A inizio 2020 erano stati pubblicati diversi report atti a identificare i rischi che maggiormente dovevano essere monitorati nel 2020. Tra questi il Global Risk Report, che, a fronte del dilagare della pandemia, il World Economic Forum (WEF) ha deciso di aggiornare.
Il report, intitolato “COVID-19 Risks Outlook: A Preliminary Mapping and Its Implications”, è stato redatto in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group. Sono stati intervistati circa 350 risk manager al fine di raccogliere le loro opinioni in merito ai possibili futuri scenari che potrebbero delinearsi nei prossimi 18 mesi, unitamente alle loro preoccupazioni economiche, politiche, sociali e ambientali.
Ci stiamo rapportando a una pandemia globale senza precedenti, che si sta sempre più diffondendo: più di 120 paesi coinvolti, che stanno adottando misure di lockdown per non mettere a rischio i sistemi sanitari già pesantemente compromessi. Una crisi sanitaria che innesca, altresì, una crisi economica con conseguenze sociali disastrose tali: si ritiene che oltre 500 milioni di persone siano a rischio povertà.
La crisi ha messo in luce carenze fondamentali nella preparazione anti-pandemica, la fragilità delle reti di sicurezza economica e la cooperazione sociale.
Governi e imprese devono gestire le ripercussioni di questa pandemia sulla forza lavoro, sulle supply chain e sulla stabilità sociale. Una pozione esplosiva che necessita una stabilizzazione in termini di sicurezza sanitaria, per ovviare alle ricadute economiche e alle crescenti ansie sociali, facendo leva, mai come prima, sulle infrastrutture digitali.
Alcuni Paesi, timidamente, quanto azzardatamente, hanno sospeso il lockdown e cercano di riprendersi, senza dimenticare che devono confrontarsi con le nuove sfide e opportunità economiche, ambientali, sociali e tecnologiche che si stanno delineando all’orizzonte e delle quali il “COVID-19 Risks Outlook”, pubblicato in questi giorni dal WEF, cerca di fornire un quadro preliminare e una prima mappatura in termini di rischi familiari e generali.
Un’analisi di 31 rischi su tre dimensioni
AI 350 senior risk professional intervistati è stato chiesto di prendere visione di 31 rischi su tre dimensioni:
- rischi molto probabili a livello globale
- rischi più impattanti/preoccupanti a livello globale
- rischi più impattanti/preoccupanti per le aziende
Mentre ci riserviamo di analizzare più avanti una più vasta panoramica dei rischi ambientali, occupazionale e sociali in genere, diciamo subito che, secondo il Report, il fattore rischio che più preoccupa le aziende è quello economico:
- due terzi degli intervistati lo hanno identificato in una prolungata recessione globale.
- La metà lo ha identificato nei fallimenti, nell’incapacità delle industrie di riprendersi e nell’interruzione delle catene di approvvigionamento.
- Il terzo rischio (l’altro 50% degli intervistati) è visto nell’aumento degli attacchi informatici e delle frodi sui dati.
- Un quarto rischio, connesso a quello che precede, è la eventuale disruption dell’infrastruttura e delle reti IT (il 30% degli intervistati).
- Infine, il 18 % degli intervistati pone al vertice dei rischi la carenza di investimenti per il contenimento del cambiamento climatico e il 16 % è ancora più radicale in questa posizione.
Le aziende si preoccupano anche di crisi geopolitiche per le imprese, con oltre il 40% degli intervistati che ritiene che, tra gli effetti più preoccupanti del COVID-19, vi siano le misure più severe in termini di circolazione di persone e merci.
I risultati del report
L’aggregazione dei risultati del report, unitamente all’analisi degli stessi, evidenzia quattro ambiti di rischi/preoccupazioni globali che devono essere attentamente monitorati e gestiti e che costituiranno le sfide con cui i vari risk & business continuity manager si troveranno a confrontarsi in futuro.
Economia: verso nuovi modelli
Il COVID-19 ha ridotto l’attività economica, ha richiesto misure di sussidio ingenti ed è molto probabile che generi l’avvio di cambiamenti strutturali nell’economia globale in futuro, in corrispondenza della fase di ripresa. I vari Paesi avranno un debito destinato a gravare sui bilanci pubblici e sui saldi aziendali per molti anni; pertanto, le relazioni economiche globali potrebbero essere rimodellate e le economie emergenti rischiano di trovarsi in una crisi più profonda. I rischi economici si tradurranno per le imprese in adeguamenti a modelli di consumo, produzione e concorrenza sempre più “avversi”, oltre a generare implicazioni e interconnessioni ambientali, sociali e tecnologiche di vasta portata.
Sostenibilità, addio: i rischi emergenti
Abbiamo visto sopra come il rischio di carenza di investimenti per il contenimento del cambiamento climatico sia da considerarsi, da quasi il 20 % degli intervistati, come la più grave ricaduta ambientale a livello globale.
Nonostante la produzione industriale mondiale si sia ridotta, a fronte delle misure di lockdown, con conseguente forte calo delle emissioni e dell’inquinamento a livello globale, il COVID-19 potrebbe avere gravi effetti post-crisi sul pianeta e sulla biodiversità. Di fatto, in fase di ripresa, le nuove modalità di lavoro da remoto, la riduzione degli spostamenti, del pendolarismo e dei consumi potranno favorire una minore emissione di CO2 e uno stile di vita più sostenibile; tuttavia, questa circostanza potrebbe essere resa vana dall’omissione di criteri di sostenibilità negli sforzi di ripresa o del ritorno a un’economia globale. Inoltre, gli scarsi investimenti in infrastrutture sostenibili, il ritiro dagli impegni precedentemente intrapresi a livello Paesi, accompagnato da un probabile indebolimento dell’attivismo climatico, potrebbe favorire un circolo vizioso di progressivo e continuo degrado ambientale, di perdita della biodiversità e insorgere di ulteriori epidemie zootecniche infettive.
Ansia sociale: rischi emergenti a fronte della social disruption
Oltre a quelli finora indicati, il “COVID-19 Risks Outlook” non manca di soffermarsi su altri aspetti più specifici della crisi. Ciò che preoccupa di più, a livello di rischi sociali (40% degli intervistati), è la diffusione di nuove malattie infettive, unita alla paura del ripresentarsi della pandemia e delle misure di contenimento e lockdown con conseguenti effetti sulle persone e le organizzazioni.
Tra i rischi prioritari, per gli intervistati, si colloca l’indice di disoccupazione, in continua crescita, che avrà ripercussioni in termini di diseguaglianze e influirà sulla salute mentale e la coesione sociale, oltre ad avere conseguenze economiche dirette sulla società.
Secondo il 25% degli intervistati si assisterà, come conseguenza di questa pandemia, a un’automazione accelerata della forza lavoro che si ripercuoterà a livello di benessere individuale e sociale.
Un terzo degli intervistati ritiene, inoltre, che i Paesi in via di sviluppo subiranno una crisi economica senza precedenti, con crisi umanitarie terribili, in quanto le popolazioni vulnerabili subirebbero gli impatti peggiori.
Bisognerà, altresì, monitorare i rischi crescenti in termini di libertà personale, benessere, prospettive educative e ricchezza delle giovani generazioni.
Dipendenza tecnologica: rischi emergenti da un utilizzo massivo
La tecnologia ha, di fatto, dimostrato di poter supportare le organizzazioni e la società a gestire la crisi e ha fornito una finestra sui vantaggi di metodi di apprendimento, lavoro e produzione più tecnologici (i.e. telemedicina, logistica ed economia della conoscenza).
Tuttavia, se da un lato la tecnologia ha ricoperto un ruolo fondamentale per il modo con cui le persone, le imprese ed i governi hanno gestito la crisi del COVID-19 ed ha permesso un’economia “contactless” e la possibilità di nuove opportunità lavorative nel mondo post-pandemico, dall’altro lato ha causato una maggiore dipendenza dalla stessa tecnologia e, di conseguenza, un aumento dei rischi di cyber security.
Secondo il 38% dei risk manager intervistati, i rischi di cyber security e frodi correlati alla modalità di remote working costituiscono i più probabili rischi di ricaduta tecnologica. Senza dimenticare che la rapida implementazione di nuove soluzioni tecnologiche ha esacerbato altri rischi, come la frammentazione digitale, le violazioni della privacy e le disuguaglianze (i.e. digital divide).
Come gestire i rischi futuri
I risultati dell’indagine e delle relative analisi non sono da considerarsi previsioni, bensì, un monito a adottare, hic et nunc, un’azione proattiva per modellare la nuova “dimensione” desiderata, in grado di affrontare i rischi emergenti.
La crisi offre un’opportunità unica per plasmare un mondo migliore. Nella fase di ripresa, le varie economie dovranno essere in grado di garantire una maggiore uguaglianza sociale e sostenibilità, accelerando- anziché ritardare – i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 in modo tale da avviare un rinascimento e una nuova era di prosperità.
La crisi contingente, in termini di agenda socio-economica, ci ha fatto rivalutare chi svolge i lavori essenziali e comprendere quanto sia fondamentale garantire i servizi pubblici essenziali come la sanità, l’istruzione, l’assistenza e altre reti di sicurezza.
Innumerevoli iniziative locali e internazionali si sono diffuse sia online sia offline, al fine di garantire beni e servizi di base ai più bisognosi. Nonostante le cupe prospettive economiche, la solidarietà creata dalla pandemia COVID-19, può offrire la possibilità di investire nella costruzione di società più coese, inclusive ed eque.
Per quanto riguarda l’agenda ambientale, l’attuazione di programmi green ha il potenziale per cambiare radicalmente il modo in cui operano le economie e le industrie, considerando il fatto che il cambiamento del comportamento sociale può stimolare abitudini di consumo e mobilità più sostenibili.
Si auspica che le aziende accelerino la trasformazione verso modelli operativi più sostenibili e digitali, migliorando al contempo la produttività.
Esiste il potenziale per una nuova era di innovazione, crescita e governance tecnologica rafforzata al servizio degli obiettivi sociali e ambientali. Tuttavia, per garantire risultati positivi da questa crisi, è necessario gestire i rischi emergenti immediati e a più lungo termine ad essa correlata.
Conclusioni
Mai, in tempi moderni, un evento ha avuto un effetto così ampio sul mondo, sui suoi abitanti e sui suoi ecosistemi. Dopo la grande prigione arriverà, necessariamente, se vogliamo evitare l’autodistruzione, la grande trasformazione, i.e. una serie di profondi cambiamenti necessari a quello che viene già descritto come il vecchio normale.
Un mondo in divenire, che necessita leader che sappiano cogliere le opportunità, supportati da risk & continuity manager in grado di preparare le organizzazioni ad affrontare i rischi emergenti e garantire la continuità operativa, attraverso un modus operandi migliore.
È, altresì, necessario sensibilizzare e innescare un dibattito costruttivo e tempestivo tra governi e imprese per progettare misure post-lockdown pragmatiche che siano lo sviluppo scientifico delle strade istintive del buon senso. Il COVID-19 ha esposto le lacune del settore sanitario, dei mezzi digitali e della protezione sociale, ma ha anche illuminato i punti di forza da cui trarre spunto per costruire un mondo migliore, i.e. la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, che dovrà essere sempre più rafforzata e accelerata in futuro, in modo tale che i sistemi-Paese e le singole imprese si presentino meglio compatti nell’affrontare le sfide che, di volta in volta, si presenteranno.
La pandemia ci ha privato del lusso della pianificazione, nel senso classico della parola, cioè di una pianificazione letta in termini di progresso lineare indisturbato da imprevisti esogeni. Dobbiamo prepararci a gestire l’erraticità: dobbiamo mettere in atto le azioni necessarie a contrastare i rischi e implementare i principi di risk management & business continuity in modo da attuare le decisioni corrette e rendere le organizzazioni maggiormente resilienti. Ricordiamoci che le decisioni critiche, che possiamo prendere oggi, avranno implicazioni a lungo termine.
Se rimaniamo passivi ai rischi emergenti potremmo perdere un’opportunità storica per plasmare la nuova normalità che vogliamo. La tempistica assurge, ora più che mai, un ruolo fondamentale: il tempismo è tutto anche se non è facile metterlo in atto. Sino a oggi il mondo si è rivelato in ritardo nell’attuare tutte le riforme sistemiche delle proprie strutture economiche, sociali e tecnologiche, ora la situazione contingente ci offre un’opportunità unica: non sprechiamola.