E’ un comparto in continua espansione quello della viticoltura biologica, cresciuto in un solo anno in Trentino del 20% con una superficie del vigneto biologico che ammontava a 1.162 ettari a fine 2018, 193 in più rispetto all’anno prima. Buoni i risultati raggiunti sia dalla sperimentazione sia da quanto attuato in campo dai viticoltori biologici riguardo la difesa da peronospora e oidio.
Lo rivelano i dati dell’Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento, presentati alla FEM (Fondazione Edmund Mach) che svolge attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese, nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale, nell’ambito della giornata dedicata alla viticoltura biologica con la visita alle prove nel campus di San Michele dell’Adige.
Dalla qualità biologica del suolo con Marco Ippolito ai gradi di stabilità del carbonio organico in suoli viticoli a diversa gestione con Raffaella Morelli; dal punto quantitativo sul rame con Cristina Micheloni, Presidente AIAB Friuli-Venezia Giulia alle prove in pieno campo per il controllo di peronospora e oidio con Luisa Mattedi; infine controlli e situazione fitosanitaria 2019 nelle aziende biologiche in Trentino con Roberto Lucin.
La ricerca per il progresso sostenibile nella viticoltura bio
“Il biologico è un metodo di produzione di grande interesse e la scienza ha il compito di valutare quali sono le migliori condizioni per applicarlo, tenendo conto delle specificità territoriali, ambientali e sociali. Il biologico rientra a pieno titolo sotto il più ampio cappello dell’agrifood sostenibile. Un termine-ombrello sotto il quale c’è spazio scientifico per tutti gli approcci che promuovono un uso responsabile ed efficiente delle risorse naturali” apre così i lavori il presidente FEM, Andrea Segrè.
Segrè ha proseguito spiegando che è stata proprio la viticoltura a fare da pioniere nell’ambito della gestione biologica: quello che 15 anni fa poteva sembrare difficile, a volte anche impossibile, ora si è dimostrato che si può fare. “Con gestione agronomica oculata, scelta di varietà e luoghi idonei, bioagrofarmaci e confusione sessuale la viticoltura biologica è diventata una realtà per molti agricoltori. Questo è stato possibile grazie all’impegno e alla dedizione di molti tecnici e ricercatori: perché il progresso è sempre legato alla conoscenza. E la ricerca rimane sempre lo strumento chiave. Adesso c’è la sfida della sostituzione del rame, ma anche su questo solo la ricerca potrà e dovrà dare gli strumenti adatti”.
Bio: gestione suolo, tecniche di difesa, normative nella viticoltura
Questo incontro, moderato da Roberto Zanzotti, Responsabile dell’Unità Agricoltura Biologica, rappresenta un appuntamento fisso per viticoltori e tecnici che si occupano di biologico non solo del Trentino-Alto Adige, ma anche di altre regioni dell’Italia. Nel corso della giornata vengono presentate le attività svolte da questa unità FEM in diversi ambiti della viticoltura: quest’anno hanno interessato la gestione del suolo e le tecniche di difesa, senza trascurare le novità normative relative ai regolamenti europei che disciplinano il settore biologico. Le tematiche affrontate nelle prime due relazioni tecniche hanno riguardato gli effetti del sovescio sulla qualità biologica e sulla frazione di carbonio stabile del suolo, sperimentazioni finalizzate alla diminuzione degli apporti esterni e alla conservazione della fertilità dei sistemi agricoli così come imposto dal Regolamento relativo alla produzione biologica.
Si è anche parlato di rame alla luce delle recenti limitazioni introdotte, che ne prevedono un impiego massimo di 28 kg/ha in 7 anni, quindi una media di 4 kg/ha annuali. Nell’ultimo anno diversi prodotti alternativi sono stati proposti per l’inclusione nel regolamento europeo tuttavia, nessuno ha mostrato di essere un valido sostituto del rame. Si configurano necessarie sperimentazioni atte a scongiurare una sua ulteriore riduzione o un suo completo abbandono ma che prevedano la riduzione dei dosaggi impiegati. Sono state illustrate le prove condotte in vigneto per la difesa da peronospora con bassi dosaggi di rame e sostanze alternative per cercare di ottimizzarne l’efficacia e diminuirne gli apporti annuali. Sono state presentate inoltre prove relative al controllo dell’oidio con zolfi e prodotti alternativi.