Epson Point of View

Epson e la sostenibilità: un percorso lungo cinquant’anni

L’azienda giapponese vanta ormai mezzo secolo di esperienza nelle tematiche che oggi guidano il mondo ESG: dalle iniziative pionieristiche degli anni Settanta alle rivoluzionarie innovazioni di prodotto, sino alle certificazioni mondiali e alle continue ambizioni in termini di riduzione dell’impatto ambientale. Sino all’ultimo tassello: il lancio di “Turn down the heat”, la campagna che sollecita le imprese a “fare qualcosa di concreto” per tutelare il permafrost e, di conseguenza, tutto il pianeta

Pubblicato il 28 Giu 2021

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L’ultimo tassello è un invito, esteso a tutto il mondo. L’esortazione, in un certo senso, a chiudere finalmente con il passato e inaugurare una nuova era. Turn down the heat,abbassiamo il riscaldamento”.

È l’incoraggiamento che, forte del supporto della National Geographic society, chiede alle aziende globali di promuovere la tutela del permafrost, il terreno perennemente ghiacciato che ricopre le regioni polari della Terra. Di fare qualcosa di concreto per la causa, come sostituire i dispositivi elettronici presenti negli uffici con innovazioni che emettano meno calore. O inserirsi in un circolo virtuoso di economia circolare. Per collaborare tutti, senza distinzioni e senza più incertezze, a guarire il pianeta. E, indirettamente, noi stessi.

Ma è solo l’ultimo tassello. Fino ad ora.

Perché quella dell’amore di Epson per la responsabilità sociale e la sostenibilità, in tutte le sue declinazioni, è la storia di un mosaico in continua – forse perenne – crescita. Un collage di tessere che inizia negli anni Settanta per ritrovarsi oggi, cinquant’anni dopo, a distinguersi a livello mondiale per la sua tenacia. E un’inarrestabile capacità di affrontare soluzioni, impegni e progetti sempre più ambiziosi.

Kazuyoshi Yamamoto, presidente Epson Europa

“Lavorare con i clienti è la mia passione, comprendere le loro esigenze e ascoltare il loro parere è importantissimo per migliorare costantemente ciò che offriamo – ha detto Kazuyoshi Yamamoto, presidente Epson Europa, alla presentazione dell’ultimo Green Choice Report aziendale -. L’ascolto è essenziale se vogliamo rimanere sostenibili”.

E allora non stupisce che quella di Epson sia la fotografia di un orecchio da decenni teso ad “ascoltare” la voce del pianeta, da quel 1970 che inaugura le iniziative ambientali della società sino allo storico Forum italiano del 2008, compensato con la piantumazione di mille alberi nel Parco del Grugnotorto a Cinisello Balsamo. Da quel 2004 che ha segnato per la prima volta le Emissioni zero Livello 1 per la società, al 2050 che già oggi è la meta concreta e tangibile di un impegno ESG a tutto tondo: negatività carbonica ed eliminazione totale dell’uso di risorse naturali esauribili, quali petrolio e metallo.

“La nostra filosofia d’impresa è che le aziende hanno responsabilità oggettive nei confronti del territorio dove operano e della società in cui sono inserite”, afferma l’azienda. E la storia insegna, ripercorrendola passo passo, che le cose stanno davvero così.

Cinquant’anni di impegno per l’ambiente

Nessun greenwashing di convenienza: per Epson l’impegno nei confronti dell’ambiente è qualcosa di innato. Fuori da tempi sospetti, la mission aziendale a favore del pianeta prende infatti il via molto prima dell’Era Ecologica inaugurata da Kyoto nel 1997.

È il 1970 ed Epson, anticipando qualunque analogo impegno, inaugura un sistema chiuso per il trattamento delle sostanze nocive contenute nelle acque reflue. È l’avvio di una nuova era. Il battesimo di un percorso che, da allora, non smette più di crescere. Nel 2004 la società raggiungere le Emissioni Zero nel riciclaggio completo dei materiali di scarto per tutte le realtà giapponesi e gli stabilimenti consociati all’estero. Nel 2007 tocca il traguardo Emissioni Zero Livello 2 in 11 stabilimenti, per la riduzione dell’uso delle materie prime naturali nel processo produttivo (e oltre 2.000 tonnellate risparmiate nell’anno 2006/2007).

Arriva così il tempo di dare riscontro a tanta sensibilità anche a livello produttivo. È il 2008: nascono le nuove stampanti inkjet, nate – afferma l’azienda – “per dare concretezza alla nuova strategia per la sostenibilità dell’ufficio”. È un’esperienza quasi pionieristica quella che tenta Epson, che lancia sul mercato un prodotto capace di “grande autonomia, elevata affidabilità ed ottima qualità”, in grado di abbattere del 95% i consumi energetici e ridurre fino al 70% i costi di stampa. Sono caratteristiche inedite, innovative, quasi futuriste nella loro visione del classico rapporto costi/benefici.

Un messaggio rivoluzionario

Quello che oggi sarebbe abitudine risuona all’epoca come un messaggio rivoluzionario. Un leader mondiale nel settore tecnologico si espone ufficialmente. Epson, gigante del mondo tech, si impegna a cooperare per generare sostenibilità e per contribuire in modo positivo alle comunità facendo leva sulle proprie tecnologie. È il segno definitivo del cambiamento. O meglio, dell’inizio del cambiamento.

Perché il percorso che da ora in poi segnerà la strada del gruppo giapponese guidato da Seiko Epson Corporation, sino a condurlo agli attuali 1.000 miliardi di Yen (circa 7,5 miliardi di euro) di fatturato annuo, è solo agli inizi.

Il basso consumo energetico delle nuove stampanti Epson segna la svolta. Un prodotto di largo consumo permette di fare qualcosa che non si era mai visto: risparmiare un picco di oltre 0,7 chilowattora (KWh) di elettricità rispetto a una normale stampante laser. L’azienda fa notare che non si tratta cosa da poco. Considerando una giornata media e considerando che per la maggior parte del tempo le stampanti sono in condizioni di basso consumo, il risparmio si attesta su circa 0,32 KWh. Se poi consideriamo che in Italia il parco installato è all’epoca di oltre 4 milioni di stampanti laser, il risparmio ottenibile in un anno sale a quasi 1.300 Megawatt, pari al consumo medio di oltre 481.000 famiglie italiane (corrispondenti quasi a una regione come il Friuli Venezia Giulia).

Una storia pionieristica

Epson è fra i pionieri. Fra i pochi che parlano in termini concreti di impatto ambientale. E, soprattutto, che fanno qualcosa di reale per ridurlo. Infatti l’azienda non si accontenta del feedback delle sole stampanti. Vuole di più. E finisce per controllare in modo sempre più attento le sue emissioni di CO2 e di altri gas-serra, risparmiando via via l’energia impiegata nella produzione. È uno sforzo che in poco tempo permette di ridurre di oltre il 45% l’emissione di sostanze che producono l’effetto serra.

Ma ancora, non basta.

È in questa cornice che Epson organizza a Milano l’Epson Forum 2008, espressione della strategia “Energy Economy Innovation”. I partecipanti hanno la possibilità di visionare oltre 70 prodotti, ognuno con il proprio profilo di sostenibilità e molti dei quali in anteprima assoluta. Il Forum consente inoltre di approfondire le importanti iniziative di collaborazione di Epson con prestigiose istituzioni culturali e di ricerca, presentando ufficialmente il piano aziendale “Action 2010” finalizzato collegamento tra economia ed ecologia (meno impatto, più valore).

L’azienda spiega al pubblico le sue linee guida. E la sensazione, col senno di poi, è che la visione sia già proiettata a quel che sarà: Epson afferma di essere al lavoro per sviluppare tecnologie a tutela dell’ambiente, da supportare attraverso brevetti ambientali, ma anche per ridurre progressivamente le emissioni di anidride carbonica di fabbriche e uffici, grazie alla razionalizzazione e al contenimento dell’energia utilizzata. E soprattutto spiega di voler condividere le informazioni sui risultati ambientali conseguiti per una promozione consapevole di questi vantaggi.

L’importanza della trasparenza

È l’avvio non solo di una politica di sostenibilità, ma anche di totale trasparenza. Quasi a vedere nel futuro che caratterizzerà le metriche ESG, Epson posa già una mano nel domani e si porta avanti. Lo fa senza tregua, spingendo da un lato la diffusione della cultura della sustainability e promuovendo dall’altro innovazioni continue.

Arrivano così inchiostri e stampanti che si guadagnano la certificazione dell’associazione internazionale Oeko-Tex, Eco Passport, per le sostanze chimiche sicure e sostenibili impiegate nel settore tessile. Arriva PaperLab, il primo sistema al mondo per creare carta pronta all’uso direttamente in ufficio, in grado di produrre migliaia di fogli di carta riciclata al giorno, con un processo a secco a partire da fogli usati e triturati in modo sicuro.

E arrivano i suggerimenti di Epson per le Pmi, che secondo la ricerca “SMEs: Closing the Sustainability Gap” effettuata dalla società di analisi europea Quocirca in occasione di Cop 22 a Marrakesh, la conferenza Onu sul clima, soltanto nel 42% dei casi affermano di interessarsi all’efficienza energetica sul posto di lavoro, rispetto al 77% delle aziende di grandi dimensioni. “Mediante una pianificazione preventiva, nonché ricerca e investimento nelle risorse, le piccole e medie imprese potrebbero ottenere maggiore efficienza e risparmio sui costi”, spiega Epson. Che diffonde le sue best practise a favore dell’ecosistema, mettendo così sul piatto un’esperienza ormai decennale che si fa sempre più concreta: nel 2017 la società entra ufficialmente in CSR Europe, il maggior network europeo per la promozione della responsabilità sociale d’impresa, quindi ottiene la valutazione Gold per la sostenibilità ambientale dalla piattaforma indipendente EcoVadis. Nel 2018, altro goal: Epson annuncia di essere stata inclusa nelle società che soddisfano gli indici FTSE4Good per il quattordicesimo anno consecutivo, promuovendo iniziative per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) stabiliti dalle Nazioni Unite.

Intanto il Bilancio di sostenibilità 2018 rivela che tutti gli uffici Epson in Europa hanno adottato le misure necessarie affinché tutto il materiale plastico monouso sia rimosso dagli uffici entro il 2020; che l’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili è aumentato fino al 55%, con l’obiettivo di raggiungere il 100% entro il 2020; che le emissioni di CO2 per dipendente sono state ridotte di oltre il 6% e le emissioni dei gas serra sono diminuite di circa il 18% nei magazzini, nonostante in Europa siano aumentati sia i dipendenti sia lo spazio occupato dai magazzini.

Obiettivi sempre più ambiziosi

Quanto basta per sentirsi “arrivati”? Nient’affatto.

Perché passa meno di un mese dalla presentazione del Bilancio che già Epson, in occasione della 25a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25), riafferma il suo impegno per la decarbonizzazione. E fissa gli obiettivi per ridurre, entro il 2025, le emissioni di gas serra (GHG) del 19% rispetto all’anno fiscale 2017.

Intanto Epson Europa annuncia la sua nuova iniziativa, “New Horizons“, un programma educativo che coinvolge oltre 10.000 studenti di tutte le età, mettendo a disposizione tecnologie digitali che consentono metodi di insegnamento innovativi e supportando programmi per la diffusione nelle scuole dei temi di sostenibilità e innovazione. E il Bilancio di Sostenibilità europeo “Green Choice” 2020 mette la ciliegina sulla torta: 48 pagine di informazioni sulle misure di sostenibilità e CSR adottate dall’azienda nell’area EMEA.

Il report rivela che, nel corso del 2020, Epson ha compiuto notevoli progressi nell’allineamento delle attività aziendali agli SDGs delle Nazioni Unite, come attesta il premio EcoVadis Platinum per la sostenibilità che la colloca nell’1% delle aziende più virtuose del settore. I fatti parlano di riduzione dell’8,56% delle emissioni di gas serra per dipendente, di riduzione del 18% delle emissioni legate agli Ambiti 1 e 2, di riciclo di 23.700 tonnellate di materiale, di utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili al 100% negli edifici di proprietà, di risparmio di un potenziale di 1,1 milioni di tonnellate di materiali di consumo in plastica grazie alla vendita di oltre 50 milioni di stampanti EcoTank senza cartucce.

L’impegno del post-Covid: “Turn down the heat”

A confermare ulteriormente il tutto, l’azienda viene inserita per la prima volta nella prestigiosa “A List” di sostenibilità aziendale stilata da CDP (Carbon Disclosure Project), l’organizzazione no-profit che valuta le aziende in base alle loro azioni nella lotta al cambiamento climatico e nella tutela della sicurezza idrica. È la consacrazione finale, o meglio: l’inizio della storia che riparte dal Covid, da un mondo nuovo e da una società sempre più attenta a valori immateriali.

Per Epson solo uno stimolo in più. Che il 2021 non fa altro che ravvivare nelle intenzioni, mettendo al centro un impegno nuovo: “Turn down the heat”, la campagna che nasce con l’obiettivo di scongiurare quanto previsto dagli scienziati, cioè che il permafrost terrestre si scioglierà completamente entro il 2100, portando un drastico cambiamento nell’ecosistema e nei paesaggi urbani, con l’innalzamento del livello dei mari e il rilascio di 950 miliardi di tonnellate di metano nell’atmosfera. Epson e la National Geographic Society puntano dunque a sensibilizzare le aziende, invitandole a ridurre il loro impatto sul riscaldamento globale. E forti di esperienze diverse, ma altrettanto autorevoli nel campo del rispetto ambientale, guidano l’ecosistema verso best practise capaci di imprimere la svolta decisiva:

  • Sostituire i dispositivi presenti negli uffici, dalle stampanti a tutte le altre apparecchiature elettroniche, con tecnologie che consumino e scaldino meno;
  • Riflettere su come l’acquisto di nuovi dispositivi e lo smaltimento di quelli vecchi possano avere origine dall’economia circolare e successivamente essere reinseriti al suo interno;
  • Optare per l’uso di fonti rinnovabili “pulite” come l’energia solare ed eolica, e impegnarsi a sprecare meno acqua possibile, anche introducendo apposite tecnologie di rilevamento;
  • Condurre attività di due diligence sulle realtà da cui le aziende acquistano e con cui collaborano, per promuovere ulteriormente i valori legati alla sostenibilità nell’intera catena di fornitura;
  • Adottare un piano preciso per ridurre le emissioni di carbonio, includendo misure che spaziano dall’utilizzo di energie rinnovabili alla conservazione delle risorse idriche, oltre a definire rigidi criteri ESG e una chiara roadmap di come verranno soddisfatti.

“Non solo: le aziende devono mostrare con trasparenza il loro impegno, poiché i clienti non sono mai stati così contrari all’ecologismo di facciata”, conclude Epson. E la voce di questa “veterana” con cinquant’anni di esperienza sulle spalle risuona come qualcosa in più di una semplice opinione. È ormai l’invito a un dovere morale. A un’urgenza che non può più essere posticipata, se davvero l’intenzione è quella di cambiare il mondo.

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Veronica Balocco

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