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Transizione energetica: come cambiano le priorità dei governi



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Dall’analisi di S&P Ratings: “Sustainability Insights: Evolving Political Priorities Could Affect Energy Transition” emerge che le priorità politiche stanno cambiando alla luce di una maggiore attenzione al costo della vita, alla sicurezza energetica e alle spese per la difesa. L’inflazione ha poi aggiunto un ostacolo alla transizione a causa dell’impatto sui costi mentre la dipendenza dalle importazioni energetiche potrebbe aiutare la transizione

Pubblicato il 9 ago 2024



SPRating energy 2024
Fonte: S&P Ratings – Sustainability Insights: Evolving Political Priorities Could Affect Energy Transition

Governi globali e transizione energetica: priorità politiche in evoluzione

I governi a livello globale non stanno abbandonando gli obiettivi della transizione energetica, ma le priorità politiche stanno cambiando, secondo quanto riportato nel report “Sustainability Insights: Evolving Political Priorities Could Affect Energy Transition” di S&P Global Ratings il “vento sta cambiando”. A causa dell’aumento dei rischi geopolitici e dei cambiamenti nelle priorità di spesa, molti paesi hanno gradualmente spostato l’attenzione dalla transizione energetica verso altre questioni cruciali, come il costo della vita, la sicurezza energetica, la competitività economica e le spese per la difesa.

Un atteggiamento e un approccio che potrebbe alterare l’equilibrio del cosiddetto “trilemma energetico”, ovvero di quell’equilibrio fondamentale e delicatissimo tra le tre grandi dimensioni fondamentali dell’energia costituite:

  • Dalla Sicurezza energetica, riferibile alla capacità di un paese di garantire un approvvigionamento costante e affidabile di energia;
  • Dall’Equità energetica che è rappresentata dalla capacità di un paese di garantire l’accesso all’energia a tutta la popolazione a un prezzo ragionevole e accessibile;
  • Dalla Sostenibilità ambientale intendendo con questo aspetto l’impegno nella riduzione dell’impatto ambientale e nella promozione e diffusione di fonti di energie rinnovabili più pulite e sostenibili.

L’impatto dei costi energetici sulle finanze pubbliche

In seguito all’aumento del debito pubblico durante la pandemia di COVID-19 e all’impennata dei prezzi energetici, lo spazio fiscale si è ridotto per molti governi a livello globale. Allo stesso tempo, i bassi costi di finanziamento in molte economie avanzate contribuiscono a deficit persistentemente elevati, a condizione che le condizioni di finanziamento non si deteriorino drasticamente. Indipendentemente dal ritmo della transizione energetica, i governi dovranno affrontare dei costi. Se rallentassero la transizione, dovrebbero continuare a spendere per i sussidi ai combustibili fossili, il cui costo fiscale è sostanziale e non va nella direzione di uno sviluppo sostenibile. D’altra parte, se accelerassero la transizione riducendo i sussidi, potrebbero rischiare il malcontento degli elettori.

Nuove priorità di spesa dei governi

I governi stanno affrontando nuove priorità di spesa, come l’aumento della spesa per la difesa, particolarmente in Europa a causa della guerra in Ucraina. Per i mercati emergenti e di frontiera, invece, la sfida principale è lo sviluppo economico. La loro domanda energetica potrebbe convergere con quella delle economie avanzate, aumentando la necessità di espandere l’offerta di energia pulita ed evitando una maggiore dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, il finanziamento, le lacune infrastrutturali e la mancanza di accesso alla tecnologia rappresentano barriere per accelerare la transizione, così come lo spazio fiscale limitato.

Inflazione e costo della vita: sfide per la transizione energetica

L’elevata inflazione e i prezzi energetici aumentano le sfide di accessibilità economica, soprattutto per le famiglie a basso reddito. Questo potrebbe rappresentare un ostacolo al progresso della transizione energetica, a seconda della progettazione delle politiche e dell’impatto distribuito in modo diseguale. Secondo il report di S&P Global Ratings, in molti paesi le misure di sostegno fiscale hanno in gran parte mitigato gli aumenti dei prezzi energetici dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Tuttavia molti governi devono affrontare le preoccupazioni degli elettori sul costo della vita.

Considerazioni redistributive e polarizzazione politica

Man mano che la transizione energetica prende piede, gli aspetti sociali legati alle politiche climatiche stanno diventando più visibili. Le famiglie a basso reddito spendono una quota maggiore del loro reddito disponibile per l’energia e sono state colpite più duramente dall’aumento dell’inflazione rispetto alle famiglie ad alto reddito. Se la transizione aumenterà i prezzi energetici, gli effetti saranno avvertiti in tutto lo spettro sociale, ma colpiranno in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito a causa della loro limitata capacità di far fronte all’aumento del costo della vita. I governi potrebbero evitare ulteriori regolamentazioni ambientali, ritardando ulteriormente la transizione energetica.

Sicurezza energetica e dipendenza dalle importazioni

L’impennata dei prezzi energetici nel 2022-2023 ha potenzialmente ritardato la transizione energetica nel breve termine, evidenziando l’importanza di un approvvigionamento energetico stabile a prezzi accessibili e rinnovando l’attenzione sulla sicurezza energetica. Tuttavia, la dipendenza dai paesi europei dalle importazioni energetiche e la crescente domanda energetica dei paesi in via di sviluppo potrebbero accelerare la transizione. I prezzi elevati dei combustibili fossili hanno incentivato i governi a migliorare l’efficienza energetica e adattare le misure sociali, soprattutto perché i sussidi potrebbero rivelarsi insostenibili sul lungo periodo. La spinta per maggiori investimenti nelle energie rinnovabili è stata più pronunciata quando i prezzi energetici in Europa hanno raggiunto il picco.

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