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Protocollo di Kyoto, un passo avanti per il Clima verso la COP29



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I Paesi sviluppati hanno concluso il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto con una riduzione media annuale delle emissioni del 22% rispetto al 1990: un risultato significativo in vista degli obiettivi della 29esima edizione della Conferenza delle Parti COP29

Pubblicato il 19 ago 2024



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I Paesi sviluppati che hanno partecipato al secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto (2013-2020) hanno raggiunto una riduzione media annuale delle emissioni del 22% rispetto ai livelli del 1990, segnando un traguardo nella lotta contro il cambiamento climatico. Tale risultato emerge alla luce del processo di rendicontazione e revisione che si è concluso lo scorso mese.

La conclusione di questo esercizio evidenzia lo sforzo che le Parti hanno profuso e stanno profondendo per invertire la tendenza all’aumento delle emissioni di gas serra, una impresa avviata quasi 35 anni fa con l’Unione Europea che ha ridotto le emissioni medie tra il 2013 e il 2020 del 23% rispetto al 1990.

Degno di nota – spiega l’UN Climate Change in una nota stampa (consultabile nella sua forma integrale QUI ndr) – è il fatto che dieci paesi, tra cui nove Stati membri dell’UE e il Regno Unito, hanno raggiunto riduzioni superiori al 30% rispetto al 1990. Sette paesi, tuttavia, hanno registrato un aumento delle emissioni medie annuali.

La 29ª sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP29) che si svolgerà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaigian, rappresenta una opportunità cruciale per consolidare i successi ottenuti finora e per spingere ulteriormente l’azione climatica globale verso obiettivi più ambiziosi e sostenibili per la mitigazione e per l’adattamento e cercare di mantenere o non allontanarsi troppo dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.

COP29, affrontare le questioni climatiche con più ambizione e più azione

Le riduzioni attuate dalla maggior parte delle nazioni sviluppate nell’ambito del Protocollo di Kyoto costituiscono un indicatore della capacità dei paesi di intraprendere le azioni necessarie a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi delineati nei loro Contributi Determinati a livello Nazionale (o Nationally Determined Contribution, NDC) ai sensi dell’Accordo di Parigi, che mira a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, puntando idealmente a 1,5°C.

“La conclusione del secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto apre la strada a un’azione climatica rafforzata da parte dei paesi”, ha dichiarato Don Cooper, Director of the Transparency Division at UN Climate Change “Questo slancio è fondamentale mentre ci sforziamo di ridurre significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico.”

A questo proposito, la presidenza azera della COP29, guidata dal Ministro dell’Ecologia e delle Risorse Naturali Mukhtar Babayev, ha dichiarato nella sua lettera aperta “In Solidarity of a Green World” che la visione per questa conferenza si basa su due pilastri: aumentare l’ambizione degli impegni nazionali esortando tutte le parti a presentare NDC ambiziosi, completi e solidi e consentire l’attuazione concreta delle azioni, in particolare con un nuovo obiettivo quantificato sul finanziamento climatico.

Dati trasparenti per il clima: il ruolo di una rendicontazione accurata

Il processo di revisione da parte di team di revisori esperti è una caratteristica cruciale del Protocollo di Kyoto, in quanto garantisce trasparenza, accuratezza, coerenza e comparabilità dei dati sulle emissioni, le rimozioni e le tendenze generali. Processi analoghi sono stabiliti dalla Convenzione e dall’Accordo di Parigi.

La revisione dei rapporti presentati dalle Parti nell’ambito del Protocollo di Kyoto copre le emissioni di gas serra (GHG) provenienti da settori come la produzione energetica, i processi industriali, l’agricoltura e i rifiuti, così come le emissioni nette o le rimozioni conseguite attraverso attività legate all’uso del suolo mediante pratiche come il rimboschimento e l’imboschimento.

La revisione degli inventari dei gas serra è stata uno dei pilastri del sistema di misurazione, comunicazione e verifica istituito prima dell’Accordo di Parigi. Oltre 500 esperti provenienti da 100 paesi in via di sviluppo e sviluppati hanno partecipato alla revisione degli inventari dei gas serra negli ultimi due decenni. Questa esperienza getta solide basi per la costruzione di ulteriori sistemi nell’ambito dell’Accordo di Parigi che garantiscano un sistema di rendicontazione climatica rigoroso e trasparente.

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