FAO e Vaticano: Intelligenza Artificiale al servizio della sostenibilità e della sicurezza alimentare

IBM, Microsoft unitamente alla Pontificia Accademia per la Vita e alla Food and Agriculture Organization dell’ONU proseguono l’impegno avviato con l’iniziativa Rome Call for AI Ethics e sostengono il ruolo e la diffusione dell’AI per aumentare l’efficienza nel mondo agricolo, per ridurre lo spreco, per favorire lo sviluppo di una produzione e un consumo più sostenibili

Aggiornato il 26 Set 2020

FAO AI

L’emergenza Covid-19 ha contribuito a diffondere la consapevolezza, a tutti i livelli, che le grandi crisi e appunto le grandi emergenze, devono essere affrontate  lavorando sulla conoscenza, con fortissimi investimenti (non solo finanziari) sui dati e sullo sviluppo e sulla diffusione di una grande capacità di analisi. È proprio sulla base di questa convinzione che oggi il mondo guarda con tante aspettative al ruolo che l’Intelligenza Artificiale può svolgere nell’affrontare in modo nuovo e più efficace l’antica e gravissima emergenza alimentare del pianeta. E le grandi aspettative verso l’Intelligenza Artificiale sono legata alle possibilità di disporre di una conoscenza che ci metta nella condizione di affrontare tutte le dimensioni che insistono su questa emergenza: i temi dell’accesso al cibo, dello spreco alimentare, della food safety, ma anche delle diseguaglianze e dei tanti e purtroppo sempre più numerosi fattori di rischio che contribuiscono ad aggravare questa emergenza.

Sulla base di queste aspettative e delle prospettive dell’Intelligenza Artificiale, la seconda grande tappa del percorso iniziato a febbraio 2020 con l’iniziativa “Rome Call for AI Ethics” con la Pontificia Accademia per la Vita, la FAO, IBM e Microsoft, è stata dedicata alle strategie e alle soluzioni che l’Intelligenza Artificiale può mettere in campo per arrivare al grande obiettivo del “cibo per tutti”.

Come raggiungere l’obiettivo Zero Hunger – SDG, Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite

Se il punto di arrivo è ben chiaro – ed è al secondo posto dei 17 SDG (Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite) – vale a dire l’obiettivo Zero Hunger, è oggi più che mai necessario creare le condizioni affinché il potenziale dell’innovazione tecnologica e dell’Intelligenza Artificiale possa effettivamente contribuire a creare le condizioni per raggiungere questo obiettivo. L’urgenza nella ricerca di una soluzione a questa emergenza è dettata dalla necessità di dare risposte in termini concreta sostenibilità a un pianeta che raggiungerà una popolazione prossima ai 10 miliardi di persone antro il 2050.

Il fabbisogno alimentare è un tema drammaticamente concreto e urgente, ma nella ricerca di una soluzione e nella individuazione del valore che può portare l’Intelligenza Artificiale e l’innovazione digitale occorre non dimenticare che il tema del cibo, sia in termini di produzione sia in termini di consumo, è anche un fatto culturale e questa cultura deve avere la sensibilità e l’attenzione per considerare il cibo anche come il punto di contatto tra il mondo fisico, il corpo e l’anima. Ovvero occorre pensarlo come un valore che trascende la necessità di rispondere (solo) a un fabbisogno fisiologico e ad altri bisogni, come possono essere il gusto e la gratificazione collegati ad alcune altre dimensioni – comunque importantissime -. La cultura del cibo ha la necessità di arricchirsi anche di aspetti legati alla responsabilità sulla produzione e sul consumo. Ovvero, e qui si avverte  subitoil richiamo alla dimensione etica, su come costruire una conoscenza, anche grazie all’Intelligenza Artificiale, che ci possa aiutare a creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile sul piano alimentare e ma anche capace di ridurre le diseguaglianze che rendono questa emergenza ancora più grave, nel rispetto delle tante identità e delle tante sensibilità con cui le popolazioni guardano al cibo e al bisogno alimentare.

FAO: una Piattaforma Internazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura Digitale

QU Dongyu, Direttore Generale della FAO

Ma cosa può fare concretamente l’Intelligenza Artificiale?
Questa domanda ha trovato delle risposte già molto precise e chiare a partire da QU Dongyu, Direttore Generale della FAO che nella sua analisi dell’emergenza alimentare ha evidenziato la necessità di trasformare in modo profondo il sistema alimentare del pianeta. “Occorre produrre in modo più efficiente – ha osservato – ma occorre anche consumare in modo più intelligente, più consapevole. Viviamo grandissime diseguaglianze tra chi vive in condizioni di povertà e non ha accesso al cibo necessario alla propria sussistenza o non ha acceso a cibo sicuro e chi al contrario dispone di ben più di quanto sia necessario”.

Certamente l’Intelligenza Artificiale deve contribuire a risolvere il gravissimo tema dello spreco alimentare, che è anche un tema di conoscenza, di allineamento corretto tra produzione e consumi oltre che di consapevolezza. E il ruolo del digitale è appunto legato alla creazione di quella conoscenza che oggi porta il mondo della produzione a sprecare tante risorse, a bruciare, spesso anche in senso letterale, energie che possono rigenerarsi solo in centinaia di anni. Da qui il ruolo della Piattaforma Internazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura Digitale alla quale QU Dongyu affida il compito di costruire un primo grande livello di knowledge collettivo sul digitale nella forma di un grande ambito capace di coinvolgere tante e diverse competenze allo scopo di analizzare e identificare in modo condiviso i benefici e nello stesso tempo anche i rischi di un percorso di digitalizzazione nel mondo agroalimentare en el settore primario.

Pontificia Accademia per la Vita: occorre costruire un rapporto tra AI e Food basato su una “Etica by Design”

Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita

La soluzione a questa emergenza ha sicuramente tantissimi attori ma i due volti principali ai quali guardare sono da una parte quelli dei “farmer”, di coloro che sono direttamente coinvolti nella produzione e dall’altra tutti noi come consumatori, con le nostre abitudini alimentari, con i nostri comportamenti, con la nostra capacità di agire, nel day by day su un possibile cambiamento che deve avere come leva principale la conoscenza e la consapevolezza delle conseguenze che nel lungo periodo sono legate a determinati comportamenti alimentari.

Davanti a un obiettivo così importante e sfidante come quello del “cibo per tutti” l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita osserva che occorre avere la sensibilità e gli strumenti per ridurre le diseguaglianze nell’accesso al cibo, per produrre di più e meglio ed evitare sprechi, ma cercando di rispettare nello stesso tempo i costumi, le abitudini che fanno parte della cultura del cibo di ciascun paese. Non è necessario che tutti debbano mangiare le stesse cose anche se ci debe essere cibo per tutti. Occorre disporre di una conoscenza sulla produzione e sul consumo che sia basata su una etica del cibo e su una etica degli strumenti di produzione che permettano insieme di risolvere questo problema. Vincenzo Paglia parla di una “etica by design” e anche in termini di attenzione alla tutela di tutte le diversità biologiche sia nella prospettiva della produzione (vegetale e animale) sia nella prospettiva dei consumatori.

Kelly, IBM: il cibo è una priorità e l’AI può contribuire alla soluzione di questa grande emergenza

John E. Kelly, III, Vicepresidente Esecutivo di IBM

Abbiamo visto su quali orientamenti si può indirizzare il contributo dell’Intelligenza Artificiale. Ma quanti e quali sono gli ambiti nei quali questi orientamenti si concretizzano in soluzioni, applicazioni, risposte? Sono tanti e sono molto importanti e sono numerose le azioni che si stanno attuando, “sul campo”. John E. Kelly, III, Vicepresidente Esecutivo di IBM indirizza il suo contributo partendo dal ruolo dell’AI nelle gestione delle emergenze e in particolare a supporto del mondo sanitario per dare risposte nuove in tempi sempre più veloci alle istanze poste dal Covid-19. Soluzioni, da raggiungere in tempi stretti e con la capacità di gestire un elevato numero di variabili, sempre più complesse. Per Kelly si tratta anche di sfide per le quali serve una grandissima potenza di calcolo e IBM ha contribuito in modo molto concreto al raggiungimento di questi obiettivi, ma anche nella ricerca di nuove strade per la ricerca e di nuove forme di assistenza, di informazione, di supporto ai cittadini basate sull’AI. Nel caso dell’emergenza alimentare l’osservazione di Kelly parte dal principio che “nessuno deve essere lasciato indietro” e che anche per questo occorre un enorme lavoro in termini di “skill building”, di formazione, di sensibilizzazione e più nello specifico per quanto riguarda il ruolo dell’AI Kelly guarda a tre grandi ambiti di azione dove l’Intelligenza Artificiale può portare un grande valore:

  1. L’AI per migliorare la produzione a livello locale, sui territori
  2. L’AI per automatizzare e portare sviluppo ed efficienza nelle filiere
  3. La capacità predittiva per rendere le supply chain più resilienti

Portare Intelligenza nelle supply chain e aumentare la conoscenza nel rapporto tra produzione e consumo di cibo

Ma c’è un grandissimo tema sul quale la capacità di conoscenza abilitata dall’Intelligenza Artificiale può aprire nuove prospettive: e riguarda il rapporto tra produzione e consumo. “Certamente – osserva Kelly – l’obiettivo finale è lo Zero Hunger, ma per raggiungerlo occorre conoscere con grande precisione le ragioni che oggi causano la fame”. Kelly sottolinea che l’80% delle popolazione che soffre per insufficienza di cibo vive in aree del mondo che sono colpite da devastazioni. Uno dei temi primari sui quali basare una vera azione contro lo Zero Hunger è nello sfruttamento sempre più intenso della capacità predittiva dell’AI per ridurre questi rischi, per tenere conto della probabilità con cui possono avverarsi e per gestire in modo più attento le scelte legate alla produzione alimentare, per ridurre le conseguenze che possono avere sulla catena alimentare, oltre che naturalmente sulle persone.

Ma ci si deve fermare qui e Kelly aggiunge che l’AI deve servire anche per avere un rapporto più consapevole e attento con la natura, per utilizzare in modo preciso le risorse. Più si hanno informazioni precise sul territorio, sul suolo, sulla sua composizione, sul livello di umidità, unite alla predittività sulle previsioni metereologiche più si riesce dosare in modo corretto l’utilizzo di acqua per l’irrigazione, la distribuzione di fertilizzanti, piuttosto che lo stesso intervento umano. Occorre usare le risorse quando servono, dove servono, se servono e nella misura più appropriata. Ecco come l’Intelligenza Artificiale “sul campo” può permettere di aumentare la produzione, ridurre i rischi di danni, ridurre in consumo di risorse e nello stesso tempo, aspetto certamente non meno importante, aumentare la qualità e la sicurezza dei prodotti.

Ma Kelly sottolinea come l’Intelligenza Artificiale abbia permesso di aprire nuove strade e di identificare nuove soluzioni e in questo senso richiama una delle cinque predizioni legate a innovazione destinate a portare un cambiamento radicale. E in particolare Kelly parla di come si possa “utilizzare al meglio la natura” allo scopo di raggiungere una più efficace produzione agricola per alimentare il pianeta e ottenere, nello stesso tempo una riduzione delle emissioni di CO2 attraverso l’Azotofissazione (leggi l’articolo Azotofissazione, Fotoresistenza e riduzione CO2: le sfide di IBM per la sostenibilità) in un percorso di innovazione che vede l’impegno e il lavoro di IBM con AI e calcolo quantistico. Kelly sottolinea con questo richiamo come  IBM si stia impegnando anche nel portare innovazione in un ripensamento degli aspetti della produzione a più alto impatto ambientale

E la conclusione di Kelly è interamente dedicata ai costi dello spreco alimentare, 1 trilllion $ sono il calcolo dei danni provocati dallo spreco alimentare. Anche qui l’Intelligenza Artificiale può fare tanto e in particolare unitamente ad altre tecnologie come la blockchain per garantire la tracciabilità delle materie prime e del cibo sulle supply chain, ma anche per individuare dove e come avviene lo spreco, per allineare la produzione con il consumo, per rendere le supply chain più resilienti.

Smith, Microsoft: sfruttare la capacità predittiva dell’AI e lavorare sulla diffusione di competenze

Brad Smith, Presidente Microsoft

Il presidente di Microsoft Brad Smith ha portato l’attenzione sul ruolo del digitale e dell’Intelligenza Artificiale per aiutare il mondo agroalimentare ad aumentare la propria capacità di conoscenza delle risorse innanzitutto e per affrontare con maggiore precisione i problemi. Una conoscenza che secondo Smith deve essere messa in diretta relazione con la capacità predittiva sui cambiamenti climatici che stanno interessando il pianeta. C’è un rapporto diretto tra le scelte produttive che impattano sui cambiamenti e sui cambiamenti stessi che influenzano la capacità produttiva. L’AI può aiutare a capire queste relazioni ed è solo dalla precisione nella conoscenza che possono arrivare risposte più precise per azioni più efficaci.

Per Brad Smith L’AI e il machine learning sono fondamentali per affrontare i problemi della fame e della sicurezza alimentare e per mettere a disposizione nuovi strumenti per affrontare il cambiamento climatico. “In Microsoft, siamo convinti che la tecnologia può aiutare a trovare nuove soluzioni “. Ma Smith ha anche osservato che occorre diffondere l’utilizzo e l’accesso alla tecnologia e al digitale e per questo serve impegnarsi per mettere l’innovazione a disposizione anche delle imprese agricole più piccole, anche delle realtà più lontane dai centri più sviluppati. Ci sono tematiche di infrastruttura e di connettività che vanno affrontati per portare queste potenzialità dove più sono necessarie, e tutto questo deve essere accompagnato anche da tanta formazione e sensibilizzazione.

La riduzione dei rischi ambientali passa da un utilizzo più consapevole delle risorse

Se si procede in questa direzione si può raggiungere una maggiore efficienza, produrre di più, in modo più sicuro utilizzando minori risorse e, ad esempio, riducendo anche la piaga legata al consumo di suolo. Si può ridurre l’emissione di CO2 oggi in capo all’agricoltura, si possono utilizzare risorse energetiche in modo più preciso ed ecco che da qui arrivano risposte per contribuire a ridurre l’impatto ambientale e per gestire l’altro grande tema del climate change. Ma c’è anche un tema di qualità nella diffusione delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale. Smith ricorda che questi risultati si raggiungono solo se l’AI è inclusiva, se si rispettano i temi della privacy, della sicurezza dei dati, del loro accesso in modo consapevole, Se le tecnologie sono utilizzati in modo consapevole.

L’AI può fare tanto secondo Smith e può contribuire anche ad aumentare il ruolo e l’importanza delle persone e valorizzare la loro specifica competenza, la loro cultura. In concreto Smith sottolinea tre punti necessari perché queste tecnologie possano esprimere il loro valore a livello globale:

  • Si deve lavorare affinché queste tecnologie siano effettivamente accessibili
  • Serve un impegno su larga scala sui digital skill, a tutti i livelli e in tutte le aree del mondo che più ne hanno bisogno
  • Occorre poi disegnare e disporre di una governance che sappia contribuire a un utilizzo corretto ed equamente distribuito di queste potenzialità

E si tratta di temi che si intrecciano in modo sempre più profondo con le tematiche legate alle strategie ESG delle aziende, alla loro capacità e volontà di indirizzare uno sviluppo sostenibile, attento ai risultati ma attento nello stesso tempo all’impatto sociale e ambientale. A questo proposito leggi il servizio ESG: che cos’è e perché sta influenzando economia e finanza

Articolo originariamente pubblicato il 26 Set 2020

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