In tema di gestione dei rifiuti industriali, per una volta, la normativa in Italia è chiara. Come indica la Parte Quarta del Testo Unico Ambientale, D.lgs. 152/2006, si tratta di qualcosa di profondamente diverso dai rifiuti urbani, quelli prodotti dagli utenti domestici. I rifiuti industriali, in particolare, sono una sottocategoria della più vasta famiglia dei rifiuti speciali e che, dunque, vanno trattati secondo logiche e modalità specifiche.
Secondo il report ISPRA – i cui dati più recenti si riferiscono all’anno 2021 – i rifiuti speciali prodotti dalle cosiddette attività economiche sono quantificabili in 165 milioni di tonnellate annue. Di questi, come riportato da Assombiente, circa il 55% – ovvero ben 36,3 milioni di tonnellate – viene prodotto direttamente dalle aziende manifatturiere.
Ed è il settore delle costruzioni e delle demolizioni a contribuire in gran parte alla produzione complessiva di questa tipologia di rifiuti: si parla di un quantitativo di 78,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali – una cifra che incorpora anche altre categorie di scarti, tra cui quelli da imballaggio e gli oli esauriti.
Tuttavia, è il recupero la forma di gestione prevalente. Secondo ISPRA, questa rappresenta il 72,1% delle attività messe in campo (128,3 milioni di tonnellate di scarti recuperati), seguita dalle operazioni intermedie di smaltimento (10%, 17,9 milioni di tonnellate) e lo smaltimento in discarica (5,7%, 10,2 milioni di tonnellate). La ratio alla base è chiara: il recupero consente di sfruttare al massimo le risorse contenuti nei rifiuti, diventando così una leva strategica per la riduzione delle emissioni e l’abbattimento dei costi operativi.
Gestione rifiuti industriali, i rischi da evitare
Una gestione non corretta e conforme dei rifiuti prodotti dalle attività industriali può dare luogo, infatti, a diversi rischi per l’ambiente e per la stessa impresa. Ad esempio, il mancato rispetto delle normative relative a classificazione, trasporto, stoccaggio e smaltimento degli scarti può condurre a sanzioni legali ma, nel caso in cui i rifiuti industriali trattati in modo inadeguato causino danni a terzi o all’ambiente, le aziende possono anche essere chiamate a rispondere in sede civile, con relative richieste di risarcimento. Senza considerare i danni connessi alla reputazione aziendale e alla percezione negativa dello stesso business da parte di stakeholder, clienti e investitori.
Non meno trascurabile è il rischio connesso alla sicurezza, dal punto di vista dell’aumento degli incidenti e infortuni sul lavoro: la cattiva gestione degli scarti industriali può comportare rischi per la salute dei lavoratori. Pensiamo a sversamenti, incendi o esposizione a sostanze pericolose che possono causare infortuni o malattie professionali, producendo costi aggiuntivi per compensazioni, indennità e assenze.
Parallelamente, al di là delle violazioni di legge, ci sono anche spese aggiuntive derivanti in particolare dallo smaltimento degli stessi, nonché dai mancati ricavi legati al non recupero degli stessi. Più in generale, un’azienda che non ha un’adeguata gestione dei rifiuti industriali può essere esclusa da nuove opportunità di business, come appalti pubblici o collaborazioni con altre organizzazioni che richiedono standard ambientali elevati.
La modernizzazione come chiave del contenimento dei costi e dei rischi
Appare chiaro dunque che, per mitigare questi rischi, le aziende debbano trattare adeguatamente i rifiuti industriali rispettando le normative in essere, investendo nella formazione del personale, nonché implementando adeguati sistemi di controllo e monitoraggio. Ma, soprattutto, occorre collaborare con partner affidabili: imprese autorizzate alla gestione dei rifiuti speciali e che ne garantiscano un trattamento sicuro e conforme alle norme.
In questo scenario Haiki +, realtà del Gruppo Innovatec, supporta le aziende nella gestione integrata dei rifiuti, dalla logistica di raccolta fino al recupero e al riciclo degli scarti industriali, ponendosi ogni anno obiettivi migliorativi in ottica di economia circolare.
Come evidenzia Flavio Raimondo, Amministratore Delegato di Haiki+, “quello dei rifiuti è un mondo che, negli anni, si sta sempre più evolvendo. In questo contesto i rischi si possono ridurre anche attraverso la formazione delle persone: vanno creati dei veri e propri professionisti dei rifiuti, che rispondano alle esigenze del settore. Per questo motivo noi abbiamo creato, all’interno della nostra struttura, un pacchetto di corsi di formazione specifici per ogni diversa tipologia di operatore, così da ridurre i rischi legati alla gestione dei rifiuti”.
L’industrializzazione e l’automatizzazione sono anche le chiavi per aumentare il tasso di circolarità dei rifiuti industriali. “I rifiuti, che sono stati sinora percepiti come un problema, possono diventare una materia prima seconda che sopperisce alla mancanza di risorse naturali non rinnovabili”, sottolinea Raimondo, “in questo senso, per ottenere maggiori risultati dal corretto trattamento dei rifiuti, dobbiamo rendere gli impianti sempre più meccanizzati. Questo perché l’automatizzazione impiantistica permette una lavorazione dei rifiuti sempre più puntuale, abilitando così un maggior recupero dei materiali da reimmettere nel ciclo produttivo. Il risultato finale è così una gestione della materia più efficiente e un’ottimizzazione reale dei costi”.
Gestione rifiuti industriali, quando l’approccio integrato fa la differenza
Con le sue quattro divisioni Haiki Recycling, Haiki Mines, Haiki Electrics e Haiki Cobat, il gruppo è in grado di valorizzare correttamente ogni tipologia di scarto, in piena aderenza ai principi di economia circolare.
“Noi supportiamo l’azienda a livello consulenziale sugli scarti di produzione, cercando poi di recuperare all’interno dei nostri impianti il maggior numero possibile di tonnellate, avviando in discarica soltanto una minima parte non recuperabile,” indica l’AD, “ma cosa ci distingue dagli altri attori del settore? Haiki+ è in grado di mettere in campo un sistema di logistica integrato che attraverso i nostri partner ci permette di lavorare su qualsiasi tipologia di rifiuto. In altre parole, noi trattiamo dalle batterie esauste sino agli imballaggi, passando anche per gli scarti del tessile: questo ci permette di garantire una tracciabilità completa e un’immissione corretta dello scarto nel circuito economico e produttivo, che diventa così una materia prima seconda pronta per nuovi cicli produttivi”.
Fonti consultate:
Articolo originariamente pubblicato il 13 Ott 2023