Agroalimentare: export in positivo anche dopo il Covid

L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) evidenzia come a partire da giugno, con l’allentamento delle misure restrittive, l’export agroalimentare made in Italy sia tornato ad aumentare arrivando a 22,1 miliardi di euro (+3,5% su base annua) con un peso dell’11% sulle esportazioni di beni e servizi totali dell’economia nazionale

Pubblicato il 21 Set 2020

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Nonostante il blocco forzato dovuto all’emergenza da Covid-19, nel primo semestre del 2020 l’export agroalimentare made in Italy ha raggiunto 22,1 miliardi di euro, in progressione del 3,5% su base annua, pari all’11% dell’esportazione complessiva di beni e servizi. 

Secondo l’elaborazione dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) dei dati ISTAT, dopo l’arretramento nei mesi critici per la diffusione del contagio (-1,5% ad aprile e -10,2% a maggio), da giugno con l’allentamento generalizzato delle misure restrittive, il commercio agroalimentare italiano con l’estero è tornato ad aumentare, chiudendo in positivo.

Sono state la forte crescita delle esportazioni nei primi due mesi dell’anno (+10,8%) e la ripartenza di giugno (+3%), ma anche la flessione delle importazioni (-5,1% rispetto allo stesso periodo del 2019) a determinare il miglioramento del saldo commerciale che ha raggiunto 710 milioni di euro di avanzo nel periodo in osservazione contro un passivo di quasi 1,2 miliardi dei primi sei mesi del 2019.

Su cereali, giù vino. Sì anche ai mercati extra-UE

I comparti che hanno inciso maggiormente nell’incremento del valore delle esportazioni sono quelli di cereali e derivati (+13,8%), ortaggi freschi e trasformati (+8,8%), frutta fresca e trasformata (+4,0%) e latte e derivati (+1,0%); il vino, pur rimanendo il secondo comparto produttivo maggiormente esportato, nei primi sei mesi dell’anno ha subito una flessione annua delle esportazioni del 4,1%.

Il principale mercato di destinazione è l’UE (64% delle esportazioni nazionali per 14,3 miliardi di euro) che registra una crescita del Made in Italy verso tutte le principali destinazioni europee ad eccezione della Spagna (-0,5%). La Germania è il primo canale di sbocco (17,1% dell’export complessivo), seguita da Francia (11,3%) e Regno Unito (7,5%). Buona anche la performance sui mercati extra-UE (+4,6% per 7,9 miliardi di euro), dove il risultato più eclatante riguarda Giappone (+17,3% su base annua), Canada (+13,7%) e Cina (+13,3%).

Immagine fornita da Shutterstock.

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