Chi pensa a un sistema educativo italiano in estremo ritardo nel campo delle competenze digitali dovrà in paricredersi, almeno per quanto riguarda gli istituti agrari. Dove più la metà delle scuole ha avviato negli ultimi tre anni progetti di digital transformation o di acquisizione di competenze digitali, con l’intenzione di realizzarne di più in futuro. E’ il quadro che emerge da una ricerca realizzata dal Digital transformation institute in collaborazione con l’istituto di istruzione superiore Ciuffelli-Einaudi di Todi, la scuola di agricoltura più antica d’Italia con i suoi 150 anni di attività, e con la rete nazionale degli istituti agrari. L’obiettivo dello studio era di capire quale impatto sta avendo la trasformazione digitale nella formazione superiore degli istituti agrari, uno dei comparti strategici per il futuro del Paese.
Per gli istituti agrari la digital transformation entra nei POF
I ricercatori, che hanno coinvolto 75 istituti e passato in rassegna l’offerta formativa, i laboratori, le iniziative curriculari ed extra curriculari che hanno favorito l’avvicinamento degli studenti ai temi della digital transformation applicata al comparto Agrifood, hanno rilevato inoltre che l’84% delle iniziative di digital transformation sono state inserite nel Piano d’offerta formativa e nel programma di alternanza scuola/lavoro. Tra gli istituti agrari che non hanno attivato iniziative sul digitale, il 62% sostiene di non avere le capacità economiche per farlo e il 43% di non disporre delle risorse organizzative per gestirle.
Dalla ricerca è inoltre emerso che il 98% degli istituti reputa molto importante investire in tecnologie per il miglioramento della produzione e/o della gestione di un’azienda agricola, mentre l’87% pensa che la mancanza di competenze digitali determini l’assenza di figure che sappiano declinare le possibilità offerte dal digitale in opportunità per il settore agroalimentare. Per l’80% del campione l’acquisizione delle competenze digitali e l’applicazione di queste ultime in progettualità specifiche deve essere un obiettivo formativo, da raggiungere attraverso lo sviluppo di un percorso di insegnamento trasversale a diverse materie, e supportato da indicazioni nazionali del Miur. Quanto al coinvolgimento di soggetti esterni al mondo della scuola per realizzare i progetti, il 98% degli istituti sarebbe d’accordo con questa modalità.
La digital transformation deve coinvolgere anche le aziende di più piccole dimensioni
“Le tecnologie informatiche impattano profondamente sul futuro del comparto agroalimentare: dai sistemi di controllo della produzione alla gestione dei processi di filiera, dalla comunicazione al trattamento dei prodotti, dall’agricoltura di precisione al non invasive testing all’enviroment agricolture – afferma Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – Il processo di trasformazione digitale in corso è destinato a generare fortissimi cambiamenti sulla realtà del settore, ai quali non tutte le aziende sono pronte, e dai quali, anzi, la distanza delle stesse è inversamente proporzionale alla loro dimensione di fatturato. L’indagine ha dimostrato che buona parte degli istituti che si occupano della formazione dei futuri specialisti del settore ne sono consapevoli. E’ importante che le aziende agroalimentari di dimensione più piccola, quindi la maggior parte nel nostro Paese, attualmente totalmente impreparate al cambiamento possano attrezzarsi come i grandi attori, capitalizzando su coloro che adeguatamente formati entreranno nel mondo del lavoro tra qualche anno”.
Il ruolo delle partnership
“Gli istituti hanno inoltre dichiarato di realizzare i progetti prevalentemente con competenze interne, il che è positivo perché consolida la preparazione del personale e crea competenze di struttura, tuttavia è necessario enfatizzare le partnership per costruire progetti realmente sostenibili, anche nell’ottica di una reale alternanza scuola lavoro – prosegue Epifani – Inoltre, è emersa un’eccessiva concentrazione di progetti su temi “di moda, ad esempio droni, agricoltura di precisione ecc., piuttosto che su temi scelti in base all’utilità effettiva, ma si lamenta una mancanza di indicazioni ‘strategiche’ da parte del Miur, che fornisce strumenti ma non dà indicazioni su ambiti, scenario, prospettive”.