anche i pacchetti A e B, che hanno raggiunto rispettivamente le quote del 19,5% e del 23,6%.

Si assiste quindi a due diversi fenomeni concomitanti: da una parte sembra crescere la domanda per le garanzie che coprono anche le avversità catastrofali (pacchetti A e B) e dall’altra si riduce il numero di eventi delle garanzie a copertura delle sole avversità di frequenza.

Il primo fenomeno riflette probabilmente la crescente preoccupazione delle aziende agricole verso il tema della prevenzione dei rischi meteo-climatici di natura catastrofale, anche sulla scorta di esperienze particolarmente negative vissute nelle più recenti campagne assicurative. In particolare, il “Pacchetto A” – a copertura di tutti i rischi meteorologici previsti dal Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura (PGRA) – è passato dal 18,5% al 19,5%, nonostante i costi mediamente molto alti rispetto alle altre coperture (12,03% contro una media complessiva nazionale dell’8,14%).

Il secondo fenomeno è determinato presumibilmente dall’esigenza di una parte significativa del mercato (aziende prevalentemente del Sud) di contenere i costi assicurativi, a fronte del progressivo ma costante incremento medio degli ultimi anni, riducendo il numero di avversità coperte. In particolare, nella campagna 2019 la tariffa media “Pacchetto F” (4,78%) risulta essere notevolmente più contenuta rispetto al costo medio del “Pacchetto C” (6,34%).

Numerose le aziende ormai “fidelizzate”

I dati sulle aziende agricole assicurate relativi al quinquennio 2015-2019, evidenziano un saldo positivo tra le aziende “fidelizzate”, mai uscite dal mercato nel periodo in osservazione, e quelle che non hanno invece più sottoscritto una polizza dopo il 2015. Per l’insieme delle polizze colture si osserva infatti un saldo positivo di oltre 23 mila aziende, con la permanenza nel sistema, in tutti gli anni successivi al 2015, di oltre 37 mila aziende, a fronte di abbandoni nel periodo 2016-2019 per circa 13.500

L’offerta assicurativa

L’analisi dell’offerta assicurativa, basata sul ruolo e sul posizionamento delle prime dieci compagnie presenti sul circuito delle polizze agevolate colture, fa emergere poche asimmetrie distributive nelle quote di mercato.
La compagnia leader presenta una quota-premi pari al 12,4%, superiore a quella della seconda (11,3%) di circa un punto percentuale; il terzo operatore detiene una quota del 10%, mentre altri quattro follower fino al sesto presentano un’incidenza sui premi complessivi intorno all’8%. Differenze maggiori nella quota premi si registrano tra gli ultimi tre player della top ten.

Non emergono eccessive situazioni di squilibrio anche analizzando i livelli delle tariffe applicate dalle prime dieci compagnie assicurative: la leader si attesta al 7,2%, sotto la media di mercato e in diversi casi si osservano tariffe più alte, fino al 10% circa (quinto follower). Si può comunque parlare di un complessivo equilibrio, anche in virtù del fatto che si è in presenza di una variabilità delle condizioni contrattuali (franchigie, scoperti, massimali ecc.) e del portafoglio prodotti; significativa anche l’evidenza che cinque player si attestano sopra la media nazionale e cinque al di sotto.

Strutture aziendali assicurate per oltre un miliardo di euro

Le polizze agevolate contro i rischi di danni alle strutture aziendali hanno fatto segnare nella campagna 2020, per il secondo anno consecutivo, un valore assicurato complessivo superiore a un miliardo di euro. Tutte le polizze sottoscritte nel 2020 prevedono – coerentemente con quanto previsto dal Piano di Gestione dei Rischi in Agricoltura – la copertura degli eventi grandine, trombe d’aria, eccesso di neve, vento forte, uragani, fulmini ed eccesso di pioggia, mentre solo pochi contratti (complessivamente poco più di 70 su oltre 3.300 polizze) hanno coperto anche i danni causati dal gelo sugli impianti di produzioni arboree e arbustive.

Come già rilevato nelle precedenti campagne, la maggior parte delle strutture aziendali assicurate con polizze agevolate nel 2020 sono rappresentate dalle serre, con quasi il 90% di quota e un valore di 969 milioni di euro. Le polizze a protezione delle reti antigrandine si attestano a quasi 102 milioni di euro, sempre in termini di valore assicurato, coprendo una quota pari al 9%, mentre gli impianti arborei e arbustivi, insieme agli ombrai e impianti antibrina, cumulano un importo inferiore a 8 milioni di euro.

Polizze agevolate in zootecnia ai minimi storici

Nella campagna 2020 le polizze agevolate nel comparto zootecnico hanno registrato il valore assicurato più basso degli ultimi quattro anni (-2% rispetto al 2019 e -10% sul 2017). Nonostante la battuta di arresto, va comunque evidenziato come nell’ultimo decennio il mercato assicurativo relativo alle produzioni zootecniche sia più che raddoppiato, passando da 620 milioni di euro del 2011 a 1,3 miliardi del 2020.

Le assicurazioni zootecniche sono costituite principalmente da polizze a copertura dei costi di trasporto e smaltimento carcasse, segmento che rappresenta il 71% per numero di polizze e l’88% per valore dei premi. Seguono la garanzia “abbattimento forzoso”, a copertura della perdita totale o parziale del valore del capitale zootecnico dell’allevamento (consistenza dei capi), con il 16% delle polizze e il 5% dei premi, e la garanzia “mancato reddito” (14% delle polizze e 7% dei premi). Rispetto al 2019, nell’ultima campagna agevolata le riduzioni dei valori assicurati hanno riguardato unicamente la garanzia “abbattimento forzoso” (quasi il 19% in meno), mentre le altre due tipologie di copertura hanno evidenziato incrementi del 17,3% (costo di smaltimento) e del 7,6% (mancato reddito).

L’analisi ISMEA: buone le performance del pubblico, ma restano criticità

“La crescita del mercato assicurativo messa in luce dal Report – fa notare l’ISMEA – è sostenuta dalle buone performance registrate dal sistema della contribuzione pubblica, che nel corso delle ultime annualità ha visto aumentare notevolmente il tasso di spesa (nel 2020 per le colture vegetali si arriva a un rapporto tra pagamenti effettuati e risorse impegnate pari al 98%) e ridursi sensibilmente le tempistiche medie per l’erogazione del sostegno in favore degli agricoltori (nell’ultima annualità sono solo 29 i giorni mediamente intercorrenti tra la data di presentazione della domanda di sostegno e quella di concessione del contributo, a fronte dei 256 giorni del 2016)”. “Di riflesso – aggiunge -, si rilevano buoni progressi anche sul fronte dell’avanzamento della spesa per la Misura 17 del PSRN, attestatosi al 77,97% nel 2020, con il rapporto tra spesa sostenuta e risorse programmate che sale di 15 punti percentuali rispetto alla precedente annualità e con un tasso di crescita che risulterebbe peraltro superiore se si tenesse conto dell’incremento della dotazione finanziaria intervenuto in corso d’anno”.

A fronte di queste evidenze, indubbiamente incoraggianti, si segnala però come il sistema di gestione del rischio in agricoltura sconti ancora “il permanere di vincoli strutturali e criticità che ne limitano fortemente lo sviluppo e che richiedono, in prossimità dell’avvio della nuova PAC, ulteriori sforzi finalizzati a ridisegnare un’architettura degli strumenti di risk management più efficiente ed economicamente sostenibile, strumentale anche a supportare la transizione ecologica”. L’ISMEA fa infatti notare come “il numero di aziende assicurate rimane infatti ancora troppo contenuto (circa 76.000 unità a fronte di quasi 705.000 aziende agricole beneficiarie di pagamenti della PAC) e si riflette in una limitata distribuzione settoriale e territoriale delle polizze, con il persistere di indesiderati fenomeni di selezione avversa, notoriamente considerati di ostacolo allo sviluppo del mercato assicurativo.

Un fenomeno, quest’ultimo, che desta particolare preoccupazione se letto congiuntamente alle “tendenze del mercato riassicurativo, caratterizzato dal progressivo abbandono del ramo agricolo da parte di diversi player, specie con riferimento ai rischi catastrofali, e alle dinamiche meteoclimatiche, che hanno visto il 2020 classificarsi tra i primi tre anni più caldi degli ultimi quaranta, con il manifestarsi sul territorio nazionale di fenomeni di discontinuità pluviometrica – piogge intense concentrate in alcune fasi dell’anno, alternate a lunghi periodi siccitosi -, di gelate tardive, di venti forti e di fenomeni grandinigeni nelle aree climatologicamente esposte”.

La proposta anti-climate change: il Fondo di Mutualità Nazionale

In vista della nuova programmazione, pertanto, l’ISMEA sottolinea l’esigenza “imprescindibile” di una revisione dell’impostazione generale delle politiche di gestione del rischio in agricoltura, allo scopo di “migliorare le sinergie tra gli strumenti già previsti dai piani di sviluppo rurali e potenziare la dotazione finanziaria, nell’ottica di un rafforzamento delle misure di contrasto alle perdite di produzione e di reddito”.

Una prima concreta risposta – fa ancora notare l’Istituto – potrà arrivare “dall’istituzione di un Fondo di Mutualità Nazionale, uno strumento focalizzato sui rischi catastrofali (gelo e brina, siccità e alluvione) ed esteso a tutte le aziende agricole italiane, che potrà perseguire contestualmente gli obiettivi di contrasto al fenomeno delle selezione avversa, di riequilibrio settoriale e territoriale nella distribuzione delle risorse finanziarie e dei risarcimenti, nonché di riduzione dell’esposizione al rischio e della vulnerabilità del comparto agricolo nazionale rispetto agli eventi a più alta intensità di danno”.

L’istituzione di un “coassicuratore” pubblico che, attraverso un Fondo nazionale obbligatorio, agisca in partnership con le compagnie private, darebbe – secondo l’ISMEA – “maggiori garanzie di tenuta a livello di sistema”. L’ipotesi ha già raccolto il consenso del 77% degli operatori agricoli intervistati in occasione di una recente indagine esplorativa. Ma il progetto è valutato positivamente anche dagli stakeholder (organismi di difesa e compagnie di assicurazione e riassicurazione), se circoscritto ai rischi catastrofali, eventi rispetto ai quali il sistema assicurativo interverrebbe come soggetto risarcitore di seconda istanza, per una quota di danno e indennizzo superiore a un limite coperto dal Fondo pubblico.

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