Presentare agli agricoltori tecniche sempre più moderne e innovative per la gestione del frutteto. E’ l’obiettivo del quarto incontro organizzato dalla Fondazione Edmund Mach al Maso Maiano di Cles, che ha visto la partecipazione di 250 agricoltori nel quarto della serie di incontri tecnici estivi che hanno fatto tappa prima di Cles a San Michele, Mezolombardo e Denno, con le prove sperimentali su vite e melo, per un totale di mille partecipanti.
“La Fondazione Edmund Mach attraverso i suoi centri – afferma Sergio Menapace, direttore generale della fondazione – continua a implementare sperimentazione, per mettere a disposizione tecniche nuove effettivamente applicabili ed economicamente sostenibili. Quella della sostenibilità, d’altronde, è l’unica strada da percorrere assieme a quella della qualità, che da sempre contraddistingue le produzioni locali”.
Tra le innovazioni presentate a Maso Maiano c’è il modello di frutteto sostenibile messo a punto dalla fondazione, cheprevede una forma di allevamento in parete, fulcro attorno a cui ruotano le moderne tecniche oggi a disposizione per ridurre gli input di manodopera e chimica in frutticoltura. “Grazie a pareti fruttifere basse e strette è oggi possibile non solo migliorare la qualità delle mele, uniformemente esposte al sole – spiega la fondazione – ma anche conseguire notevoli benefici ambientali.
Nell’incontro -si legge in una nota – Franco Micheli ha presentato ai frutticoltori le diverse fasi di studio del frutteto in parete dallo spindle del 2005 ad oggi. Si va dai vecchi impianti alti ottenuti col tradizionale Bibaum a 3.5 metri tra le file, che richiedono l’uso dei carri raccolta ai più moderni e stretti multi-asse a 2.5 metri tra le file, fino al Guyot singolo e doppio, ancora più stretti, che offrono la possibilità di abbandonare le forme di allevamento tradizionali in favore di un frutteto che assomiglia ad un moderno vigneto gestibile interamente da terra. Su questa tipologia di impianti ultra-stretti il concetto astratto di “frutticoltura di precisione” diventa una tecnica concretamente applicabile. Infatti già in potatura si può determinare facilmente sia la lunghezza del legno produttivo che il numero di gemme da lasciare in pianta cosi come, dopo il diradamento, il numero di frutti da lasciare per ettaro.
Grazie all’innovazione si può inoltre arrivare a una distribuzione ottimale dei prodotti fitosanitari con le le dimensioni contenute delle piante che consentono di vagliare diverse ipotesi sulle tecniche, le macchine e le regolazioni da adottare per ottimizzare i risultati del trattamento in termini di efficacia ed efficienza.