Tanti passi in avanti, anche se manca l’unanimità per accelerare su alcuni punti chiave. Appare oggi indiscutibilmente un successo l’adesione dei G20 sugli obiettivi degli Accordi di Parigi e dell’Agenda 2030. E si parla di Paesi che sino a poco tempo fa non hanno certamente nascosto il loro scetticismo sui temi del climate change. Ma va detto nello stesso tempo che l’obiettivo del G20 Energia e Clima di Napoli era più ambizioso e puntava ad avere un taglio delle emissioni tale da garantire al Pianeta di non superare gli 1,5 gradi di innalzamento della temperatura, avendo come punto di riferimento l’Era Preindustriale.
G20 Energia e Clima: intesa su 58 articoli su 60
Di tutte le sfide che il G20 presieduto dal Ministro per la Transizione Ecologia Roberto Cingolani ha posto sul tavolo delle principali potenze del Pianeta due non sono “stati portati a casa” anche se, come più volto sottolineato dal Ministro, sono stati fatti grandi passa avanti. Non c’è (ancora) consenso sull’obiettivo di rimanere sotto gli 1,5 gradi di riscaldamento globale entro il 2030 e non c’è stata intesa nemmeno sulla eliminazione del carbone dalla produzione energetica entro il 2025. Ma su 60 articoli sono ben 58 quelli che hanno avuto un riscontro positivo.
I G20 lasciano Napoli firmando un documento che riesce a mettere assieme interessi e prospettive di collaborazione sui temi della transizione energetica, sull’importanza di lavorare assieme per limitare i cambiamenti climatici e, appunto, sulla necessità di tenere la temperatura del Pianeta sotto il grado e mezzo. Paesi , va di nuovo evidenziato, tra di loro molto distanti e con livelli di sensibilità verso i temi ambientali che devono necessariamente tenere conto anche della dimensione legata ai “costi sociali” di una trasformazione economica molto profonda come quella necessaria per la transizione ecologica.
G20: la transizione energetica deve favorire una nuova crescita socio-economica
Il punto qualificante del documento e dell’intesa va letto nella volontà di Europa, Stati Uniti, Cina, India, Russia e dagli altri paesi di considerare la transizione energetica verso le energie rinnovabili come uno strumento per la crescita socio-economica, come uno scenario al quale lavorare anche per la creazione di posti di lavoro con lo spirito e l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno. L’altro punto fondamentale è nel riconoscimento da parte dei G20 nel ruolo fondamentale della scienza, un ruolo al quale la politica dovrà fare costantemente riferimento e anche in ragione di questo ruolo i G20 riconoscono la relazione stretta e diretta tra clima ed energia e il ruolo del cambiamento climatico nella perdita di biodiversità e dunque la necessità di procedere con la riduzione delle emissioni globali e di trovare forme innovative per adattarsi al cambiamento climatico.
La relazione diretta tra energia e clima
Il documento finale sancisce innanzitutto due grandi punti, come sottolinea il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, da una parte i rappresentanti delle grandi potenze economiche della Terra si confronta su questi temi e lo fanno partendo dal presupposto a sua volta scientificamente certo della relazione diretta tra energia e clima. Non solo, ma la discussione, anche sui temi che hanno visto emergere e crescere un dissenso, ha ampiamente messo in evidenza che viviamo in un mondo fortemente interconnesso e che la soluzione al problema climatico non può che essere globale. Nessuno può pensare di “fare da solo” o di non comprendere, magari accettando compromessi, altri paesi e altre economie.
Dagli accordi di Parigi del 2015 al prossimo COP26 di Glasgow
Il G20 va poi letto guardando a tre altri grandi eventi e passaggi fondamentali per il clima. Il primo riguarda il passato ed attiene agli accordi sul clima di Parigi del 12 dicembre 2015 quando i 197 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) hanno trovato una intesa sulla prima intesa che era nello stesso tempo universale e giuridicamente vincolante, sugli interventi per evitare o limitare il climate change. Quel patto conta oggi su 191 Stati uniti dall’ obiettivo comune di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1.5°C.. Il secondo riferimento riguarda il futuro e attiene all’appuntamento con il COP26 che si terrà a Glasgow dal prossimo 31 ottobre al 12 novembre immediatamente dopo del vertice politico dei G20 che avrà luogo a Roma il 30 e 31 ottobre.
Tre date fondamentali, da una parte perché come ha appunto sottolineato il ministro Cingolani i G20 hanno trovato un punto di intesa sul senso degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, non l’hanno trovato però sulla necessità di accelerare questa trasformazione, ovvero di dedicare questa decade a una decarbonizzazione spinta per arrivare limitare entro il 2030 la crescita di un 1,5 gradi l’innalzamento della temperatura. I motivi della difficoltà di raggiungere questa intesa attengono alla visione strategica e alle scelte politiche di alcuni paesi (Cina, India e Russia in particolare) e il G20 di Napoli ha creato le condizioni affinché si prepari un G20 di Roma prima e un COP26 di Glasgow immediatamente per raggiungere questi obiettivi.
I temi chiave del G20
Il documento finale dei G20 Energia e Clima di Napoli affronta e si sviluppa su una serie di punti fondamentali che possono essere sintetizzati come segue
- Azioni contro il cambiamento climatico
- Transizione energetica
- Politica finanziaria favorevole ai temi ambientali
- Ricerca di soluzioni tecnologiche energetiche innovative per favorire la ripresa sostenibile e inclusiva
- Best pracice e collaborazione sui temi ambientali
- Sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie innovative all’interno dei pacchetti di recupero in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi
- Il ruolo dell’innovazione e della ricerca e sviluppo
- Smart city
Lotta al cambiamento climatico
Nel documento arriva la conferma e la condivisione degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi per arrivare “pronti” al COP 26 di Glasgow con l’obiettivo comune di mantenere la temperatura ben al di sotto dei 2° e lavorare per cercare il consenso in modo da limitarla a 1,5° al di sopra dei livelli preindustriali. Per aiutare i paesi in via di sviluppo in questo percorso i G20 hanno trovato una intesa per aumentare gli aiuti accanto all’impegno finanziario da 100 miliardi e per cercare di aumentare i contributi ogni anno fino al 2025. Un impegno che non si limita agli Stati ma che viene esteso alle istituzioni finanziarie per lo sviluppo e alle banche multilaterali.
Transizione energetica
La transizione energetica è la chiave di volta della Transizione ecologica e per questo i G20 assumono un impegno forte in termini di cooperazione per sviluppare e adottare tecnologie rinnovabili. In questo percorso i paesi possono contare anche sulle risorse del Climate Investment Funds (CIFs) e il documento sottoscritto dai G20 richiama anche il potenziale delle energie rinnovabili che si possono produrre con sistemi che possono recuperare e mettere a disposizione l’energia prodotta dagli oceani con un invito a lavorare a queste tecnologie.
Un tema chiave della discussione ha riguardato l’efficientamento energetico ed è emerso l’invito a lavorare per sviluppare modelli di produzione e di consumo sostenibili e di favorire e condividere logiche di circolarità. Un ruolo di crescente importanza è poi affidato all’idrogeno, e di continuare a investire per le tecnologie rinnovabili e per ridurre la povertà energetica. Il documento richiama anche la necessità di ridurre l’utilizzo del carbone per la produzione energetica.
Finanza sostenibile
Il ruolo della finanza è sempre più importante. I temi dell’ESG, ovvero la possibilità e necessità di misurare, controllare e indirizzare il mondo delle imprese verso performance ambientali sempre migliori e permettere alla finanza di premiare le imprese più virtuose, trova attenzione e consenso nel documento finale del G20.
I flussi finanziari rappresentano un’opportunità per una crescita economica che trascina nello stesso tempo la transizione ecologica e i G20 si impegnano a creare le condizioni per facilitare gli investimenti destinati ad aumentare l’adozione di soluzioni per la generazione di energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni.
Particolarmente importante, anche nella prospettiva ESG, il passaggio del documento che riconosce l’importanza di considerare nella massima attenzione i temi legati ai rischi climatici attuali e futuri in tutte le agende di investimento finanziarie e politiche, e l’impegno per favorire lo sviluppo di standard di di rendicontazione e certificazione a livello globale.
Unire la ripresa sostenibile con l’innovazione tecnologica e la transizione ecologica
Un tema chiave per comprendere la portata delle sfide legate alla Transizione ecologia è da individuare nella consapevolezza che le misure di intervento dell’Accordo di Parigi e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile consentono non solo di limitare i rischi legati al riscaldamento globale ma permettono alle economie di aumentare la loro capacità di resilienza anche a livello sociale.
Il consenso verso azioni volte a ridurre l’impatto del climate change è nello stesso tempo un consenso per favorire nuove forme di sviluppo in grado di portare maggiore sicurezza e maggior benessere sociale. I G20 si impegnano sia a destinare una quota dei fondi previsti dai PNRR, i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza proprio per investire in misure ambientali sia per stimolare e ridurrei i rischi ambientali (ancora una volta un riferimento indiretto al ruolo dell’ESG) di investimento nel settore privato, anche attraverso strumenti finanziari che permettano la collaborazione tra il mondo pubblico e quello privato.
Il ruolo delle best practices e della Ricerca e Sviluppo
Per promuovere una ripresa duratura e sostenibile occorre fare bene e serve individuare e condividere le migliori esperienze, occorre sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie innovative a cui è destinata grande attenzione. Su innovazione e Ricerca e Sviluppo c’è l’impegno a collaborare per il miglioramento delle tecnologie, per la formazione e per aiutare a far crescere la conoscenza e la fiducia verso le scienze del clima.
C’è un invito a orientare gli investimenti in Ricerca e sviluppo verso soluzioni innovative che permettano di creare mix energetici sostenibili, verso nuove forme di efficienza energetica, nella individuazione e creazione di modelli di produzione e consumo sostenibili ma anche nel favorire la diffusione nel mondo delle imprese di nuovi modelli di business che permettano di indirizzare produzione e consumo verso la sostenibilità. In questo senso c’è anche un richiamo allo sviluppo di politiche fiscali e di sussidi di aiuto all’innovazione sostenibile.
La sostenibilità come motore per le città intelligenti
Nel percorso verso la sostenibilità un ruolo speciale è affidato all’evoluzione delle città, per la precisione delle grandi città. Ci sono tante realtà a rischio a fronte degli effetti dei cambiamenti climatici e nello stesso tempo le città possono fare tanto per contribuire alla riduzione di questi stessi rischi. I G20 vogliono incoraggiare azioni per creare forme di collaborazione con le amministrazioni cittadine e per effettuare interventi che permettano ai grandi centri abitati di ridurre le emissioni di gas serra e nello stesso tempo di trovare nuove forme di resilienza ambientale. In questo senso la mobilità gioca a sua volta un ruolo chiave, occorre spingere verso una mobilità sostenibile creando infrastrutture adeguate, ma lavorando anche sui comportamenti. Il digitale svolge anche qui un ruolo fondamentale: Il documento dei G20 spinge per un maggior utilizzo delle tecnologie digitali, per adottare sistemi di energia rinnovabile, per cercare soluzioni per lo stoccaggio di energia, per creare reti intelligenti, per gestire al meglio l’offerta e la domanda e ridurre al massimo gli sprechi.