Le previsioni sul futuro dell’economia italiana non sono promettenti: si stima una contrazione del PIL oltre il 10%, e una ripresa ancora più faticosa a causa dell’alto debito pubblico e del complicato contesto internazionale. Tuttavia, questa crisi porterà al nostro Paese fondi europei mai previsti in passato, che possono diventare l’occasione per costruire una nuova resilienza economica. ANRA, Associazione Nazionale dei Risk Manager ha affrontato questi temi nel corso del webinar “Costruire una nuova resilienza economica per il Paese“, assieme agli esperti del Swiss Re Institute, il centro di ricerca di Swiss Re, e al professore Innocenzo Cipolletta, economista e Presidente (tra gli altri) Assonime (associazione fra le società italiane per azioni) e AIFI (associazione italiana del private equity e venture capital).
Il risk management per garantire la business continuity
Sicuramente il Covid-19 ha accelerato ed amplificato un trend già in atto di cambiamenti nei consumi e nel fabbisogno dello Stato e dei suoi cittadini, che si è aggiunto alla contrazione del PIL e all’andamento finanziario incerto. Chiamate a leggere ed interpretare questi cambiamenti strutturali, per le imprese diventa centrale un approccio proattivo alla mappatura e gestione dei rischi, un’approccio risk-based, per essere in grado di garantire la stabilità finanziaria, ridurre l’incertezza economica e stabilizzare i profitti aziendali. E le piccole e medie imprese, di cui l’economia del nostro Paese è in larga misura composta, possiedono tutti gli strumenti per potersi ripensare e rilanciare in tempi brevi.
Alessandro De Felice, Presidente ANRA commenta “L’emergenza Coronavirus ha reso più che mai evidente la necessità del risk management nella strategia aziendale, uno strumento ormai imprescindibile nei processi decisionali, sia considerando la crescente frequenza di situazioni di crisi che impattano sulla business continuity, sia in ottica di rendere le imprese più resilienti e pronte ad affrontare le sfide future. Come Associazione, siamo pronti a supportare le aziende in questa nuova fase, mettendo a loro disposizione la nostra expertise”.
La globalizzazione alla radice della ciclicità delle crisi
Secondo l’analisi di Cipolletta, le crisi sono un fattore endemico di un’economia globale: ecco perché solo negli ultimi vent’anni, l’Italia e il resto del mondo si sono trovate a doverne fronteggiare un numero così elevato (il terrorismo nel 2001, il crollo finanziario del 2008 fra le maggiori). L’era di forte instabilità è dovuta al fatto che la globalizzazione amplifica eventi anche poco rilevanti o localizzati, arrivando a colpire tutto il mondo. Allo stesso tempo, proprio a causa del loro ripresentarsi ciclicamente, stiamo imparando a gestire i rischi ad esse collegati, che un tempo potevano essere considerati “cigni neri”, e stiamo sviluppando una nuova resilienza.
I dati del Swiss Re Institute mostrano come l’Italia sia un Paese più vulnerabile rispetto ad altri: la pandemia ne ha fortemente impattato l’economia, che ancora soffriva degli strascichi della crisi del 2008 e si stima che probabilmente riuscirà a tornare ai livelli pre-Covid solo nel 2023. L’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, ha visto una forte impennata, raggiungendo il 29,7%, così come il debito pubblico, che è passato dal 137,6% al 149,9%.
I fondi europei per un’Italia più resiliente
“È necessario un cambio della nostra ottica, che tende a vedere sprechi nelle riserve, invece che elementi di buona gestione: basti pensare alla spesa pensionistica, per anni definita uno spreco e un errore dell’economia italiana, che in questo momento di crisi si è invece convertita in una fortuna, poiché ha consentito a molte famiglie di sopravvivere” aggiunge Innocenzo Cipolletta.
Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha sperimentato un importante calo della spesa sanitaria, nell’ottica di evitare sprechi, soffrendo al contempo dell’invecchiamento della popolazione, degli effetti della frammentazione a livello regionale e del ritardo nella modernizzazione e digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Fattori che, all’impatto della pandemia, hanno messo a dura prova l’intero sistema. Per di più, è un Paese esposto ad un’ampia gamma di pericoli naturali dovuti al forte dissesto idrogeologico, per i quali tuttavia lo Stato non possiede un piano assicurativo nazionale ad hoc portando l’Italia a vantare il primato del maggior deficit di protezione per calamità naturali in Europa.
Secondo i dati del Swiss RE Institute, solo il 3,2% delle perdite è assicurato, e i lunghi e costosi piani di ricostruzione avviati dopo ogni evento specifico sono causa di ingenti perdite economiche. Diventa quindi fondamentale un ingente piano di investimenti che vadano a risanare e creare, dove non ci sono, riserve per il Paese, da poter utilizzare nei momenti di grande crisi. Per sostenere il rilancio del Paese, ed aumentarne il potenziale di crescita a lungo termine, sembra opportuno cogliere l’opportunità dei fondi in arrivo dall’Europa: il finanziamento, pari al 12% del PIL italiano, consentirà all’Italia di aumentare lo stimolo fiscale nel 2021, con focus sugli investimenti, e grazie agli interventi della BCE, i costi di finanziamento per il Governo rimangono bassi.
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