Le enormi quantità di dati disponibili sul lavoro e sulla forza lavoro hanno il potere di sbloccare il vero potenziale delle persone, generare livelli più elevati di prestazioni aziendali (tra cui maggiore agilità, produttività e innovazione) e migliorare la vita dei dipendenti. Ma la raccolta di dati tramite nuove tecnologie come dispositivi indossabili, attività online e applicazioni sul posto di lavoro, è rischiosa. L’uso improprio potrebbe compromettere la privacy o i diritti individuali, richiedere decisioni errate o un’inappropriata applicazione delle competenze e, in ultima analisi, causare una perdita molto importante della fiducia dei dipendenti nell’organizzazione.
Strategie di gestione responsabile dei dati raccolti sul personale sono cruciali per instaurare con i dipendenti il rapporto di fiducia necessario per una crescita sostenuta del fatturato. A livello globale per le grandi aziende, proporzionalmente agli effetti che le strategie di gestione dei dati sul personale hanno sulla fiducia dei dipendenti, si prefigura una crescita futura del fatturato di 3,1 mila miliardi di dollari. Le aziende che implementano queste strategie potrebbero vedere crescere il proprio fatturato fino al 12,5 percento in più rispetto alle aziende che non lo fanno.
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Nuove tecnologie di raccolta dati, ma poca gestione responsabile
Sei dirigenti su dieci attestano l’utilizzo in azienda di nuove tecnologie per la raccolta di dati sul personale e sul lavoro allo scopo di ottenere informazioni di valore pratico (dalla qualità del lavoro alle modalità di collaborazione tra il personale, fino alla sicurezza e al benessere di quest’ultimo), ma meno di un terzo si dichiara certo che i dati vengano utilizzati in maniera responsabile.
Più della metà dei dipendenti ritiene che l’utilizzo di nuove fonti per raccogliere dati sul personale rischi di minare la loro fiducia, e il 64 percento si dichiara preoccupato dal fatto che, alla luce dei recenti fatti di cronaca relativi all’uso improprio di dati, anche i propri dati possano essere a rischio.
La buona notizia è che il 92 percento dei dipendenti è favorevole alla raccolta dati riguardanti la propria persona e il proprio lavoro, a patto che questo porti a un miglioramento del proprio rendimento o benessere, o ad altri benefici individuali. Oltre sei dipendenti su dieci sarebbero disposti a fornire i dati relativi al proprio lavoro in cambio di un sistema di remunerazione, incentivi e benefici più personalizzato, mentre il 61 percento lo farebbe in cambio di opportunità di apprendimento e sviluppo più mirate.
La risposta dei responsabili aziendali alla sfida dei dati sul personale
Da un lato, c’è chi (il 31 percento dei dirigenti) dichiara di contenere, rispetto a quanto desiderato, gli investimenti in tecnologie di raccolta dei dati sul personale, in risposta a preoccupazioni etiche e nel rispetto della sensibilità dei propri impiegati; dall’altro, c’è chi (il 32 percento) dichiara di stare investendo, impegnandosi a elaborare strategie di condotta responsabile all’emergere di problemi.
“I dirigenti si affacciano a una nuova era di dati sul personale sprovvisti delle strategie e degli strumenti necessari per promuovere la crescita del fatturato attraverso lo sviluppo di una maggiore fiducia digitale,” ha commentato Stefano Trombetta, che guida la divisione Talent & Organization di Accenture Strategy in Italia “Ma i responsabili aziendali possono adottare misure pro-attive che migliorino il potenziale dei dipendenti generando al contempo nuovo valore per l’impresa. Possono condividere la responsabilità per l’utilizzo dei dati sul personale, co-creare nuovi sistemi con i propri impiegati, e dare a questi ultimi maggiore controllo sui propri dati. Questo approccio responsabile rafforzerà la resilienza e l’agilità della forza lavoro e aiuterà le aziende a farsi strada tra gli ostacoli in un’epoca di estrema competitività e volatilità.”
Un modello per l’uso responsabile dei dati sul personale
Accenture fornisce una serie di raccomandazioni per sviluppare un modello per l’uso responsabile dei dati sul personale:
- Lasciando ai dipendenti molto più controllo sui propri dati, le organizzazioni non solo conquisteranno la loro fiducia, ma beneficeranno anche di un più consistente flusso di informazioni sulla forza lavoro, che potranno poi utilizzare per migliorare le performance. Circa tre quarti (il 73 percento) degli impiegati vorrebbero il controllo sui dati relativi al proprio lavoro e la possibilità di portarli con sé una volta lasciato il lavoro, e più di metà (il 56 percento) dei quadri direttivi sarebbe favorevole in tal senso.
- Per generare benefici collettivi, i leader devono condividere la responsabilità con tutto il team direttivo e coinvolgere gli impiegati nell’ideazione di sistemi per la gestione dei dati sul personale. Ad oggi, meno di un terzo (il 29 percento) delle aziende progetta insieme ai propri impiegati sistemi per la gestione di dati, sebbene un terzo (il 33 percento) preveda di farlo.
- Le aziende devono usare l’intelligenza artificiale e altre tecnologie per dare agli impiegati maggiori opportunità di crescita e promuovere correttezza e inclusione. Oltre quattro impiegati su cinque (l’82 percento) si sono dichiarati convinti che la raccolta di dati attendibili attraverso le nuove tecnologie garantirà una maggiore correttezza nei pagamenti, nelle promozioni, e nelle valutazioni.