Agrifood: serve la tracciabilità della Blockchain?

Oltre a descrivere in modo semplice, ma accurato il funzionamento dei registri distribuiti, lo studio del prof. Mandrioli prende in esame diversi tipi di filiera, sottolineando come ciascuna abbia specifiche richieste di tracciabilità e non necessariamente tutte godano di un vantaggio nella tracciabilità dei prodotti fisici

Pubblicato il 27 Ott 2020

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Mangrovia, software house che fornisce servizi di consulenza, sviluppo e supporto per soluzioni blockchain, ha collaborato con Mauro Mandrioli, professore associato in genetica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e vicedirettore Biogest Siteia UNIMORE, alla stesura di un articolo intitolato “Blockchain technology and traceability in the agrifood industry”, pubblicato recentemente dal Journal of Food Science

Oltre a descrivere il funzionamento dei registri distribuiti, lo studio prende in esame diversi tipi di filiera, sottolineando come ciascuna abbia specifiche richieste di tracciabilità e non necessariamente tutte godano di un vantaggio nella tracciabilità dei prodotti fisici. Per capire se la supply chain in esame può trarre effettivamente giovamento dalla gestione dei dati in blockchain, le principali domande da porsi sono: ho bisogno di dati certificati? più di un attore è autorizzato a registrare i dati? c’è già una terza parte coinvolta che funge da certificatore? gli attori della filiera sono tutti affidabili? ho bisogno che i dati siano pubblici?

Blockchain oppure no?

Un esempio di casistica ideale è il settore delle carni poiché la produzione prevede diversi stadi lineari (produzione dell’animale; macellazione; lavorazione; distribuzione) (a questo proposito suggeriamo la lettura del servizio sul progetto PININ per la tracciabilità delle carni per l’agroalimentare piemonteseche coinvolgono diversi attori e il prodotto tracciato (TRU – Traceable Resource Unit), in questo caso rappresentato ad esempio da una coscia o un filetto, è unico e non un insieme di ingredienti.

Nel caso invece della produzione di vino, la complessità di tracciamento del TRU (ovvero la bottiglia) nel suo complesso, cioè ogni ingrediente utilizzato, ed il controllo nella maggior parte dei casi affidato ad un solo attore rende piuttosto difficile l’utilizzo di tutte la funzionalità offerte della blockchain. Per una supply chain più efficiente, potrebbe essere sufficiente l’utilizzo di un sistema di gestione documentale certificato da una blockchain.

A parlare ancora dei vantaggi derivanti dall’applicazione della blockchain all’Agricoltura 4.0 è il libro del prof. Mandrioli in uscita il 18 ottobre “Nove miliardi a tavola”  che individua in questa tecnologia una delle potenziali soluzioni alla concomitanza di crescita della popolazione e diminuzione delle risorse. Già oggi coltiviamo la metà della terra abitabile, come potremo allora dar da mangiare alle generazioni future senza distruggere l’ambiente in cui viviamo?

Immagine fornita da Shutterstock.

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