Finanza sostenibile

Green Bond: perché sono determinanti per la transizione energetica



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Per il finanziamento della transizione energetica un ruolo di crescente importanza può essere svolto dai green bond che sono destinati a trovare un impiego crescente in particolare nel settore delle utilities per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità europei. La visione e l’opinione di Luca Vallarino e Dario Mangilli di IMPact sgr

Pubblicato il 15 lug 2024



Luca Vallarino, responsabile Trading Desk e gestore e membro del Comitato Investimenti di IMPact sgr
Luca Vallarino, responsabile Trading Desk e gestore e membro del Comitato Investimenti di IMPact sgr

La transizione energetica e la decarbonizzazione del mondo industriale rappresenta una delle sfide più importanti per impostare e sostenere un vero sviluppo sostenibile. Per affrontare questa sfida strategica servono ingenti risorse e un ruolo fondamentale in questo senso può essere svolto dallo strumenti dei Green bond.

Secondo Luca Vallarino, responsabile Trading Desk e gestore e membro del Comitato Investimenti di IMPact sgr, e Dario Mangilli, Head of Sustainability di IMPact sgr i green bonds svolgeranno un compito determinante nel finanziamento dello sviluppo delle infrastrutture necessarie alle sfide della transizione energetica.

Green bond e mondo delle utility

Le potenzialità dei green bond sono particolarmente importanti per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti da alcune delle maggiori compagnie italiane del settore utilities, che rappresentano uno dei comparti più attivi nell’emissione di questi strumenti finanziari.

Tra gli obiettivi che questo comparto punta a ottenere grazie ai green bond si segnala l’impegno a definire una significativa percentuale di debito sostenibile con un forte allineamento con la tassonomia climatica europea. In questa prospettiva rientrano naturalmente gli obiettivi legati al contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici nei loro investimenti in capitale.

Vallarino e Mangilli nella loro analisi sottolineano come al termine del 2023, il 64% del debito finanziario lordo di Enel, attualmente il maggiore emittente globale di green bonds, era costituito da emissioni sostenibili, con l’intenzione di portare questa percentuale al 70% entro il 2026.

Più nello specifico e più in prospettiva, proseguendo l’analisi, l’azienda si prefigge di raggiungere entro il 2025 una quota superiore all’80% degli investimenti in capitale conformi alla tassonomia climatica europea.

Dario Mangilli, Head of Sustainability di IMPact sgr.

Investimenti conformi alla tassonomia climatica europea

Un altro caso importante è rappresentato da A2A che nel suo piano strategico 2024-2035 ha definito l’obiettivo di arrivare a possedere oltre l’80% di debito sostenibile entro il 2026 e raggiungere il 100% entro il 2035. Secondo l’analisi di Vallarino e Mangilli l’azienda prevede un piano capex da 22 miliardi da destinare ai prossimi 12 anni, dei quali il 49% è conforme alla tassonomia ambientale europea.

Un altro esempio importante è rappresenta da Terna, che svolge un ruolo fondamentale con la propria infrastruttura per la transizione del sistema elettrico italiano verso le fonti rinnovabili. Questa azienda ha programmato investimenti per 21 miliardi tra il 2023 e il 2032; di cui il 99% in linea con l’obiettivo di mitigazione della tassonomia ambientale europea. Una componente rilevante di questo impegno sarà finanziato con l’emissione di strumenti di debito sostenibili, tra cui appunto anche i green bonds.

I green bond rappresentano uno degli strumenti più affidabili per tanti aspetti a partire dalla verifica nell’utilizzo dei fondi raccolti e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali dichiarati. In più nel caso in cui la la politica monetaria dovesse orientarsi verso una fase più accomodante potrebbero crearsi le condizioni per far crescere l’attrattività per gli emittenti e per ridurre i costi del finanziamento dei grandi progetti a lungo termine legati alla transizione energetica.

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